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I poveri /L'economia di mercato /Il Vangelo

Creato il 15 gennaio 2015 da Marianna06

 

           

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In questi giorni è nelle librerie l’intervista a Papa Francesco di Andrea Tornielli e di Giacomo Galeazzi,  entrambi giornalisti de La Stampa di Torino.

Titolo del libro è “Papa Francesco.Questa economia uccide”, edito da Piemme.

Sono duecento pagine e qualche cosa in più, che si leggono agevolmente.

Per di più i contenuti, data l’attualità delle argomentazioni, non possono non coinvolgere il lettore che, difficilmente, non può non sentirsi chiamato in causa.

L’argomento principale affrontato dalle due firme del quotidiano torinese, in quelli che sono i quesiti  plurimi rivolti al pontefice  sono le povertà nel vicino e nel lontano, o meglio un sistema politico ed economico-finanziario,ormai a carattere mondialista, complice agli inizi l’osannata globalizzazione, che ha messo malamente a tappeto intere giovani generazioni.

Quella povertà-emarginazione, per intenderci, dei venticinque-trentenni, che non intravedono per nulla un futuro che possa dirsi sicuro per se stessi.

E questo è tanto a sud quanto a nord del mondo. Il nord  ricco e consumista  ormai riguarda una sparuta minoranza. E al sud è la stessa cosa.

Povertà- emarginazione, dicevamo,  che non ha risparmiato neanche coloro che sono in età matura (i cinquanta -sessantenni)  con famiglia.

Questi, infatti, un bel giorno, senza preavviso, si sono ritrovati senza lavoro e senza mezzi di sostentamento per sé e per i propri cari.

Un dramma immane, insomma. E molto vicino.

E così la “globalizzazione dell’indifferenza”, con tutte le sue possibili valenze , non solo quelle strettamente economiche, ha contribuito a  creare un malessere sociale elevato, che può aver sfociato o,come sovente capita, sfocia nella criminalità comune se  non addirittura nella sovversione politica.

Il problema da prendere per primo in considerazione, specie da parte della classe politica, che ha le maggiori responsabilità, per tentare, e per gradi, un cambiamento di rotta nell’impasse, secondo Papa Francesco, è  essenzialmente l’ occuparsi dei poveri.  Fare di essi la “nostra” priorità.

Provare cioè a cancellare alcune delle più vistose povertà nel tentativo di ridare dignità, e quindi fiducia, a chi sente di averla perduta o, peggio, di non averla mai avuta.

E chiarisce subito il Papa la differenza che c’è tra gli insegnamenti del Vangelo, accoglienza, disponibilità, dono, perdono, tenerezza, misericordia, consolazione,in una parola: amore tout court, rivolgendosi a coloro che vivono in società che si dicono ancora oggi cristiane e che quindi sanno o almeno dovrebbero sapere di che si parla, e quegli ideologismi, invece, che fanno etichettare la Chiesa simpatizzante del comunismo.

Nel suo viaggio  nello Sri Lanka e nelle Filippine, Papa Francesco ha chiesto a noi che restiamo di accompagnarlo con la preghiera.

E ha chiesto giusto, perché i pericoli laggiù ci sono e sono reali(fino al 2009 c’è stata una feroce guerra tra buddisti e indù), sebbene le popolazioni che Francesco va a incontrare,  lì dove la maggioranza è cristiano-cattolica, come nell’arcipelago delle Filippine, sono genti sostanzialmente pacifiche e amabili, laboriose e generose.

Sorridenti e disponibili persino nelle loro povertà.

Proprio come abbiamo avuto modo di vedere in alcuni servizi documentari trasmessi dalle tv e ascoltare dalle testimonianze di chi ha lavorato con loro sul campo .

Ma tanto nelle Filippine come nello Sri Lanka  non manca certo di questi tempi la mala  pianta del fondamentalismo, che può essere musulmana o induista o buddista. E che purtroppo c’è.

I separatismi di fatto tra nord e sud  nell’arcipelago filippino insegnano. E così è anche nel verde Sri Lanka.

 E che i cristiani, in quanto tali,  paghino, in alcune cattive circostanze , il prezzo della loro professione di fede è verità.

Perciò l’unica chance di una fratellanza armonica e pacifica tra le genti, lì dove il Papa è andato, come ugualmente altrove, rimane sempre quella capacità di ascolto e  di dialogo, nel rispetto reciproco, che tutti dobbiamo sforzarci di affinare.

Con il Vangelo alla mano certo ma anche tenendo presente quello che è stato il contributo molto “forte” del Concilio Vaticano II (Nostra aetate).

Ritornando al libro di Tornielli e di Galeazzi riporto in chiusura una risposta di Papa Francesco, che mi è parsa particolarmente significativa e sulla quale, secondo me, non bisogna stancarsi  abbastanza di riflettere.

E, inoltre, dico a chi mi legge che, anche se non siamo laggiù con il nostro Papa, la lettura attenta e meditata di “Papa Francesco.Questa economia uccide”,appunto il libro-intervista di Tornielli e  di Galeazzi al pontefice, può in parte compensare e fare da ponte per noi, in queste ore.

Nelle sue pagine ritroviamo per intero “l’uomo venuto da lontano”, quello che ama la libertà autentica e che, da buon testimone di Cristo, non demorde dal condurre anche noi, come un fratello maggiore, su quella  stessa strada, esortandoci a non adagiarci.   

 

A proposito di economia, libero mercato e politica….  dal libro di Tornielli e di Galeazzi:

"In questo contesto (il nostro : europeo e occidentale) - risponde Papa Francesco all’intervistatore - alcuni ancora difendono le teorie della ricaduta favorevole e presuppongono che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesca a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo. Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante. Nel frattempo, gli esclusi continuano ad aspettare". L'ipocrisia di chi sostiene che il mercato produrrà da sé benefici e giustizia sociale è solo dannosa. Occorrono interventi seri e mirati da parte della classe politica.

 

                         Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 


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