Magazine Diario personale

I nuovi poveri, sono più poveri a Natale

Da Giovanecarinaedisoccupata @NonnaSo

La fine dell’anno dovrebbe essere un momento di magici festeggiamenti e allegre ricorrenze: sant’Ambrogio (per noi milanesi) e l’Immacolata, il Natale, il Capodanno e poi la Befana, son mica roba da poco. Chi può, ci infila cene e cenoni, pranzi e festicciole, chi non può… si deprime.

Perché la fine dell’anno, come tutte le “fini” è anche il momento “ideale” per tirare un po’ le somme, guardarci in faccia, porci mille domande e, nel caso dei più fortunati, rispondere anche a qualcuna. Momento terribile, dunque, perché il più delle volte le domande non sono facili e le risposte non sono belle.

Che cosa può fare, infatti, un disoccupato, se non sentirsi, per il “tot” anno di fila, un fallito? Che cosa può fare se non farsi i conti in tasca e piangerci un po’ sopra a quella miseria? Che cosa può fare se non sbattere la testa al muro, in previsione dell’anno prossimo che probabilmente sarà anche peggio? E non è pervoler fare i pessimisti, badate bene: è che anche il più incallito degli ottimisti, secondo me, se guarda avanti non vede la luce in fondo al tunnel, non vede la fine di questa infilata di anni uno peggio dell’altro.

Non vede arrivare contratti di lavoro degni di tal nome, né tanto meno impieghi stabili o retribuzioni eque, tanto per cominciare. E se si tratta di uno di quei “nuovi poveri” da barzelletta di cui si fa tanto parlare oggi (i freelance, o lavoratori autonomi, che altro non sono che ex disoccupati sotto le spoglie dei supereroi di oggi – con tanto di mantello e mascherina, si, che si battono contro soprusi e povertà ogni giorno -), quello che vedono arrivare oltre ai conti e alle spese ordinarie sono gli F24 per i versamenti di tasse, tributi, Iva… e, a fine anno, gioiosamente, gli ACCONTI.

A fine anno, in due mesi, nei due mesi in cui dovrebbero essere fuori a comprare i regali di Natale per tutta la famiglia e gli amici, a pensare al panettone e al filetto di aragosta da portare in tavola, e oh oh oh che gioia il Natale. A fine anno, altro che Buone feste e tanti auguri: beccati qui questa inculata… ehm, infilzata di moduli per corrispondere gli acconti: acconti sulle tasse, acconti sull’IVA (in caso di partita ordinaria), acconti sul sangue che abbiamo versato e verseremo anche domani, e dopodomani e il giorno dopo ancora. Oltre, ovviamente, che le belle botte di TASI, TARI e compagnia bella.

Tutto dovuto allo Stato, per quel gran bel lavoro che fa nel tenerci caldi, sicuri, sfamati, felici…occupati.

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Nel frattempo, l’informazione e la pubblica opinione non fanno altro che sbandierare titoloni sui cosumi in aumento, sul black Friday che ha registrato più acquisti di sempre, sulla generazione dei millennials (giovani, pieni di soldi e spendaccioni – con un particolare gusto per le offerte, vere o false che siano -) e, immancabilmente, la millantata diminuzione del tasso di disoccupazione (ma dove?? In un universo parallelo, forse).

Ecco l’unico modo in cui ci tengono occupati: come cani che corrono dietro alla propria coda o alle auto.

Motivo per cui non guardo più la tv, non leggo i giornali e mi informo, pochissimo, solo tramite i social. Si, non me ne vergogno: sono stanca dell’opinione pubblica (pubblica, ma non certo mia), degli articoli scritti solo per governare il gregge e per farci sentire quel falso senso di sicurezza che dovrebbe tradursi nello stile di vita della cicala (spendi oggi, non pensare a domani).

Sono stanca di sentire bugie su occupazione e disoccupazione, di vedere la piccola gente lamentarsi di cose inutili e tendenzialmente non-problematiche, sono stanca di sentire che i poveri son sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi, e di essere bollata come una dei “nuovi poveri”, e vedermi davanti solo una lunga fila di cose da pagare e nessuna da godere. Sono stanca di chiedermi cosa ho fatto di male in qualche vita precedente per scontare questo purgatorio senza soluzione, adesso. Sono stanca di non vedere una soluzione, e di vedere che per quanto la brava gente si rimbocchi le mani e ci provi, ci provi con tutte le sue forze, alla fine resta con in mano un pugno di… conti da pagare.

Sono proprio stanca, ecco. A fine anno si è tutti più stanchi.

Servirebbe una vacanza ma.. ahahah, non stiamo lavorando, quindi non siamo titolati alle vacanze. Oppure non abbiamo soldi per pagarcele. Oppure se stiamo lavorando dobbiamo lavorare, mica ci pagano per fare vacanza.

E così via. Oh. Oh. Oh.

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Ecco, a tal proposito, visto che la maggior parte dei disoccupati (la fetta “fortunata”) non ha altro modo di trovare un lavoro se non aprirsi una partita iva ed entrare nel magico mondo dei freelance, o lavoratori autonomi, forse prima della fine dell’anno vi conviene dare un’occhiata qui, e magari anche firmare la petizione per i diritti ai lavori autonomi che si ammalano (e in generale, per i diritti ai lavoratori autonomi punto. Che pagano le tasse come e più di tutti gli altri ma non hanno malattie, ferie, e una gran ceppa di niente garantite).

Giusto perché non si sa mai come si va a finire (se non male, molto male). Giusto per essere previdenti, in un mondo in cui la previdenza (sociale) ormai è garantita solo a pochi privilegiati.

Giusto perché fra poco è Natale, e a Natale siamo tutti più buoni (e anche più quellacoschefarimaconbuonimainiziaconcogli)

Giusto perché è giusto, e basta.


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