Mentre sul numero odierno della Repubblica si torna a parlare di Piano parcheggi (1), pubblichiamo una riflessione sul progetto del parcheggio di Piazza Manila al Flaminio, oggetto nei giorni scorsi di uno scambio di opinioni sul quotidiano tra la portavoce del Coordinamento dei Comitati NO PUP e Carteinregola Anna Maria Bianchi e la progettista imprenditrice del Pup Simona Galvani (2). Ma chiarendo una cosa: la nostra non è una battaglia “contro” ma una battaglia “a favore”. A favore delle regole, a favore dell’interesse pubblico, a favore di tutti i soggetti coinvolti. Perchè le regole giuste proteggono tutti.
via Albalonga nel 2012, prima del ripristino
E ci teniamo a dire che se, in qualche caso, le rivendicazioni dei residenti (giustificate comunque dalla scarsità di garanzie) e della società civile (ormai l’unica su cui contare per tutelare gioielli pubblici come Via Giulia) hanno rallentato i lavori e prolungato i cantieri, nella stragrande maggioranza degli esempi citati dall’articolo, i comitati non c’entrano nulla. Anzi. Proprio i comitati si sono spesso mobilitati per i lavori abbandonati dai concessionari per anni che portavano disagi a tutti. Emblematico il caso di Via Albalonga, dove solo la testardaggine degli abitanti ha convinto il Comune, dopo anni di degrado, a revocare la convenzione al costruttore inadempiente. Il bilancio: decine di alberi abbattuti inutilmente e il ripristino dei luoghi a spese della collettività. Ma si potrebbe citare Via Imera, con un cantiere che va avanti da anni a singhiozzo, e la stessa Piazza Manila, in cui l’area verde è stata restituita ai residenti l’anno scorso, dopo essere rimasta recintata per due anni senza che all’interno succedesse nulla. E invitiamo i giornalisti che volessero “accendere la luce” su tutti i danni portati da questo Piano Urbano Parcheggi (non dai parcheggi, da questo Piano Urbano Parcheggi), a fare una ricognizione di tutte le strutture per la sosta costruite e mai attivate: come quella di 13 piani sotterranei in Via Guidobaldo dal Monte, a Piazza Euclide, o quella di Cornelia, pagata con soldi pubblici. E ancora, di fare un’indagine seria su tutti i box invenduti in tutta Roma, o su quelli trasformati in cantine, magazzini e addirittura abitazioni. E i reporter più abili potrebbero arrivare perfino a fare una vera inchiesta su tutti i Pup aperti da anni e mai collaudati, con tutti i rischi che questo comporta per i loro frequentatori. Tutti problemi che non nascono dalla burocrazia, nè dall’archeologia, e tantomeno dalle proteste dei cittadini. La situazione di oggi è il risultato di una matassa ingarbugliata di interessi, pressioni, pasticci, protratta dalla politica di sinistra e di destra per vent’anni con la tecnica dello struzzo e/o di “un colpo al cerchio uno alla botte”. E noi che ancora speriamo che chi ha promesso di “cambiare tutto” ci faccia assoporare il gusto di una città normale…
Anna Maria Bianchi Missaglia [email protected]
28 gennaio 2015 Replica di Anna Maria Bianchi