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I primi nove venerdì del mese

Da Hombre @LaLineadHombre
I primi nove venerdì del mese«Cammina!»
La mamma si volta sull’acciottolato e guarda sua figlia qualche metro indietro, è immobile in mezzo alla via e stringe al petto il suo Bubu, un orsacchiotto di peluche.
«Cammina, ti ho detto!»
«Sono stanca, uffa, e anche Bubu è stanco» dice la piccola mostrando il pupazzo alla madre. Lo tiene da dietro per il collo, teso verso la mamma, come fosse un’arma o come fosse un talismano capace di scacciare ogni spirito maligno e di cancellare la fatica da ogni singolo passo.
«Diglielo, Bubu!»
«Muoviti, dai, sono solo dieci minuti e poi siamo arrivati. E non fare storie, ne abbiamo già parlato».
La madre, col figlio più piccolo in collo, riparte a passi serrati verso il paese, la figlia s’imbroncia ma riprende a camminare anche lei, a capo chino e tirandosi dietro Bubu per un braccino.
«Forza Bubu, sono solo dieci minuti, non devi fare le storie, no no».
È venerdì pomeriggio, per l’esattezza è l’ottavo primo venerdì del mese. L’ottavo di nove venerdì consecutivi in cui la tradizione cattolica auspica messa e comunione. Nove primi venerdì del mese che se rispettati portano il fedele all’indulgenza plenaria e a morire, sempre e quando sarà il momento, nella grazia di Dio.
Sono tre chilometri per andare e tre per tornare di una strada solo in parte asfaltata e piana, ma per lunghi tratti pendente e sassosa e dove muoversi con un passeggino sarebbe più gravoso che doversi portare un figliolo in braccio. Sono i tre chilometri che separano il paese con la sua chiesa dall’abitazione di Margherita, di sua mamma Anna e del piccolo Luca.
Il venerdì successivo sarebbe il nono: è l’ultimo da osservare per poter ricevere la divina assoluzione di tutti i peccati in via preferenziale e direttamente dal sacro cuore di Gesù.
Luchino però sta male e la madre, sebbene ci pensi e valuti la cosa, non lo può trascinare giù fino alla chiesa, ché va bene è già primavera ma fa ancora un freddo birbone e il viaggio di ritorno è pure da fare al buio.
«Oggi non si va a messa, cucciola, tuo fratello ha la febbre alta ed è meglio se lo teniamo al calduccio».
La piccola è incredula, sgrana gli occhi e abbraccia il suo amico di pezza.
«Niente messa oggi, Bubu, che bello!»
Margherita appoggia la sua borsetta rossa di pannolenci su uno sgabello e l’orsacchiotto accenna due passi di danza della felicità, in un dondolare aggraziato e guidato dalla manina cicciotta della bambina.
Ma la solfa dei primi nove venerdì del mese resta lì, anzi, si ripresenta più minacciosa e più necessaria di prima, è una fortezza da espugnare, un vero e proprio punto d’impegno per mamma Anna.
Il supplizio è solo rimandato e tra una settimana si ricomincia, poche storie.
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Immagine: Billa (Sabina Feroci)
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 Il testo partecipa all'EDS Rosso come il peccato by La donna Camèl assieme a:
- Melusina con Gloria mundi- Dario con Lisa Borletti
- Dario con Turi Pappalardo
- Dario con Lucevan li occhi suoi più che la stella
- Gordon Comstock con Il peccato più grande
- Fulvia con Biancaneve
- Melusina con Red Velvet
- Angela con Pensiero stupendo
- Angela con un altro Pensiero stupendo rosso jungla
- Gabriele con Cave cave deus videt
- Bianca con Vedo rosso
- Melusina con L'amore ai tempi dei nonni
- Pendolante con La confessione
- Melusina con Mille papaveri rossi
- Lillina con Iago
- Cielo con Il Pantone. Altro che rosso. 
- Gabriele con Pesci bianci, pesci rossi
- Michela con Apple
- Pendolante con Generazioni

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