MILANO. La sensazione che ho avuto ieri guardando il match Bayern-Barcellona è stata di grande depressione. Per la lontananza tra lo spettacolo offerto dalle due titaniche formazioni europee e l’inguardabile Juventus-Milan che abbiamo avuto il piacere (si fa per dire) di vedere qualche giorno fa. Tanto eccezionale è stata la qualità tecnica della partita dell’Allianz, quando avvilente è stata l’assenza di gioco dell’incontro tra la Signora e il Diavolo domenica sera.
La depressione è poi divenuta rabbia quando ho iniziato a far tornare alla memoria le frasi dei vari Conte, dei Galliani e dei Moratti del nostro torneuccio che definire una pizzeria di quart’ordine è eufemistico. Dopo l’eliminazione dalla Champions League i nostri eroi hanno snocciolato in modo impressionante degli alibi, che andavano dalla mancanza di denaro alle locuste e alla carestia, per sostanziare la brutale inferiorità tra i progetti sportivi di club come il Bayern e il loro. La cosa che mi avvilisce è che nessuno di questi intelligentissimi padroni del calcio ha detto a tutti come farà a raggiungere quel livello nei prossimi anni. Nessuno ha detto cosa desidera fare per tornare a vincere o a far vincere la sua squadra. Tutti a nascondersi dietro evidenti impotenze e a sancire la distanza tra noi e chi alzerà qualche trofeo. Beh, fosse così la cosa il consiglio è uno solo: perché giocare se non si è sicuri di competere per la vittoria. Non è contro la filosofia dello sport? Non si corre sempre per arrivare primi? E i tifosi che si siedono sugli spalti degli stadi per vedere una partita della quale sanno già l’esito si sentono contenti? Mah. L’invito è a finirla con i pianti e lavorare: per ritornare a essere quelli che, in Europa, vincevano una coppa ogni anno.