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I numeri sulla violenza di genere vengono minimizzati perché manca un Osservatorio Nazionale e una presa di responsabilità sul tema

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Oggi a Roma si terrà un convegno indetto da Dire (donne in rete contro la violenza): “Dai centri antiviolenza azioni e proposte per rafforzare la libertà delle donne“.

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Il convegno nasce per affrontare la tematica complessa della violenza di genere, problematica ormai strutturale della nostra società, e cercare un confronto diretto con le istituzioni. I dati raccolti dai centri antiviolenza aderenti a Dire mostrano infatti i numeri di un fenomeno in aumento, che riguarda nel 70 percento dei casi donne italiane che nel 90 percento dei casi hanno subito maltrattamenti all’interno delle mura domestiche.

Per assicurare interventi mirati, oggi verrà stipulato tra Dire e Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) un protocollo d’intesa con i seguenti obiettivi:

  • inserimento di centri antiviolenza nei piani di zona;
  • formazione della polizia municipale;
  • elaborazione di linee guida rivolte agli operatori del servizio sociale.

Saranno presenti al convegno anche Laura Boldrini, Presidente della Camera, e Linda Laura Sabbatini dell’Istat. Proprio quest’ultima sottolinea come ad oggi non esistano rapporti adeguati in merito alla violenza di genere e la carenza di dati e numeri renda difficile la conoscenza esatta del fenomeno. A differenza della maggior parte dei Paesi Europei, che monitora costantemente e meticolosamente la situazione, l’Italia si trova a dover affrontare questa grossa lacuna, oltre  al problema legato alla quantità di centri antiviolenza abilitati sul territorio: il Consiglio d’Europa ha infatti raccomandato un centro antiviolenza ogni diecimila persone, contro i centotrenta in tutto che abbiamo nel nostro Paese. Di questi, inoltre, soltanto meno della metà hanno la possibilità di ospitare donne.

<<La violenza è una costante di tutte le società in cui predomina ancora un modello patriarcale nella relazione tra i sessi e in famiglia. Non è un fatto privato. Quel che serve è l’assunzione di responsabilità, con conseguenti risposte efficaci, da parte dello Stato.>>

Titti Carrano, presidente di Dire

Fonte: QUI



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