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Minoranza? Certo, ma si inizia sempre da piccoli numeri.Il Web ha anche questo di positivo: garantisce alle voci che altrimenti non avrebbero spazio, la possibilità di conversare, ragionare. Di dire le cose come stanno ad esempio: il pubblico spesso sbaglia, ed è inutile sventolare numeri, cifre, fatturati muscolari.Ho scoperto di recente che Scott Fitzgerald nell’ultimo anno della sua vita ha venduto complessivamente 40 copie. Colui che viene considerato una delle voci più limpide della letteratura degli Stati Uniti, è uscito di scena con le pive nel sacco. Il pubblico aveva torto marcio, e non perché Scott Fitzgerald scrivesse difficile.Se viene esaltata la mediocrità dei grandi numeri, non si vedono mai le persone. Quando si celebra un progresso fatto di strade e cemento, diventa difficile accorgersi delle buone erbacce che crescono ai bordi dei marciapiedi.
La letteratura in fondo, di quello parla: di erbacce. Educa alla comprensione delle piccole cose, dei dettagli. Non per rendere tutti scrittori, ma tutti più attenti agli altri.Il pubblico ha ragione se getta via la maschera di folla anonima che gli viene imposta, e diventa persona, con nome, cognome, volto. Se accetta la schiavitù dei numeri, ha torto. E pazienza se a farne le spese sarà uno scrittore; ci penserà la generazione seguente forse, a riparare.
I guai veri arrivano quando la folla crede che i grandi numeri la dispensino dal ragionare, dal confrontarsi.
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