Quando dici ci voleva proprio.
Quando tutto quello che ti mancava ormai da un pezzo, te lo ritrovi finalmente lì ad aspettarti - in tiro - come nelle grandi occasioni, come nei giorni di festa.
Benedico la mia testolina che ha avuto l'illuminazione quel triste pomeriggio e la mia volontà, più forte di tutto il resto, che si è impegnata a cercare un agriturismo, per provare a stare un po' meglio. Di nuovo.
La natura, l'aria buona, i colori del cielo limpido, dell'autunno caldo e la luce di un sole generoso, hanno creato la giusta atmosfera. L'Amore (a vagonate) ha fatto il resto.
L'agriturismo. Dopo aver letto i vostri suggerimenti e considerando le nostre esigenze, alla fine l'ho scelto per caso, sono andata a naso. Avevo in mente un posto immerso nel verde, rustico, una colazione ipercalorica ma fatta in casa, i colori del legno e del mattone. Perciò quando ho visto la foto del casale e ho visto anche che c'era una sezione tutta dedicata solo alla colazione (i dolci fatti dalla proprietaria - Simona) ho detto: è lui, ci siamo.
Senza ombra di dubbio.
E a posteriori posso dire che c'avevo visto lungo.
Le priorità erano poche ma improrogabili: pace, tranquillità, spazio per camminare - coi piedi e con lo sguardo - a perdita d'occhio. Se è di evadere che hai bisogno, di tornare a respirare a pieni polmoni la vita, il Parco dei Monti Sibillini è il posto ideale, parola di Nina. Poi in autunno tutto è più magico, i colori predominanti sono forti, carichi, saturi: il rosso, l'arancio, il giallo, l'ocra, il verde, il marrone. Un'estasi continua.
Giravamo per queste stradine che salivano su, su e ancora più su e intorno avevamo alberi, rocce, chiazze di cespugli e piante che creavano un meraviglioso effetto quadro impressionista.
Ci sentivamo sballati, ubriachi, elettrici, difficile descrivere a parole le sensazioni che certi scenari riescono a regalare. E il panorama cambiava di continuo, c'erano tratti aperti e ariosi, baciati dal sole, carichi di vita
e magari poi, dietro una curva, la nebbia ci inghiottiva lasciando intuire le sagome morbide delle montagne.
Altre ancora che parevano di velluto, avevo voglia di carezzarle, toccarle, rotolarmici sopra, giocarci un po'.
E la piana di Castelluccio è stata forse la sorpresa maggiore, di quelle che ti tolgono il fiato e ti lasciano con l'espressione da idiota, la mascella pendente e l'occhio languido. Come quando sei innamorato.
E' un po' di tempo, poi, che mi succede questa cosa: di ritrovare inconsapevolmente l'atmosfera dei panorami americani (stati uniti) nei posti che osservo dietro la lente del mio obiettivo. Me ne accorgo solo dopo, riguardando le foto che ho scattato. Mi era successo già qui, nel Conero, più per gioco però, mente stavolta devo dire che il parallelo è stato automatico, davvero evidente.
Ripeto io in Arizona non ci sono mai stata, quelle strade lunghe, ampie, dritte che tagliano le montagne io non l'ho mai percorse. Le ho solo sognate e respirate nei film. Qui le ho abbracciate con lo sguardo e amate col cuore.
Che dire...lasciatevi ispirare insieme a me!
Poi siamo saliti a Castelluccio di Norcia, abbiamo fatto un salto a Visso e a Norcia. Questi sono alcuni scatti sparsi delle cose che mi hanno colpito di più.
La sera siamo rimasti a mangiare a Norcia, siamo andati a farci un aperitivo in un bar a caso nella piazza e poi ci siamo dedicati alla degustazione di prelibatezze alla Cantina de Norsia, in via Dante. Io lo consiglio, si spende poco e c'è un ampio ventaglio di possibilità di scelta nel menù (tutti piatti tipici) anche per chi non mangia carne come me.
L'amaro invece ce lo siamo gustato in un Caffè di cui porcazozza non ricordo il nome, ma solo che era rosa, coi divanetti molto parisien, come si intravede nella foto in basso a sinistra.
La nottata invece è stata dura, c'era un russatore professionista, di quelli incalliti capaci di andare avanti a oltranza per tutta la notte, senza il minimo cedimento. Ha tormentato il nostro sonno, dilatando le ore.
Avete presente quei disegni in cui nel buio di una camera da letto si vedono solo le pupille dilatate di lei che non riesce a dormire? Ecco io stavo così, parevo un' upupa. Vi giuro da crisi isterica. E' più forte di me se c'è uno nei paraggi che russa come un porco, io non ci riesco proprio a dormire. Però alla fine sono crollata, per forza, o svenivo dal sonno o morivo, tre ore di sonno per l'esattezza e al risveglio pareva mi avessero gonfiata come una zampogna. Uno straccio era più presentabile. La prospettiva dei dolci fatti in casa è stata l'unica cosa che mi ha fatto alzare, ci avrei fatto la buca nel letto! Ma non potevo immaginare che prima della colazione un'altra meraviglia della natura mi aspettava: mentre io cercavo di dormire, la nebbia aveva lavorato incessantemente, ricoprendo ogni cosa e colorando l'aria di latte bianco.
Questa è la mia metà faccia - penosa ma esplicita direi - e il banchetto di prelibatezze. Il trionfo della gola!
Poi siamo tornati in camera, doccia corroborante mentre Lui preparava le borse. Questo il mio saluto alle finestrelle deliziose della nostra stanzetta per una notte.
Prima di tornare a casa ci siamo fermati a passeggiare un po' lungo il fiume Sordo. Abbiamo comunicato in Lis (lingua dei segni italiana) visto che, per lavoro, l'ho studiata. Ahahahah.
E a pranzo a Spoleto.
Più di una persona mi ha detto che in primavera è immancabile lo spettacolo delle lenticchie fiorite.
E allora non mancheremo certo noi.
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