Giuseppe Saragat
(1898-1988)Presidente dal 1964 al 1972
Gente come te e come me, al Quirinale, se c’è una sommossa di destra, spara: se ce n’e una di sinistra, si spara.
Questa frase di Giuseppe Saragat, detta durante un colloquio con il leader socialista Pietro Nenni, fa capire quale sia l’estrazione politica del nuovo Capo dello Stato.
Laureato in Scienze Economiche e Commerciali, nel 1922 aderisce al Partito Socialista più che per convinzione ideologica per vicinanza alle classi economiche deboli e per rivalsa contro i ‘figli di papà’, come sostenne egli stesso.
Torinese, 67 anni, figlio di immigrati sardi, socialista riformista turatiano fin dal 1922, esiliato in Svizzera, Austria e Francia durante il fascismo, rientrato e arrestato dai nazisti nel 1943, presidente della Costituente nel 1946, ha avuto il coraggio di opporsi al fronte socialcomunista e a promuovere nel 1947 la scissione del Psi a Palazzo Barberini, appoggiando l’adesione dell’Italia alla Nato e al Piano Marshall.
Ma come si arrivò alla elezione del ‘socialfascista’ Saragat, così come veniva etichettato dai comunisti dal giorno della scissione socialdemocratica del 1947? Le posizioni strategiche, al momento delle dimissioni dell’infermo Antonio Segni, erano le seguenti.
La DC aveva pensato a Giovanni Leone, ex Presidente del Consiglio ed esponente della parte conservatrice del partito. La Sinistra socialista, socialdemocratica e repubblicana propose invece Giuseppe Saragat, già in corsa per l’elezione del 1962. Saragat era gradito anche all’ala ‘destra’ del PCI, capitanata da Giorgio Amendola.
Iniziate le votazioni per l’elezione, si capì subito che la candidatura Leone avrebbe avuto difficoltà I franchi tiratori provenienti dalla ‘sinistra dc’ di Fanfani e Donat Cattin fecero mancare i numeri. Dopo quindici scrutini e l’interessamento ‘disperato’ del Vaticano, non ascoltato dai ‘sabotatori’, Giovanni Leone decise di sottrarsi al ‘supplizio cinese’ da lui stesso così definito e si ritirò dalla corsa al Quirinale.
Mentre le Sinistre sostenevano il candidato di bandiera Pietro Nenni, lo scontro era ancora una volta tutto interno alla DC. Destra contro Sinistra armate:
Nella notte, all’ennesima riunione di partito, volano parole grosse: da una parte i fanfaniani e forzanovisti di Donat-Cattin, che puntano a un’intesa con le sinistre; dall’altra i centristi di Scelba e la destra di Andreotti, che si oppongono a ogni cedimento verso i comunisti. La battaglia si chiude con un fumoso documento che pare orientato verso Saragat, ma non lo nomina mai, e men che meno indica la maggioranza che lo dovrà sostenere.
Alla fine, grazie al lavoro del segretario PDSI Tanassi, alle convergenze non ufficiali di PCI e DC e grazie alla dichiarazione ‘capolavoro’ dello stesso Saragat (“Ho posto per la seconda volta la mia candidatura a presidente della Repubblica e mi auguro che sul mio nome vi sia la confluenza dei voti di tutti i partiti democratici e antifascisti”) l’elezione è cosa fatta. Al 21esimo scrutinio, con 646 preferenze, votato da tutti i partiti tranne liberali e missini, Giuseppe Saragat venne eletto quinto Presidente della Repubblica. Il Time commentò : “Hanno scelto l’uomo migliore nel peggiore dei modi”
Fedele alla sua dichiarazione ‘antifascista’ pre elezione, la Presidenza Saragat fu caratterizzata dalla valorizzazione della Resistenza, come elemento fondante della Repubblica. Egli cercò anche di favorire l’alleanza tra le sinistre socialiste e la Democrazia Cristiana ed appoggiò, fallendo, il tentativo di riunificazione tra PSI e PSDI.
Fedele all’alleanza occidentale, non risparmiò critiche agli Stati Uniti per “questa guerra del Vietnam che dura troppo a lungo e che dovete chiudere” , male accolta dalla Presidenza Johnson. Sul fronte interno dovette poi affrontare il ‘Sessantotto’, l’inizio della strategia della tensione con attentati, morti e feriti.
Si dirà che, nei giorni burrascosi della contestazione e degli scontri di piazza , Saragat accarezzasse addirittura il proposito di improvvisarsi come “il De Gaulle italiano” con un pronunciamento per la Repubblica presidenziale, sul modello appena adottato in Francia dal generale suo idolo. Ma che i consiglieri l’avessero convinto a soprassedere
Grazie a Giuseppe Saragat il discorso di fine anno assunse il significato del ‘bilancio annuale’ della stagione politica.
Le statistiche della Presidenza Saragat:
Morì a Roma nel 1988. L’Unità, come estremo e forse tardivo riconoscimento, titolò “Oggi è morto un compagno!”
Fonti:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/13/quirinale-11-presidenti-saragat-chiamavano-barbera-voleva/561855/
http://www.polisblog.it/post/75691/i-presidenti-della-repubblica-giuseppe-saragat
http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/saragat.htm
Statistiche tratte da Repubblica.it