Altro argomento triste e frustrante, dopo quello dei guard rail assassini!
Purtroppo sì, in Italia (e non solo) esistono persone che vorrebbero impedirci di andare in moto e in scooter. Alcune di esse aprono siti web nei quali diffondono disprezzo (e qualche volta anche false informazioni) nei nostri confronti, altre ancora incitano addirittura i cittadini ad usare la violenza contro di noi.
Voi conoscete qualche sito web o pagina facebook di questo genere?
Io ho recentemente scoperto questo blog:
BastaMoto: guerra non violenta contro i centauri incivili
Il blog parla di “guerra” anche se specifica che si tratta di guerra “non violenta”. Ma sempre di guerra si tratta…
Leggendo i contenuti di questo sito web direi che il malcontento dell’autore e dei suoi lettori è piuttosto evidente. Ciò che più mi preoccupa è la manipolazione delle informazioni da parte dell’autore, il quale rigira palesemente qualsiasi cosa per metterci in cattiva luce. Non si criticano dunque i comportamenti sbagliati e distruttivi dei motociclisti definiti come “incivili” (e fin qui potrei anche essere d’accordo) ma si cerca di dipingerli come una sorta di setta organizzata che tiene in scacco le forze dell’ordine e semina impunemente terrore nelle strade. Sappiamo benissimo che le cose non stanno esattamente così, infatti siamo spesso discriminati sia dalle forze dell’ordine che dallo Stato.
Se esistono associazioni che lottano per i diritti dei motociclisti è proprio per questa ragione. Le persone di buonsenso sanno che non chiediamo alcun trattamento speciale, anzi vorremmo semplicemente essere trattati come tutti gli altri. Chiediamo dunque guard rail che siano sicuri non solo per gli automobilisti ma anche per noi, domandiamo pedaggi rapportati all’utilizzo che facciamo delle autostrade (come nel resto d’Europa) e auspichiamo che il costo delle nostre assicurazioni sia in linea con il tipo di veicolo che guidiamo (in Italia non esiste una RC Moto ma soltanto la RC Auto, perciò paghiamo più del dovuto). Tutto qui.
Ho scritto una email a BastaMoto:
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Buonasera,
le scrivo dopo aver scoperto per puro caso il suo sito web mentre facevo qualche ricerca sui guard rail salva-motociclista. Sono l’autore del blog www.motovita.it.
Che dire, chiaramente non approvo il suo atteggiamento discriminatorio verso un’intera categoria. Trovo che questo atteggiamento sia da considerarsi sempre controproducente nonché pericoloso. Io cerco al contrario di trasmettere positività e consapevolezza ai miei lettori, anche laddove di positivo c’è ben poco. Mai e poi mai mi sognerei di instillare in loro il disprezzo verso altre categorie di individui. “Vivi e lascia vivere” è il mio motto già da molti anni e le persone come lei mi ricordano giorno dopo giorno quanto questo concetto sia importante e vada difeso con ogni mezzo.
Premesso ciò, la invito a leggere il mio blog, almeno qualche articolo in esso contenuto, in maniera tale da ampliare la sua visione del motociclismo e di chi semplicemente ama viaggiare in moto/scooter. Credo che lei abbia bisogno di rendersi conto che stiamo parlando prima di tutto di persone, esseri umani. Con gli esseri umani si può cercare di stabilire una comunicazione. L’utilizzo del buonsenso, della cultura e dell’educazione possono fare miracoli se si decide di essere abbastanza umili da farne uso.
La mia impressione è che lei non abbia realmente approfondito la questione, e non gliene faccio una colpa dopo tutto. Io stesso a volte mi rendo conto di essere poco informato e consapevole rispetto a determinati argomenti e ciò può produrre in me giudizi avventati.
Lo stesso titolo del suo blog mi fa capire come in realtà lei stia cercando – forse in maniera non del tutto consapevole – di colpevolizzare il mezzo (la moto) piuttosto che i comportamenti delle persone. Attenzione, così facendo non si risolvono i problemi ma ci si limita a spostarli altrove. Inoltre le persone più intelligenti riusciranno a capire che dietro le sue parole c’è innanzitutto una forma di disprezzo verso un qualcosa che semplicemente non si è in grado di capire. Insomma, sono i comportamenti maleducati e pericolosi che lei vuole condannare, o la moto come oggetto? Perché la mia impressione non è ahimè positiva, in questo senso.
Ora, io con il mio blog cerco invece di spostare l’attenzione dei miei lettori su quei comportamenti negativi e sui relativi schemi mentali che portano le persone ad agire in maniera sbagliata (e spesso inconsapevole). Penso che sia più intelligente e costruttivo criticare i comportamenti distruttivi piuttosto che demonizzare gli oggetti utilizzati per ottenere tale scopo. Mi segue? Io per esempio non amo gli smartphone, ma non per questo considero stupido e criminale chi non può farne a meno. Cerco piuttosto di esprimere costruttivamente il mio pensiero a riguardo, facendo notare come il cellulare sia una risorsa utile che può tuttavia diventare fonte di pericolo per il prossimo quando lo si utilizza alla guida. Allo stesso modo un suo utilizzo eccessivo in situazioni pubbliche può generare fastidio negli altri.
Perché dovrei demonizzare il cellulare e chiunque ne faccia uso? Semmai criticherò aspramente quei comportamenti che mi arrecano fastidio cercando di mostrare al prossimo una maniera più sana di affrontare la situazione.
Perché dunque iniziare delle crociate contro ciò che non ci piace? Non trova che educare sia meglio che demonizzare, vietare, colpevolizzare? Certo, costa più fatica. Ma di certo non va ad aumentare l’odio nella società, anzi se ne prende cura.
Il rumore e i comportamenti pericolosi degli utenti della strada creano problemi anche a me e non sono certamente qui per negare la situazione. Quello che però lei dovrebbe a mio avviso arrivare a comprendere è che fare di tutta l’erba un fascio, arrivando ad auspicare blocchi della circolazione specifici per i motociclisti (ma non per gli automobilisti, dato che lei ne fa parte), non è MAI una buona idea. Lei identifica le persone con il mezzo che guidano, dimenticandosi forse che il 99% di chi va in moto fa anche altre cose fra le quali camminare, lavorare, occuparsi dei figli, guidare l’automobile. Lei vorrebbe dunque togliere la moto dalla vita di queste persone. Ma crede che ciò basterebbe a renderle più civili? La mia risposta e NO. In realtà ciò che lei desidera è semplicemente eliminare un fastidio personale. Le basterebbe che il fastidio venisse spostato altrove, dico bene? Io invece vorrei prendermi cura dei comportamenti che generano irritazione e malcontento nel prossimo così da ottenere una società più gradevole non soltanto per me stesso, ma per tutti.
Non è con i divieti che si educano le persone, ma con il buon esempio (secondo me). Perdoni la durezza, ma lei non sta dando ai suoi lettori un buon esempio con ciò che scrive. Sta semplicemente dando loro una nemico sul quale riversare la propria frustrazione. Faccia attenzione, non sto affermando che lei scriva cose del tutto sbagliate; quello che critico è il modo in cui esprime le sue idee e la parzialità delle stesse. “Visione unilaterale”, così la definirei.
Oltre a contribuire alla diffusione del disprezzo verso una categoria di persone che lei semplicemente non gradisce, sta diffondendo anche concetti eticamente e moralmente insidiosi. Perché creare disuguaglianze? Perché trattare le persone secondo due pesi e due misure? Perché punirle senza prima cercare un dialogo con esse? Non credo che a lei farebbe piacere essere vittima di comportamenti di questo tipo, o sbaglio?
Bene, se è arrivato a leggere fin qui e desidera dare vita ad una collaborazione costruttiva, basata non sulla frustrazione ma sul pensiero positivo, io sono qui. Le propongo una visione alternativa del suo problema e sono pronto a lavorare con lei per risolverlo nel migliore dei modi.
Cordiali saluti,
Luca Govoni – www.motovita.it
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Vi invito dunque a segnalarmi le vostre scoperte a riguardo. Vi suggerisco inoltre di non cadere nella loro trappola! Evitiamo assolutamente di rispondere con toni aggressivi e violenti a questi individui, poiché così facendo daremmo loro una ragione in più per odiarci. Il loro errore è quello di generalizzare ed etichettare negativamente le persone in base al semplice fatto che possiedono un veicolo motorizzato a due ruote. Questa si chiama discriminazione, e nei casi più violenti razzismo. L’errore dei possessori di moto, alcuni di loro perlomeno, è quello di utilizzare il proprio veicolo in maniera inconsapevole e irriverente.