di Renato Pierri.Sandro Magister, sul suo blog “Settimo cielo” (L’Espresso), scrive: “Sul motivo per cui Jorge Mario Bergoglio ha scelto di visitare proprio questo monastero una spiegazione è che egli ha una grande ammirazione per una religiosa che vi entrò proprio il 21 novembre, nel 1945, e lì visse da reclusa per quarantacinque anni, nutrendosi solo di pane e acqua e dormendo su una semplice cassapanca”.
La cella in cui la monaca visse reclusa dal 1959 fino alla morte (1990) misurava cinque metri per tre (non tanto piccola!) ed era provvista di una terrazza. Mi chiedo se la monaca fosse “ammirata” alla stessa maniera dal buon Dio. Gesù, infatti, non chiese a nessuno di rinchiudersi fino alla morte in una cella. Non chiese a nessuno sacrifici inutili. Nel mondo non ci sono mai abbastanza persone disposte ad occuparsi della moltitudine di coloro che hanno bisogno d’aiuto.
Per gli affamati, gli assetati, i malati, i carcerati, gli ignudi di cui parla Gesù nel Vangelo, non ci sono mai abbastanza persone disposte a seguire il suo esempio: depose il mantello e lavò i piedi degli apostoli (cfr Gv 13, 1-20). La domanda, quindi è: il Signore preferisce che una religiosa si adoperi per soccorrere il prossimo bisognoso, oppure che trascorra la propria vita chiusa in una stanza, anche se in un posto meraviglioso qual è l’Aventino a Roma?I piedi, Maria Nazarena Crozza, non li lavò neppure alle consorelle.
Featured image, suore tedesche.