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I nostri ragazzi

Creato il 13 settembre 2015 da Valentina Orsini @Valent1naOrs1n1
 I nostri ragazzi Ivano De Matteo mi aveva già convinto con il film del 2012, Gli equilibristi. Una convinzione che arriva dal saper sfruttare il mezzo cinematografico e, con esso, il dramma della vita vera.Con I nostri ragazzi, il regista romano torna a delineare, con mano ferma e spietata, la caduta dell'uomo contemporaneo, sempre più incapace di affrontare le conseguenze dell'inaspettato, eppure reale. Inaspettato per chiunque. Perché chi se lo aspetta, un figlio "normale" e violento?Un figlio che ti guarda e sorride, e poi la notte diventa rabbioso. Quel figlio che hai messo al mondo e per il quale vorresti dire ogni giorno, con orgoglio e pace: "che bravo il mio ragazzo!"Ma il mio ragazzo è una bestia. Un ragazzino danneggiato, contagiato dal male del mondo. Un assassino.E io non ho potuto fare niente. Come se lo vedessi ora per la prima volta. Quel figlio che è mio, che ho riconosciuto per caso in un programma che parla di morte e sparizioni.Il corpo a terra di una donna e due ragazzini travolti dalla loro stessa ferocia. De Matteo dirige un quartetto d'attori più che capaci, per mezzo dei quali la storia si evolve lungo un doppio binario. Due famiglie opposte, due fratelli legati dalla farsa di una fredda e lussuosa cena.Apparente come la normalità che ci suggerisce la macchina da presa, solo all'inizio.Perché lo spettatore trova da subito rifugio nella figura di Paolo, interpretato da un sempre grande Luigi Lo Cascio, e poi rantola nel buio del dubbio.Chi può dire cosa sia giusto o sbagliato fare?Chi ha la risposta davanti al dolore devastante che sa di consapevolezza inattaccabile e dalla quale ci si vorrebbe solo svegliare? La grandezza del regista, sta nel gioco delle apparenze e delle personalità dei protagonisti. Tutto ruota attorno alla figura di questi quattro genitori, per i quali a un certo punto non sai più se provare rabbia o compassione.Soffri per loro, vorresti fare qualcosa, ma è un lusso che non ti puoi permettere, e lo sai.E non saper che fare, dinanzi alle risposte evidenti, è il dramma più comune dell'uomo. Ed è per questo che il film riesce appieno nell'impresa.  I nostri ragazzi  Alessandro Gassman, che nel film è Massimo, lo guardi una volta e già ti sta sulle palle. Quel fare arrogante e opportunista, tuttavia, diventa poi la sola speranza di salvezza per un mondo logorato dal pregiudizio e dalla bruttezza. Perché non è arroganza, e quell'avvocato non è nemmeno tanto stronzo come sembrava. Quel viso duro e disinteressato, se lo guardi bene, è il dolore che ti porta a fare il "giusto" per antonomasia, e poi ti uccide.In tutti i sensi.

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