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I miti da distruggere: non serve Londra per creare

Da Marcofre

La città di Savona è accusata di essere banale, piatta, incapace di creare degli spazi per i giovani, e i loro bisogni creativi.
Credo sia tutto vero, ma è una faccenda che mi lascia indifferente.

Non ho mai pensato che per essere creativi si debba per forza vivere a Londra o San Francisco, e/o viaggiare moltissimo. Ci sono esperienze che occorrerebbe fare (appunto, viaggiare), ma non è detto che la loro mancanza impedisca di combinare qualcosa che dia del tu all’arte.
Se si scrive, basta avere carta e penna, oppure un portatile, e una presa di corrente a portata di mano, a cui innestare l’alimentatore.

E poi silenzio, e disciplina; ma soprattutto il primo. Non sempre, è ovvio, perché non si può impedire al mondo di muoversi, scricchiolare, sobbalzare, schiantare, cadere o rotolare. Viene però il momento in cui il testo pretende dal suo autore una partecipazione quasi totale, che lo rende insofferente, irritabile, scontento.

Lo scrittore svedese GöranTunström, ha ambientato alcuni dei suoi lavori nella città di Sunne (4000 anime, più o meno). A parte aver dato i natali a Selma Lagerlöf (Nobel per la letteratura), non c’è molto altro.
Ignazio Silone ha viaggiato, ma per sfuggire alla dittatura presente in Italia in quegli anni. I suoi romanzi sono tutti ambientati in Abruzzo, a parte la Svizzera che compare ne “La volpe e le camelie”.

Spesso la povertà dell’ambiente in cui si vive giorno dopo giorno (povertà di stimoli), è un alibi per evitare un impegno concreto, e ordinato. Esattamente quello che la scrittura chiede.
Se hai qualcosa da dire, quello che ti serve non è una megalopoli scoppiettante di iniziative, vita sociale, feste, eccetera eccetera. Bensì sensi all’erta, e un occhio che osservi; se ti mancano questi, non approderai a niente di interessante.

Non è tutto. La città o il paese dove si ambientano le storie, non è mai una rappresentazione fedele della realtà; tutto o quasi viene trasfigurato. Re-inventato, o inventato di sana pianta: ed è meraviglioso, vero?

Miele (romanzo del mio solito Torgny Lindgren), è ambientato in una stanza; poi diventano due. Attorno, i boschi e la neve della Svezia centrale. La mia idea: più si vive “compressi” in una realtà piccina, più il talento (se e quando c’è), è chiamato a qualcosa di straordinario.
Londra è una fucina di talenti, come Berlino. Non di rado le novità più interessanti nascono in lontane periferie, dove dopo le nove di sera non accade nulla.


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