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I pasticcioni

Da Trentinowine

 

abatenero

RICEVIAMO OGNI GIORNO NUMEROSE MAIL INVIATE IN CONTEMPORANEA A DECINE DI AZIENDE TRENTINE CONTENENTI MINACCE DI BOICOTTARE I NOSTRI PRODOTTI IN CASO DI CATTURA O, PEGGIO, UCCISIONE DELL’ORSA DANIZA… PECCATO CHE CHI HA PRESO QUESTA DECISIONE STIA IN UN PALAZZO IN PIAZZA DANTE A TRENTO E NON QUI DA NOI IN AZIENDA!!!

CIO’ PREMESSO, VISTO CHE COMUNQUE RITENIAMO DI POTER E DOVER CONDIVIDERE IL DISAPPUNTO DI COLORO CHE SI PREOCCUPANO PER LA SALUTE DELL’ORSA E DEI SUOI CUCCIOLI, VISTA SOPRATTUTTO LA CORRETTEZZA DI ESPRESSIONE DI TALI MISSIVE, PUBBLICHEREMO OGNI GIORNO SULLA NOSTRA PAGINA UNA DELLE LETTERE CHE CI GIUNGONO SPERANDO CHE, FORSE, ARRIVINO A CHI REALMENTE AVREBBERO DOVUTO ESSERE INVIATE…..

“Considero la cattura di mamma Daniza, colpevole di aver assunto un atteggiamento naturale, abominevole. Reagirò in modo altrettanto abominevole, rifiutandomi di acquistare d’ora in poi mele e prodotti trentini, preferendo regioni italiane più civili ed in sintonia con i progressi morali della società. Saluti. Silvia P.”

 

Questo, nudo e crudo, è il testo di un post pubblicato questa mattina sul profilo Facebook di uno dei più prestigiosi produttori di metodo classico TRENTO.

Siccome l’indignazione e la reazione sanzionatoria dei consumatori, soprattutto extraprovinciali, era perfettamente prevedibile, delle due l’una: o gli amministratori provinciali, che nelle giornate di ferragosto si sono lasciati andare all’isterismo, non ci avevano pensato. E sarebbe grave. Anzi gravissimo. O ci avevano pensato e hanno fatto bene i conti: immaginando che i comportamenti sanzionatori dei consumatori fossero tutto sommato irrilevanti. E allora ci sono state raccontate un sacco di bugie in passato.

Ricordo i tempi, nemmeno tanto lontani, quando in via Romagnosi in tanti si sfregavano le mani ad ogni passaggio mediatico dedicato all’orso trentino. Ricordo assessoroni – fra l’altro ancora in carica – e dirigenti – anche loro ancora in carichissima -, sfoggiare la contabilità del valore mediatico dell’operazione Life Ursus. Perché, non raccontiamoci fregnacce,  Daniza e compagni a suo tempo furono esodati in Trentino per puro calcolo economico. Per proiettare sul mercato turistico, l’immagine di una terra tutta ossigeno e riposo, con la quale attrarre e sedurre il mercato turistico. Non so se quei conti, i conti che si facevano allora,  siano poi tornati. Nessuno si è mai preso la briga di fare analisi ex post. O, se qualcuno le ha fatte, devono essere rimaste sepolte in fondo a qualche cassetto.

Ad ogni buon conto, Daniza e compagni furono portati qui per un puro calcolo. Un calcolo informato da un’ideologia pervertita, che chiede ed esige che tutto, ambiente, animali, ecosisistema, agricoltura, sia piegato, con le buone o con le cattive,  alla mercificazione mercantile e all’illusionismo dei prestidigitatori del marketing.

Ma anche queste cose, che sono cose serie, richiedono coerenza e idee chiare. Chiarezza e coerenza che gli attuali amministratori provinciali, anche sul caso Daniza, hanno dimostrato di non possedere. Trasformando in pochi giorni l’ipotetico valore mediatico, costruito nel corso di un decennio, dell’operazione Life Ursus, in un devastante boomerang che ora sta colpendo, e colpirà sempre di più, i produttori trentini. Un pasticcio costruito con minuzioso professionismo da pasticcioni professionisti.


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