Da noi ci sono tanti Natali. C’è quello della First Lady (a proposito, Jeannette è dei nostri, fa parte della famiglia di mia suocera) che fa propaganda per il marito distribuendo regali ai bambini poveri con l’aiuto di un Papà Natale rigorosamente bianco, visto che viene dalla Finlandia e che da quelle parti i neri c’entrano come i cavoli a merenda. E’ un Natale politicamente corretto e religiosamente asettico, fabbricato per piacere anche ai musulmani e a tutte le altre comunità che, se gli dai qualche regalo e l’occasione per fare un po’ di baldoria, non dicono certamente di no. Infatti da noi molti confondono il Natale con Capodanno e credono che vada festeggiato allo stesso modo, con danze, sbronze e attività sessuali. A questo proposito il City Council ha varato un decreto: ogni festa deve cessare a mezzanotte, perché in queste occasioni la gente “tende a eccedere nell’uso di bevande alcoliche e provoca inquinamento sonoro”.
Poi c’è il Natale dei cristiani, che lo hanno innestato sulla precedente Festa della Luce e lo utilizzano per festeggiare la nascita del loro profeta. Per la verità sarebbe nato un po’ più tardi, ma vuoi mettere la Festa della Luce? Così fingono che sia nato quel giorno e approfittano dei vantaggi collaterali. A mezzanotte vorrebbero andare in chiesa e si scontreranno con il decreto del City Council che proibisce le feste oltre mezzanotte. Che cosa succederà? Riusciranno i bravi cristianucci a celebrare la loro messa di mezzanotte oppure qualche truce poliziotto li arresterà per “eccesso di uso di bevande alcoliche” (durante la messa il prete beve vino) e “inquinamento sonoro”, visto che durante i loro riti hanno l’abitudine di cantare?
Poi c’è il Natale dei “quartiers”, le baraccopoli che si trovano fra una collina e l’altra. Sia ben chiaro, le nostre baracche non hanno niente a che vedere con quelle di Kampala, di Bujumbura, di Nairobi e delle altre città africane. Le nostre baracche sono casupole povere ma dignitose che hanno il solo difetti di essere “sotto lo standard”, ossia prive di servizi. Nei quartiers, per mancanza di mezzi economici, il Natale si festeggia in formato ridotto. Ma credete che la gente sia meno felice? Nemmeno per sogno. Nei “quartiers” mi sembra addirittura che la gente sia più felice che altrove. Basta vedere la felicità di quei bambini quando gli dai un caramella o una coca, paragonata alla faccia lunga dei bambini ricchi se la playstation da 2000 euro non è l’ultimo modello. Basta vedere la felicità degli adulti che a vanno in chiesa e a mezzanotte si divertono a deporre nella mangiatoia l’ultimo pargolo nato nel quartiere, fingendo che sia Gesù. Okay, i suoi seguaci li hanno genocidati, e allora? E’ Natale, pace agli uomini di buona volontà.
Poi c’è il Natale nella casa di Rimera dove abito con la mia famiglia. Marguerite fa un favoloso albero con foglie di banano, ci appendiamo delle ghirlande LED e ci attacchiamo tutto quello che ci capita sottomano purché sia colorato o luccicante. I bambini hanno caramelle e soda a volontà, perfino i cani e i boy hanno diritto a un pasto speciale. A mezzanotte ci facciamo una messa fai-da-te nella chiesa in giardino, celebrata dalla stessa Marguerite mentre io suono l’organo. Credo che a mezzanotte suonerò la Pastorale di Corelli dal “Concerto di Natale”. E’ bellissima, con quel tempo in 6/8 che imita il suono delle zampogne. Speriamo che la polizia non venga ad arrestarmi per inquinamento sonoro.
Buon Natale a tutti!
Dragor