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I nani di Mantova

Creato il 03 aprile 2011 da Raffy87
"I nani di Mantova"; pubblicato nell'anno della morte di Gianni Rodari; nasce da due fonti d'ispirazione: la città di Mantova e il melodramma italiano e, in particolare, il Rigoletto.
Al piano terra del palazzo ducale di Mantova esiste una stanza detta "dei nani". L'"Appartamento dei nani", in cui le camere sono costruite con soffitti bassi e colorate, è stato considerato per molto tempo la residenza dei famosi nani gonzaghesi, raffigurati anche nella più famosa Camera degli sposi.
I nani di MantovaAppartamento dei nani
Nel 1979 lo studioso Renato Berzaghi smascherò l'errore storico e dimostrò le corrispondenze fra la riproduzione gonzaghesca e la "Scala Santa" di San Giovanni in Laterano (Roma).
A Palazzo Te, edificio monumentale fatto costruire tra il 1524 e il 1534 da Federico II Gonzaga, si può ammirare la Sala dei Giganti. Realizzata tra il 1532 e il 1535 è la stanza più grande dell'edificio. La caratteristica più rilevante della sala è che la pittura la ricopre completamente ed ininterrottamente su tutte le superfici disponibili.
I nani di MantovaI Giganti
Nella cupola è rappresentato Giove che sconfigge i Giganti con un fascio di fulmini. I Giganti sono rappresentati a partire dal pavimento mentre stanno cercando di ascendere all'Olimpo
Il Rigoletto è un'opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave.In particolare nell'opera di Rodari, oltre al duca di Mantova vengono ripresi i personaggi di Rigoletto, buffone di corte, di sua figlia Gilda e del bravo Sparafucile, che Rodari chiama però Capitan Bombardo. Questi personaggi, forse a noi oggi sconosciuti, erano popolarissimi anche tra i bambini negli anni '60 in quanto rappresentavano in genere molto in voga: il melodramma, dal greco canto e azione scenica, sinonimo di opera lirica.
I nani di Mantova

Nel Palazzo Ducale di Mantova, reggia di Gonzaga, c'è un curioso appartamento che sembra stato ideato e costruito per ospitare un popolo di bambole. Stanzine, salottini, corridoietti, tutto in miniatura, tutto come in un giocattolo.
Capricci di signori del tempo andato, capricci di architetti; ma non è una casa per le bambole, è l'appartamento dei nani di corte.
Qui, una volta, sostarono insieme un gruppo di ragazzi e uno scrittore.
Insieme immaginarono una storia di nani, ma anche di uomini e di giganti. La scrissero, la illustrarono con grandi disegni, come fanno i cantastorie.
Poi la portarono in corteo per le strade di Mantova, cantando e recitando accompagnati da un'orchestra di tamburi, di padelle e coperchi, di latte e di bidoni.
Questa è la storia scritta - alla maniera dei cantastorie - parte in versi e parte in prosa.

Signori e buona gente,
venite ad ascoltare:
dei nani le avventure
vi andremo a raccontare.

A Mantova sul Mincio,
nel Palazzo Ducale,
vivono i gran signori
in cinquecento sale.

I nani stanno sotto,
in un appartamento
dove il soffitto quasi
toccava il pavimento.

Vivono là sepolti
come animali in gabbia
e d'essere nati nani
provano immensa rabbia.

Spesso la sera, prima di addormentarsi, i nani parlavano sottovoce della loro sventura:
- Ah, perchè siamo così piccoli mentre il Duca è tanto alto?
- Anche il capitan Bombardo, che comanda le guardie, è alto, altissimo.
- Perfino Rigoletto, il buffone di corte, è più alto di noi.
- Ah, perchè siamo tanto piccoli...
- Forse per colpa di una stregoneria...
- Forse perchè ci danno poco da mangiare...
- Potrebbe pure essere colpa nostra: noi non facciamo mai ginnastica.
- E dormiamo con la berretta da notte in testa.
Per tentare di aumentare la loro statura cominciarono a fare vari esperimenti.

Uno provò a mangiare
un parmigiano intero:
gli crebbe assai la pancia,
ma la statura, zero.

Uno provò a dormire
senza la cuffia in testa:
si busca il raffreddore, ma sempre nano resta.

Provano la ginnastica,
la danza sulle mani,
l'acrobazia, l'atletica...
ma son rimasti nani.

A volte il buffone di corte, il famoso Rigoletto, li scherniva e beffeggiava:
- Volete diventare più alti? Ma è facile: tutte le sere prima di andare a letto dovete innaffiarvi i piedi, crescerete come piante di fagioli.

I nani di Mantova
Rigoletto e i nani

Il più piccolo dei nani, chiamato per l'appunto Fagiolino, prese una coraggiosa decisione e disse ai suoi compagni:
- Ci dev'essere un segreto per crescere, andrò in città a cercarlo e non tornerò se non l'avrò trovato.
Ecco l'intrepido nanetto che va in esplorazione per le strade della città di Mantova. Va e va, egli capita in un edificio chiamato Palazzo Tè ed entra nella sala dei Giganti.
Al chiarore della luna che penetra dal cortile, egli vede dipinti sulle pareti uomini molto, molto più grandi del Duca e di Capitan Bombardo. Sono i giganti della vecchia leggenda, che stanno dando la scalata all'Olimpo, dove siede Giove, re degli dèi. Ma Fagiolino non ha studiato la mitologia greca. Egli si rivolge fiducioso ai giganti e dice loro:

Signori, per favore,
vogliatemi spiegare
per diventare grandi
cosa bisogna fare.

Per un po' le grandi figure lo ascoltano in silenzio. Invano il nanetto le prega di rivelargli il loro segreto.
Uno di loro finalmente si muove a compassione e parla così:
- Amico, vuoi sapere perchè tu e i tuoi compagni siete dei nani? Perchè vivete nell'appartamento dei nani. Hai capito?
- No. Ho sentito ma non ho capito.
- Molta gente sente e non capisce. Va' e rifletti. Forse capirai.
Fagiolino corre a casa per riferire ai suoi compagni lo strano messaggio, ma non fa in tempo ad aprir bocca perchè sta arrivando capitan Bombardo facendo tintinnare la spada e schioccare la frusta.

Venite all'adunata,
buffissime creature
il Duca vuole ridere
e la duchessa pure.

Alla presenza dei Sovrani il buffone Rigoletto, faccia ed anima cattiva, propone che i nani, per divertire la corte, facciano la lotta tra di loro. Ma guai a chi non si batterà sul serio, guai a chi fingerà soltanto di colpire.

Oggi per dar nuovissimo
spettacolo alla corte
si vuole qui vedere
chi di voi sia il più forte.

I nani, costretti a combattere l'uno contro l'altro, provano tanta rabbia e umiliazione che la sera stessa decidono di fuggire dal palazzo. Mentre si aggirano per strade e stradine buie e deserte, senza saper che fare e dove andare, odono passi affrettati, frastuono di armi e la voce tonante del capitan Bombardo che ordina ai suoi uomini di frugare tutta Mantova per rintracciare i fuccitivi:

Cercateli, scovateli, stanateli,
prendeteli, legateli, picchiateli!
Se non li troverete,
tutti in prigione andrete.

I poveri nani tremano di paura, ma ecco che si sentono chiamare dalla voce gentile di una fanciulla:

Venite in casa mia,
io vi darò ricetto.
Sono la bella Gilda,
figlia di Rigoletto.

Così avvenne che quella notte i nani si nascosero proprio in casa del loro nemico, il buffone di corte.
Gilda è così dolce con loro che essi non le dicono nulla delle cattiverie di suo padre. Una nana un po' indovina, però, non riesce a prendere sonno e canta fra sé:

Su questa casa sento
odore di sventura,
per Gilda e Rigoletto
provo una gran paura.

(Tanti anni dopo, difatti... Ma questa è un'altra storia, che non c'entra con la nostra. Se vi capita, andate a sentire l'opera "Rigoletto", di Giuseppe Verdi, e saprete tutto).
La mattina seguente i nani ringraziano la bella Gilda e si spargono in cerca di lavoro nei quartieri della povera gente, dove in generale sono accolti come fratelli, anche se un po' piccoli. Sul lavoro, poi, non si nota nemmeno, perchè sanno lavorare esattamente quanto gli uomini e le donne più alti di loro.
Il coraggioso nanetto Fagiolino che aveva girato il mondo comincia a capire le misteriose parole del gigante:
- Ecco, egli pensa, da quando abbiamo lasciato la casa dei nani siamo già un po' meno nani di prima... La gente ci rispetta. Ho trovato perfino una ragazza che mi chiama "signor Fagiolino"...
Quando capitan Bombardo fruga le case per cercarli e punirli, la gente li nasconde sotto la cappa del camino e nei cassetti del comò, senza dar retta al bando del tonante capo delle guardie, che dice:
"Udite, udite, udite!
I nani di Sua Altezza il Duca sono stati rapiti da ignoti malandrini. A chiunque darà informazioni che possano condurre alla loro liberazione, il nostro Serenissimo sovrano regalerà un paiolo per la polenta pieno di zecchini d'oro.
Chiunque li nasconda, invece, riceverà cento volte il paiolo sulla testa, ma senza zecchini".
A sentire quella voce terribile i nani tornano a tremare come la notte della loro fuga. Ma la buona gente li protegge e dice alle guardie:
- I nani? Li abbiamo visti che nuotavano nel lago.
- I nani? Ne abbiamo visto uno che scappava travestito da topo, ma il gatto l'ha mangiato.
Ci sarebbe pure un vecchietto che brontola, accarezzandosi i vecchi baffi:
- Però, un paiolo pieno di zecchini... Chi sa quante belle bevute...
- Buono, - gli dicono i suoi figli - buono e zitto. Bevete questo, che è vino onesto.
Avuto il suo bicchierino, il bravo vecchietto si acquieta.
I nani se la cavano con la paura. Passato il capitano Bombardo, come passano i temporali, anche quelli che fanno più fracasso, i nani riprendono pacificamente il loro lavoro:

Uno fa il pescatore
e piglia i pesci assai,
perchè lui sa i proverbi,
Perciò non dorme mai.

Questo fa l'ombrellaio,
mestire un po' curioso
che per farlo contento
ci vuol il ciel piovoso.

La nana fa la sarta,
è molto ricercata:
lei fa una veste nuova
con una veste usata.

Questo fa il panettiere
e piace ai bambinetti
perchè nelle pagnotte
ci mette anche i confetti.

Il noto Fagiolino
studia per ingegnere:
l'altezza dei giganti
misurerà a dovere.

Un brutto giorno capitano Bombardo seppe da uno dei suoi spioni dove avevano trovato rifugio i nani. E una brutta mattina, con cento guardie, egli diede l'assalto al quartiere in cui essi vivevano mescolati alla povera gente.
Mentre dirigeva le operazioni si mostrava tanto sicuro del successo che cantava, accompagnandosi con una chitarra scordata:

Scusatemi signori,
se arrivo un po' in ritardo
E' giunta la vendetta
di capitano Bombardo.

Ma i nani, stavolta non ebbero paura. In altezza erano rimasti come erano, ma in cuore erano cresciuti. Tutti avevano un cuore da uomini coraggiosi.
Essi affrontarono senza tremare il capo delle guardie, usando come armi i loro strumenti di lavoro: il pescatore gli dava la canna in testa e pescava le guardie con la sua bilancia, come fossero trote o lucci; l'ombrellaio ficcava la punta dell'ombrello nella pancia di chi gli si parava davanti, mentre la sarta gli bucava il di dietro con i suoi aghi; il panettiere aveva preso dal suo forno tizzoni ardenti che lanciava come fossero razzi; Fagiolino, poi, maneggiava la riga, il compasso e la squadra come fossero sciabole e spade. Al capitano Bombardo, che anche la gente del quartiere bersagliava da tutte le parti per dar man forte ai nani, non rimase che battere in ritirata. E fu la nana sarta, la quale oltre ad essere un po' indovina era anche un po' canterina, a intonargli l'ultima strofetta, che diceva:

Va' Capitan Bombardo
riporta a tutti quanti
che uniti pure i nani
diventano giganti.

E tutti, nani e no, fecero coro, là nella bella città di Mantova.


La favola è finita,
noi ce ne andiamo via,
di cuore salutiamo
tutta la compagnia.


Testo del racconto tratto dal sito progettodiabete.it

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