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I partiti, la rovina della democrazia

Creato il 15 marzo 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

I partiti, la rovina della democrazia

I partiti dovrebbero essere gli intermediari tra il popolo e il governo della Nazione. Dovrebbero essere una culla di partecipazione, discussione, idee e dialogo. Dovrebbero essere trasparenti e onesti. Ci sono troppi condizionali perché tutto ciò funzioni a dovere in Italia.

I partiti sono delle macchine da soldi (nostri) dove contano solo la poltrona e il numero di tessere che si riesce a procacciare. I grandi temi? Lasciamoli ad altri.

Non c’è partito che nella Seconda Repubblica non sia finito in qualche scandalo riguardate brogli o tessere fasulle. E la presenza di irregolarità e avidità in questioni che dovrebbero essere pura formalità mostra gli interessi celati.

Per le provinciali e comunali del 1995 a Udine finirono in 12 in manette e in 71 alla sbarra tra appartenenti ad AN, al CCD, a Forza Italia, al PDS, ai Verdi, alla Lega Friuli e al PPI. In un’inchiesta genovese qualche anno più tardi furono coinvolti 49 esponenti di quasi tutti i partiti e si scoprì una caterva di firme false. 187 su 1.183 per PRI-Socialisti, 388 su 1.351 per Dini, 310 su 1.148 per l’MSI, 53 su 1.133 per il PPI e 161 su 1.141 per i Verdi. Le firme false sono quasi la norma, inchieste analoghe si sono sviluppata anche a Monza, Trento, Bologna, Rossano e Campobasso e l’onda lunga si è abbattuta anche sulle ultime elezioni regionali in Piemonte e Lombardia

E dove ovviamente c’è un problema comune con la legge, c’è una soluzione politica. Il centrodestra decise che le manette erano eccessive, bastava una multa perché “non sono reati pericolosi socialmente”.

Ogni partito ha la sua specialità. Se il PD inciampa sulle primarie, il PDL balbetta sulle tessere false. Nel 2011 il PD ha annullato la consultazione popolare per decidere il candidato sindaco di Napoli che aveva decretato la vittoria di Andre Cozzolino. Motivo: infiltrazioni di votanti del centrodestra (un po’ sfacciato mandare a imbucare la scheda anche un consigliere comunale azzurro) e affluenze inverosimili (a Miano hanno votato 1.606 persone in 8 ore, 200 l’ora, 3 al minuto).

Tiene ancora banco la questione legata alle primarie a Palermo che hanno visto la sorprendente affermazione di Ferrandelli sulla candidata d’apparato Rita Borsellino. I probiviri (o come si chiamano) hanno convalidato l’esito, nonostante anche qui pare si fossero intrufolati molti pidiellini (almeno diecimila, confessa un esponente locale del partito). Ma la vicenda trascende dal politico al penale: Maurizio Sulli e la compagna Francesca Trapani sono indagati per illeciti nel voto nel seggio allo Zen, pare avessero decine di certificati elettorali nel bagagliaio dell’auto.

Il PDL invece è in tumulto, in una fase di transizione e assenza di leadership come questa, per la questione tessere false. Si era stupito lo stesso Alfano l’anno scorso quando annunciava il milione di iscritti, nonostante i sondaggi negativi. I motivi c’erano.

La denuncia parte dalla pancia del PDL: Isabella Bertolini, berlusconiana di ferro, ha riscontrato che nei 6 mila nuovi tesserati a Modena figuravano troppi abitanti di paesi della provincia ritenuti infestati dalle mafie come Carpi e Castelfranco Emilia. Oltre al rischio infiltrazioni, ed è notizia di oggi, sembra che molti neo-iscritti siano immigranti dei CIE.

Non mancano casi di iscrizioni a tradimento, soprattutto in provincia di Vicenza Un dipendente del Cepu racconta di aver trovato il modulo per l’iscrizione al PDL sul tavolo con un post-it perentorio: “da consegnare firmato”. A una fiera antiberlusconiana del PD è stata recapitata la tessera numero 158.378, il cabarettista Dario Grendele è stato coinvolto a sua insaputa. Si pesca a caso: un paio di sindaci, un segretario locale UDC, un militante di Rifondazione, alcuni carabinieri. Nella provincia berica paiono essere false circa la metà delle sedici mila tessere raccolte.

Non è verginella neppure la Lega. In Toscana Vincenzo Soldati era stato condannato con altri tre militanti per aver taroccato delle firme per le elezioni. In una recentissima calda riunione a Varese dove dovevano essere scelti i delegati della Lombardia, cruciale vista la diatriba tra bobomaroniti e cerchisti, alla conta finale c’erano tre voti in più dei partecipanti.

Fonti: Corriere della Sera e Il Fatto Quotidiano


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