I PENSIONAMENTI ANTICIPATI E LA RIORGANIZZAZIONE DELL’OFFERTACome sfruttare le norme per risanare le aziende del TPL in crisi strutturaleNei giorni scorsi, è stata ampiamente pubblicizzata una circolare INPS in cui si ribadisce che il “personale viaggiante”, nel settore autoferrotranvieri, è da considerarsi escluso dalla recente riforma del sistema pensionistico. Al personale viaggiante addetto ai pubblici servizi di trasporto, infatti, la pensione di vecchiaia spetta al compimento dei 60 anni, se uomo, e 55, se donna, in presenza di almeno 20 anni di contribuzione. Peraltro, la circolare n. 60/2008 ha precisato che, con riferimento alle normative dei Fondi che prevedono limiti di età inferiori per l’accesso alla pensione di vecchiaia per i soggetti che svolgono particolari attività, l’eventuale svolgimento di attività diversa successivamente alla data di compimento dell’età e fino alla decorrenza della prima finestra utile non incide sulla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia stessa, già intervenuta al raggiungimento dell’età.Fatta questa debita premessa normativa, ed ammettendo che la stessa non venga in futuro modificata in senso restrittivo, vorrei fare delle considerazioni di carattere organizzativo e occupazionale. Che le aziende di TPL, in Campania soprattutto, siano in forte crisi strutturale è un dato di fatto confermato quotidianamente dalle difficoltà gestionali e, in alcuni casi più drammatici, dai fallimenti; che il debito consolidato del settore sia a livelli insopportabili è ammesso dalle massime autorità istituzionali regionali (leggasi Assessore ai Trasporti); che le risorse economiche statali, regionali e degli enti locali siano in forte riduzione è altro dato inconfutabile; che il peso maggiore dei costi sia rappresentato dalla voce “costo del lavoro” è scritto nei bilanci delle aziende. Se tutto ciò corrisponde a realtà – e vi corrisponde, credetemi – non è pensabile di risolvere questi problemi di tipo strutturale con semplici iniezioni di danaro tese a tamponare, provvisoriamente e parzialmente, i debiti pregressi, così come volenterosamente si sta facendo in questi giorni.La pietosa aspirina somministrata al malato terminale di cancro potrà servire a lenire il dolore, ma non di certo porterà alla guarigione. A crisi strutturale si risponde con interventi strutturali. Ecco perché il particolare regime pensionistico (ancora) riservato al personale viaggiante potrebbe essere utilizzato con finalità paragonabili agli esodi incentivati. Nell’accordo regionale del 16 dicembre 2011 si faceva menzione, infatti, della possibilità di utilizzo della leva esodo come sistema per ridurre, in maniera indolore, il numero degli addetti del settore. Poi, però, è intervenuta la riforma pensionistica che ha spostato nettamente in avanti l’età pensionabile, rendendo di fatto inutilizzabile l’esodo, visto che precedenti operazioni in tal senso avevano già “ripulito” le aziende dei lavoratori più anziani. L’età media si abbassata di molto: è elevato il numero dei lavoratori che devono restare in azienda per almeno altri 15 anni.Il diverso trattamento riservato al personale viaggiante apre, insperatamente, una nuova possibilità. Si dovrebbe, infatti, procedere ad una profonda ed innovativa rivisitazione dell’offerta servizi che dovrebbe prevedere un numero maggiore di corse (fino alla saturazione tecnologica della rete). Corse in composizione singola ed accompagnate da macchinista e capotreno, sempre e comunque, con il definitivo accantonamento del cosiddetto AGENTE UNICO. Questo improvviso ed inatteso incremento delle corse determinerebbe la necessità di “spostare” risorse umane, oggi collocate in mansioni “in esubero”, verso qualifiche più operative. Questa diversa distribuzione del personale dovrebbe riguardare soprattutto quei lavoratori che si approssimano all’età pensionabile prevista per il viaggiante (uomini e donne). Tale riorganizzazione determinerebbe, insomma, un utile sistema per dirottare gli esuberi verso un migliore utilizzo, con il vantaggio per i lavoratori ricollocati di poter usufruire con 7/8 anni di anticipo della pensione di vecchiaia. In sostanza, una forma di esodo incentivato mascherato che non ha più come “carota” il premio in danaro del passato bensì il pensionamento anticipato ed assicurato. Ovviamente, ai “volontari” dovrebbe essere assicurata la maggiore retribuzione eventualmente acquisita e l’offerta dovrebbe essere continuamente rimodulata sulla forza residua e non sull’organico teorico, altrimenti i costi schizzerebbero nuovamente in alto per la necessità di coprire i turni vacanti con prestazioni straordinarie.Qualcuno potrà dire che si tratta di un “furbesco” escamotage e non di una soluzione strutturale. Rispondo che nulla vieta che tale tipo di offerta, una volta esaurita la sua funzione strumentale di indiretta riduzione della forza lavoro, non possa diventare una modalità organizzativa standard. Resto convinto, infatti, che la domanda di mobilità possa e debba essere soddisfatta con modalità diverse da quelle finora adottate. L’offerta deve essere sempre più caratterizzata da alta frequenza delle corse. La riduzione dei costi non può passare dalla eliminazione delle corse e dalla concentrazione delle stesse in fasce orarie ristrette. Mai come ora, cambiare è fondamentale per continuare ad esistere.Ciro Pastore – Il Signore degli Agnellivi invito a segnalare ad amici e conoscenti i miei bloghttp://lantipaticissimo.blogspot.com/ - http://golf-gentlemenonlyladiesforbidden.blogspot.com/
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I PENSIONAMENTI ANTICIPATI E LA RIORGANIZZAZIONE DELL’OFFERTA - Come sfruttare le norme per risanare le aziende del TPL in crisi strutturale
Creato il 23 marzo 2012 da Ciro_pastore
I PENSIONAMENTI ANTICIPATI E LA RIORGANIZZAZIONE DELL’OFFERTACome sfruttare le norme per risanare le aziende del TPL in crisi strutturaleNei giorni scorsi, è stata ampiamente pubblicizzata una circolare INPS in cui si ribadisce che il “personale viaggiante”, nel settore autoferrotranvieri, è da considerarsi escluso dalla recente riforma del sistema pensionistico. Al personale viaggiante addetto ai pubblici servizi di trasporto, infatti, la pensione di vecchiaia spetta al compimento dei 60 anni, se uomo, e 55, se donna, in presenza di almeno 20 anni di contribuzione. Peraltro, la circolare n. 60/2008 ha precisato che, con riferimento alle normative dei Fondi che prevedono limiti di età inferiori per l’accesso alla pensione di vecchiaia per i soggetti che svolgono particolari attività, l’eventuale svolgimento di attività diversa successivamente alla data di compimento dell’età e fino alla decorrenza della prima finestra utile non incide sulla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia stessa, già intervenuta al raggiungimento dell’età.Fatta questa debita premessa normativa, ed ammettendo che la stessa non venga in futuro modificata in senso restrittivo, vorrei fare delle considerazioni di carattere organizzativo e occupazionale. Che le aziende di TPL, in Campania soprattutto, siano in forte crisi strutturale è un dato di fatto confermato quotidianamente dalle difficoltà gestionali e, in alcuni casi più drammatici, dai fallimenti; che il debito consolidato del settore sia a livelli insopportabili è ammesso dalle massime autorità istituzionali regionali (leggasi Assessore ai Trasporti); che le risorse economiche statali, regionali e degli enti locali siano in forte riduzione è altro dato inconfutabile; che il peso maggiore dei costi sia rappresentato dalla voce “costo del lavoro” è scritto nei bilanci delle aziende. Se tutto ciò corrisponde a realtà – e vi corrisponde, credetemi – non è pensabile di risolvere questi problemi di tipo strutturale con semplici iniezioni di danaro tese a tamponare, provvisoriamente e parzialmente, i debiti pregressi, così come volenterosamente si sta facendo in questi giorni.La pietosa aspirina somministrata al malato terminale di cancro potrà servire a lenire il dolore, ma non di certo porterà alla guarigione. A crisi strutturale si risponde con interventi strutturali. Ecco perché il particolare regime pensionistico (ancora) riservato al personale viaggiante potrebbe essere utilizzato con finalità paragonabili agli esodi incentivati. Nell’accordo regionale del 16 dicembre 2011 si faceva menzione, infatti, della possibilità di utilizzo della leva esodo come sistema per ridurre, in maniera indolore, il numero degli addetti del settore. Poi, però, è intervenuta la riforma pensionistica che ha spostato nettamente in avanti l’età pensionabile, rendendo di fatto inutilizzabile l’esodo, visto che precedenti operazioni in tal senso avevano già “ripulito” le aziende dei lavoratori più anziani. L’età media si abbassata di molto: è elevato il numero dei lavoratori che devono restare in azienda per almeno altri 15 anni.Il diverso trattamento riservato al personale viaggiante apre, insperatamente, una nuova possibilità. Si dovrebbe, infatti, procedere ad una profonda ed innovativa rivisitazione dell’offerta servizi che dovrebbe prevedere un numero maggiore di corse (fino alla saturazione tecnologica della rete). Corse in composizione singola ed accompagnate da macchinista e capotreno, sempre e comunque, con il definitivo accantonamento del cosiddetto AGENTE UNICO. Questo improvviso ed inatteso incremento delle corse determinerebbe la necessità di “spostare” risorse umane, oggi collocate in mansioni “in esubero”, verso qualifiche più operative. Questa diversa distribuzione del personale dovrebbe riguardare soprattutto quei lavoratori che si approssimano all’età pensionabile prevista per il viaggiante (uomini e donne). Tale riorganizzazione determinerebbe, insomma, un utile sistema per dirottare gli esuberi verso un migliore utilizzo, con il vantaggio per i lavoratori ricollocati di poter usufruire con 7/8 anni di anticipo della pensione di vecchiaia. In sostanza, una forma di esodo incentivato mascherato che non ha più come “carota” il premio in danaro del passato bensì il pensionamento anticipato ed assicurato. Ovviamente, ai “volontari” dovrebbe essere assicurata la maggiore retribuzione eventualmente acquisita e l’offerta dovrebbe essere continuamente rimodulata sulla forza residua e non sull’organico teorico, altrimenti i costi schizzerebbero nuovamente in alto per la necessità di coprire i turni vacanti con prestazioni straordinarie.Qualcuno potrà dire che si tratta di un “furbesco” escamotage e non di una soluzione strutturale. Rispondo che nulla vieta che tale tipo di offerta, una volta esaurita la sua funzione strumentale di indiretta riduzione della forza lavoro, non possa diventare una modalità organizzativa standard. Resto convinto, infatti, che la domanda di mobilità possa e debba essere soddisfatta con modalità diverse da quelle finora adottate. L’offerta deve essere sempre più caratterizzata da alta frequenza delle corse. La riduzione dei costi non può passare dalla eliminazione delle corse e dalla concentrazione delle stesse in fasce orarie ristrette. Mai come ora, cambiare è fondamentale per continuare ad esistere.Ciro Pastore – Il Signore degli Agnellivi invito a segnalare ad amici e conoscenti i miei bloghttp://lantipaticissimo.blogspot.com/ - http://golf-gentlemenonlyladiesforbidden.blogspot.com/
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