Andrea e Alessandro, due adolescenti come ce ne sono tanti, stanno preparandosi per un campo estivo di formazione dell’ACR(Azione Cattolica Ragazzi) e sono curiosi di sapere qualcosa di più sull’Africa, sulla bistrattata “missione” e sui missionari,nonché sugli aiuti ai PVS (Paesi in via di Sviluppo) e, dulcis in fundo (ma non proprio tanto), anche sull’importanza della preghiera in relazione alla carità.
Come tutti i giovani sono ovviamente entusiasti esclusivamente del “fare” e sognano ad occhi aperti solo il momento in cui potranno realizzarlo questo benedetto loro sogno.
Vivono a Montebelluna, in provincia di Treviso, la cittadina che molti definiscono da sempre una enorme polisportiva, la città dove è nata la Geox, e dove i denari sono effettivamente una cosa molto “seria”.
E chi non ne ha, insieme alla bella casa-villetta e all’auto di lusso, nonostante la crisi generale che ha investito in Italia anche quell’area, conta comunque meno di zero.
Andrea e Alessandro hanno però la fortuna di muoversi in un altro giro di compagnie e di avere per amico un missionario “specialissimo”, anche giornalista, un quasi compaesano di Falzé di Trevignano ,che opera in Tanzania, e a lui si rivolgono, in prima battuta, per schiarirsi un tantino le idee.
Hanno, infatti, anche letto da qualche parte, qualche giorno prima, che il Papa di Roma ha una fiducia specialissima nei giovani e sopratutto nei cristiani d’Africa quanto al rinnovamento della fede, che in un’ Europa sempre più scettica e invecchiata, segna invece il passo.
Ecco, allora, qui di seguito, il “botta e risposta” di Andrea, di Alessandro e di padre Francesco, missionario della Consolata, avvenuto, date le distanze,Montebelluna-Bunju, via Skype.
Le nuove tecnologie, infatti, ai nostri giorni fanno veramente dei miracoli.
Anche miracoli di questo tipo.
RAGAZZI - /Quanto, padre Francesco, sono realmente efficaci gli aiuti che l’Occidente invia generosamente nei PVS ?
P. FRANCESCO /Spesso, cari giovani, amici miei, gli aiuti umanitari verso i PVS, in Africa
come altrove, sono stati in passato e sono una”truffa”. Chi aiutava o aiuta, prendeva e prende molto. E dall’altra parte , chi riceveva e riceve , prendeva e prende molto spesso solo per se stesso. A farlo sono soprattutto i politici locali e altri pezzi grossi. Accade anche qui in Tanzania, dove io sono giunto da appena un anno .E le lamentele della gente non si contano. D’altro canto l’aiuto umanitario per il cristiano resta un dovere morale e fraterno.
RAGAZZI /Cosa cambia tra un missionario ateo(agnostico) e un missionario cristiano(cattolico)?
P. FRANCESCO /Non so, ragazzi miei, se esiste il missionario ateo-agnostico .Personalmente ritengo che, se vai in missione, hai nel cuore un ideale positivo, evangelico, anche se non credi “espressamente” in Dio. Quindi non parlerei di missionario ateo. Missionario agnostico? Cioè indifferente alla religione? Forse. Tuttavia, se sei generoso e rispettoso della sensibilità altrui, la tua generosità è una “fetta” consistente del Vangelo di Gesù.
RAGAZZI / Perché i cristiani devono essere missionari?
P. FRANCESCO / I cristiani “devono” essere missionari. Altrimenti ci si siede in poltrona,ci si mette in pantofole e si finisce con il banalizzare ogni cosa,bella o brutta che essa sia, grave o meno grave. E ,peggio ancora, si diventa egoisti.
Paolo VI ripeteva sovente che il cristiano, che non è missionario, muore di asfissia.
RAGAZZI / Che rapporto c’è tra Fede e Carità ?
P. FRANCESCO / Amici miei, è un legame essenziale. La fede stimola la carità e la carità rende credibile la fede.
RAGAZZI / La carità può esprimersi anche attraverso la preghiera?
P: FRANCESCO / La risposta è un “Sì” scontato. Ma la preghiera deve essere vera, autentica, non formale. In poche parole la preghiera deve creare atteggiamenti di umiltà, che non significa stupida sottomissione o cancellazione totale delle nostre capacità di ragionamento quanto piuttosto spinta all’azione.
Così come Gesù che non esitava a lavare i piedi “sporchi” di Pietro e dei suoi compagni.
A questo punto la RETE fa i capricci, il collegamento è lento e s’interrompe di frequente.
E il dialogo, per quanto interessante e provocatorio sia, deve per cause di forza maggiore concludersi.
A noi resta comunque una riflessione su due cose : l’entusiasmo dei giovani,immutato in ogni epoca storica,anche nella nostra in cui si parla tanto di disaffezione dei giovani verso l’annuncio evangelico e il mandato missionario e sulla possibilità concreta di una primavera cristiana in Africa, dove si prevede, dati alla mano, tra venticinque o al massimo trent’anni, il sorpasso numerico rispetto ai cristiani d’Europa.
Grazie, allora, ragazzi di Montebelluna.
Grazie, p. Francesco.
A quanto pare, grazie a Dio, nessun” tedio dell’essere cristiani”.
Ed è “cosa buona”.
A cura di Marianna Micheluzzi