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Unde malum? La risposta illusoria di Vito Mancuso

Creato il 02 gennaio 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

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mancuso%20principiodi Renato Pierri. Vito Mancuso, nel suo  libro “Il principio Passione” (Garzanti Libri), scrive: “Il Catechismo… insegna che Dio si  serve del male permettendone l’esistenza per operare il bene, sennonché nella  parte morale lo stesso testo scrive per ben tre volte che «non è lecito compiere  un male perché ne derivi un bene», specificando che «il fine non giustifica i  mezzi». Ne viene un’incoerenza imbarazzante, perché il Catechismo attribuisce  alla divinità esattamente la stessa logica condannata negli articoli sulla  morale… In realtà l’origine del male non è da collocarsi né nella necessità  divina né nel peccato dell’uomo… La causa del male, a livello sia fisico sia  morale, è il caos inerente all’essere originario, posto così dal Creatore quale  unica condizione per il darsi della libertà. Il male appare come il lato oscuro  del bene e dell’amore, la condizione inevitabile perché nel mondo nascesse la  mente libera”. Il fine nobilissimo quindi della creazione è la “mente libera”; il mezzo è il “caos originario” e il male che ne consegue. Ma «il fine non  giustifica i mezzi»!  Dio per creare la “mente libera” avrebbe condannato  alla sofferenza un’infinità di creature innocenti. Oppure creando non sapeva  quel che faceva?

Fingiamo che un  pasticciere sia la “Realtà primaria, detta tradizionalmente Dio” e che le  magnifiche torte che crea siano la “mente libera” (le parole tra virgolette sono  di Mancuso).  Il pasticciere mette nell’impastatrice e poi nel forno il “caos”, vale a dire farina, acqua, burro, lievito e uva passa e pinoli, che  immaginiamo abbia creato lui dal nulla. E fingiamo che uva passa e pinoli  abbiano sensibilità e che soffrano da matti sbatacchiati nell’impastatrice e  cotti al calore tremendo del forno. Non per volere preciso del pasticciere, ma  per caso molti pinoli e molti chicchi d’uva passa finiranno sulla superficie  delle torte o sul fondo della teglia e a loro, sempre per caso, sarà riservata  una sofferenza maggiore e morte prematura. Ora, se il pasticciere (Realtà  primaria) sa a quale sorte condanna esseri innocenti, e le torte le crea  ugualmente, direi che è un uomo crudele, se sa solo che vuole creare torte  (menti libere) e non sa a quali sofferenze condanna esseri innocenti, direi che  è un uomo poco previdente; se si accorge della sofferenza atroce di pinoli e uva  passa solo nel momento in cui soffrono e non fa nulla per porvi rimedio, pure  direi che è un uomo crudele, e se gli fanno pena e soffre con loro, direi: chi è  causa del suo mal (nonché del male altrui), pianga se stesso.

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