Giuseppe Garibaldi
Tra i numerosi eventi di quest’Italia che decade se ne registra uno di particolare significato. Si tratta di un nuovo falso meridionalismo. Secondo i suoi teorici, il Piemonte sarebbe stato come la “potenza” colonizzatrice dell’Italia. Potere barbarico e violento impostosi sull’intera penisola con stragi, processi sommari, e forme varie di conquista violenta del territorio. Una visione vecchia, vittimistica, fondata sul principio risarcitorio dei danni subiti in una guerra ingiusta e infame.
Alla sua base troviamo le prerogative della sacralità delle istituzioni secolari che avrebbero fatto di una conquista l’atto sacrilego a danno di una casta di intoccabili. Avevano da millenni sfruttato i lavoratori della terra, delle miniere, le donne, i bambini. Per secoli al primo posto nella sfera dei valori ci sono stati i loro profitti, le loro rendite. Il retaggio di questo asservimento è stato così duro da sradicare, che è durato fino ai nostri giorni. Ha creato un sistema di clientele e di corruzione entrato nel Dna dei gruppi dirigenti meridionali, sedimentando una storia antica.
Quando finalmente arrivò l’opportunità di liberarsi dall’oppressione borbonica fondata su una convivenza civile fatta di spie, sgherri e bande armate al servizio dei feudatari (ancora nel 1946 se ne contavano nella sola Sicilia ben 37), si accese una speranza nelle nuove generazioni, e in quella borghesia illuminata che più di tutti capiva la necessità e l’urgenza del cambiamento. In molti comuni del Mezzogiorno e della Sicilia, a Partinico, ad esempio, il 16 maggio 1860, i borboni fecero razzie inenarrabili. Entrarono nelle case, stuprarono le ragazze, scatenarono la vendetta degli abitanti del luogo. Sbagliata ma incontrollabile. A che cosa era dovuto l’odio atavico contro i borboni? Al fatto che avevano amministrato bene l’isola?
La verità delle cose è un’altra che forse i neomeridionalisti ignorano. Ci fu una guerra per l’Unità d’Italia e ci fu un processo di unificazione nazionale che oggi alcuni vorrebbero mettere in discussione. Ma una cosa è certa, senza l’Italia non ci sarebbero più remore al dominio assoluto della mafia in Sicilia, e delle altre mafie nel Mezzogiorno d’Italia. E francamente, dovendo scegliere tra uno Stato che, con tutti i suoi limiti esiste, e Matteo Messina Denaro o Bernardo Provenzano, preferisco lo Stato (GC)
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di
Antonella Camalleri
Caro Giuseppe,
per quanto mi è possibile cerco di seguire il tuo lavoro che trovo sempre molto interessante per gli input che mi dà nel capire meglio la storia di questo Paese e apprezzo moltissimo la tua ricerca sempre riccamente documentata.
Vorrei chiederti un parere su ciò che vedo in giro nel web e non solo, riguardante la rivendicazione di un Sud invaso nel periodo risorgimentale. Sembra quasi un caso ma proprio quest’anno che ricorre il 150° ecco fiorire una serie di pubblicazioni, libri, video che smentiscono la retorica risorgimentale per denunciare le malefatte dei Savoia e di chi volle questa unificazione più per motivi economici e speculativi che altro….
Ti allego anche un video che sintetizza i malesseri di questo meridionalismo che imperversa. Uno di questi libri che viene preso come bibbia è Terroni di Pino Aprile.
Ora i miei studi storici non mi hanno permesso di approfondire quel periodo in quanto si sa che gli studi universitari a volte sono limitati rispetto agli argomenti che il professore della cattedra dell’Università in cui ti ritrovi vuole che vengano approfonditi. Io ho frequentato l’Università a Roma e non ho mai approfondito più di tanto la questione meridionale e il meridionalismo in particolare. Mi trovo con pochi elementi per giudicare senza cadere nella voglia di propaganda come a volte mi capita di vedere.
Io sono abituata a guardare ai documenti e approcciarmi scientificamente alla storia senza giudicare preventivamente nulla.
Io credo che parlare di Unità d’Italia fermandosi al 1860 sia un errore. L’Italia non era unita per niente e non considerare ciò che avvenne nel secolo successivo, le due guerre, il fascismo, e tutto ciò che successe dopo il 1943 con la guerra civile, la Resistenza partigiana e la promulgazione della Costituzione, sia davvero limitare la storia ad un semplice mezzo di propaganda!
Mi viene detto che ristabilire le verità è obbligo di una nazione che vuole crescere unita….
Sono d’accordo e sono convinta che ciò che scrive Pino Aprile sia ampiamente documentato, ma non posso pensare che si arrivi addirittura a rimpiangere la monarchia borbonica fatta passare per una monarchia oculata e lungimirante….
Anche se fosse era pur sempre una monarchia assoluta che non può essere paragonata in alcun modo ad una democrazia come quella italiana fondata sulla Costituzione. Che poi quest’ultima non sia mai stata fino in fondo applicata è vero, ma la sua applicazione e la sua difesa dovrebbero, a mio parere, essere le rivendicazioni del Sud!!!
Anche perchè sento persone del Sud parlare come il peggior Borghezio e non dimentichiamoci che le leghe del Sud sono state volute dalla mafia che intendeva farsi stato in una spartizione territoriale con le Lega nord che era vista di buon occhio in questo progetto!!!
Vorrei sapere il tuo parere e se credi che l’approccio a fatti, sia pur terribili del Risorgimento, siano o meno strumentali e come fare a ristabilire una verità che non venga usata per dividere ancora di più!!!
Grazie sempre e buon lavoro!!!
P.S. Ho letto l’interessantissimo articolo di Carlo Ruta sull’Unità d’Italia e la scoperta della mafia. Sono dell’avviso che se quel periodo storico porta con sè tanta retorica, è anche vero che in Sicilia il potere dei latifondisti era una realtà che non permetteva nessuno sviluppo! Io poi trovo nel libro “I Vicerè” di De Roberto molti spunti per capire come la politica e il potere in mano a pochi uomini potenti, siano sempre stati strettamente legati in questo Paese!