Questo matrimonio non s’ha da fare
Atto Unico in 15 scene
riduzione teatrale di Ignazio S. Basile, liberamente ispirata al Romanzo omonimo di Alessandro Manzoni “I Promessi Sposi” , ambientata nella nostra epoca, con i necessari adattamenti.
TRAMA
L’azione si svolge a metà degli anni ottanta, del secolo ventesimo. La trama è quella classica, con qualche necessario adattamento teatrale: Don Rodrigo, un donnaiolo colombiano che dice di essere un nobile discendente degli antichi conquistadores spagnoli che sbarcarono in America del Sud nel secolo sedicesimo, capeggia una banda di pericolosi Road’s Rats (letteralmente “Topi di Strada”, un gruppo di metallari) che con le loro donne e con le loro potenti motociclette scorrazzano per la città. Ufficialmente sono adibiti alla consegna di pacchi e messaggi per conto di una delle società che fanno capo a Don Rodrigo e a suo cugino, un altro losco tessitore di oscure trame, ma in realtà, come si sospetta da tempo, essi sono dediti allo spaccio e al contrabbando di sostanze proibite. La gente comune ha un grande terrore al solo vederli, ma anche le autorità li temono, un po’ per le coperture politiche che i due cugini riescono a dargli, un po’ per il loro carattere violento e sopraffattore , che non si ferma di fronte a nessuno e che non ammette altra legge diversa da quella dei loro padroni.
Don Rodrigo un giorno, mentre passeggia con il suo degno cugino, il Conte Attilio, vede passare una operaia di nome Lucia, che nella sua grazia semplice e incosciente, attira le brame del farabutto. Il Conte Attilio lo sbeffeggia, dicendogli che una donna così diversa dalle sofisticate bellezze femminili cui il “dongiovanni” è aduso accompagnarsi, non potrà mai essere sua. Don Rodrigo accetta la sciagurata sfida, scommettendo con il cugino che riuscirà, in un modo o nell’altro, a farsi quella ragazza.
Quando scopre che Lucia sta per sposarsi con un giovane di nome Renzo, manda due dei suoi scagnozzi a minacciare il parroco Don Abbondio affinchè non abbia a celebrare quel matrimonio. Don Abbondio, morto di paura, con scuse e stratagemmi vari riesce a rinviare la data del matrimonio tra i due innamorati. Renzo propone a Lucia di andare a convivere (come d’altronde si usa ai giorni nostri) o, quantomeno, di celebrare provvisoriamente un matrimonio civile. Ma Lucia, profondamente attaccata ai suoi principii religiosi, desidera coronare il suo sogno d’amore celebrando un rito con i crismi cattolici e comunque senza rinunciare alla verginità prima del matrimonio.
Dopo un’animata discussione in un pub, Lucia fugge dal locale. Renzo rimane solo nel pub, annegando nella birra la sua delusione. Ad un certo punto entrano nel locale un gruppo di metallari, tra i quali ci sono anche Greesom e Slim, i due che hanno minacciato Don Abbondio, ma che niente sanno di Renzo. Due ragazze del gruppo, Anna e Marta, non di meno, si scambiano degli apprezzamenti sul solitario avventore che fanno ingelosire proprio Slim, fidanzato di Anna. Deciso a punire Renzo, per quella involontaria attenzione che ha suscitato nella sua donna, lo sfida a duello, ma ha la peggio, beccandosi una profonda coltellata nello stomaco per la quale viene prontamente ricoverato in fin di vita all’ospedale.
In seguito a ciò Renzo, che seppure ha agito sotto l’influsso dell’alcool e con l’attenuante della provocazione, capisce di averla fatta grossa, si dà alla fuga e viene ricercato dalle forze dell’ordine. Don Rodrigo, approfittando della situazione, dà incarico a Greesom e a un altro sgherro di rapire Lucia, che viene tenuta prigioniera, a sua disposizione, in una mansarda. Ma quando Greesom va a portare al suo padrone la notizia della compiuta missione, trova Anna nell’ufficio di Don Rodrigo che in lacrime comunica che Slim è morto, ma non per la coltellata di Renzo, bensì a causa del terribile virus dell’HIV che i medici gli hanno trovato nel sangue. E non è tutto. Dalle analisi che gli stessi medici hanno
effettuate sul sangue di tutti i componenti del gruppo che si sono offerti di donargli il sangue, tra cui Greesom e la stessa Anna, è risultata, seppure a stadi diversi, la presenza dello stesso micidiale virus. Anche Don Rodrigo, con cui Anna ha avuto una tresca, potrebbe esserne infetto.
A questo punto Greesom, folgorato da un improvviso pentimento, prende una provvidenziale decisione, onde impedire che l’ignara e innocente Lucia, non solo subisca quel terribile affronto alla quale la concupiscenza del capo l’avrebbe di sicuro condannata, ma che possa addirittura restarne infetta, a rischio della stessa sua vita. Con la moto precede Don Rodrigo alla mansarda-prigione e, liberata Lucia, l’accompagna al sicuro alla Comunità di Recupero per tossicodipendenti e malati di Aids “San Federico Borromeo”, consegnandola al suo Direttore, Fra Cristoforo, un frate attivo e coraggioso che aveva inutilmente tentato di convincere Don Rodrigo a lasciare in pace la povera Lucia.
Greesom, ormai completamente pentito, per riscattarsi dal male che adesso capisce di avere fatto, si offre di lavorare per la Comunità, se Fra Cristoforo vorrà accettarlo. Il buon frate lo incoraggia e lo rassicura che nella Comunità non solo potrà essere utile agli altri, con l’esempio di operoso ravvedimento, ma potrà ricevere quell’assistenza medica di cui abbisogna chi è nel suo stato di salute.
Dopo l’arrivo della madre di Lucia, Agnese, e di un don Abbondio lagnoso e sospettoso, fatto chiamare appositamente da Fra Cristoforo su richiesta del Cardinale Borromeo, compare di nuovo in scena Renzo il quale, stanco di latitare senza pace, ha deciso di costituirsi per potersi difendere dalle accuse. Scopre così con sorpresa e gran piacere che la sua posizione processuale, in seguito alla morte per Aids di Slim, è assai più tenue di quella che lui paventava. Ma ancora un ostacolo si frappone alla felicità dei due giovani: Lucia, nel buio della mansarda, preda del terrore per il suo incerto destino, ha fatto voto alla Madonna di farsi suora se fosse riuscita a scampare l’ignoto pericolo.
Tutto però volgerà al sereno quando Fra Cristoforo spiegherà alla giovane che un voto fatto in quelle condizioni non ha valore alcuno. I due fidanzati potranno così coronare il loro tanto sospirato sogno d’amore.
DRAMATIS PERSONAE
Don Abbondio Un parroco pavido e indolente
Perpetua Domestica di Don Abbondio
Greesom Luogotenente di Don Rodrigo
Slim Braccio destro di Gresom
Anna Fidanzata di Slim
Renzo Giovane onesto ma impulsivo
Lucia Sua promessa sposa
Agnese Madre di Lucia
Fra Cristoforo Coraggioso e intraprendente Frate
Suor Germana Collaboratrice di Frà Cristoforo
Suor Galdina Altra Collaboratrice di Frà Cristoforo
Gervaso Titolare di un Pub
Maresciallo Pisciotta Grasso e incapace poliziotto
Appuntato Cacione Suo assistente nelle indagini
Due barellieri
Avventori del Pub
CORO NARRANTE
SCENA PRIMA
L’azione si svolge all’interno della Sacrestia della Parrocchia del Redentore di cui Don Abbondio è appunto parroco. L’ambiente è arredato lungo la parete frontale con bassi armadi in legno su cui poggiano diverse statue lignee tra cui la Madonna col Bambino, Sant’Ambrogio, San Giuseppe ed altri. Al centro capeggia una scrivania con poltroncina interna e sedie esterne, tutte in legno. Sopra la scrivania un Crocifisso. A sinistra del pubblico la porta che dalla Chiesa immette nella Sacrestia; a destra altra porta che immette nella Canonica ove abitano il parroco e la sua domestica. Alla scrivania sta seduto Don Abbondio che recita le orazioni dal suo Breviario. Ogni tanto solleva gli occhi al cielo, seguitando a mormorare le sue preci; nel far ciò, chiude il Breviario tenendovi l’indice della mano destra a mò di segnalibro e, con la stessa mano destra lo adagia sul ripiano della scrivania, poggiandovi sopra l’altra mano e assumendo un’aria di mistica contemplazione. L’uomo, di circa 60 anni, un po’ rotondo di fattezze e non troppo alto di statura, con pizzo e baffi bianchi e radi, è vestito con l’abito talare tradizionale di colore nero e bottoni che vanno dai piedi al soggolo e termina con colletto bianco e rigido.
SCENA PRIMA (Don Abbondio, Greesom e Slim)
I due Road’s Rats vestiti con pantaloni di jeans e giubbotto, pure di tela jeans, sul cui dorso si nota l’applicazione di uno stemma di stoffa raffigurante un grosso topo di fogna, indossano grossi scarponi neri e alti sulla caviglia. Grosse borchie di metallo si notano sia sul giubbotto e sia sui pantaloni, mentre sulla maglietta che si intravvede sotto il giubbotto si noteranno alcuni stemmi, anch’essi di metallo. Sono entrambi alti ma Greesom è più robusto e imponente.
Greesom – (entrando rumorosamente in scena senza bussare, con voce imperiosa )
Ehi, di casa!
Slim – (trattenendosi sulla porta e bussandovi violentemente, in tono sguaiato)
Greesom, hai forse dimenticato le buone maniere?
Don Abbondio – ( trasalendo, alterato e contrariato, tenterà di alzarsi dalla poltroncina)
Ma, ma signori, vi prego……..Non è questo il modo di……..
Greesom – ( posando pesantemente una mano sulla spalla di Don Abbondio e obbligandolo a star seduto)
Il nostro reverendo non si formalizza mica, vero?
Don Abbondio – (Con evidente paura, avendo osservato meglio i due, cambia repentinamente atteggiamento, divenendo ossequioso)
Certo che no ! Figuriamoci! Si accomodino, pure! Cosa comandano, lor signori…….
Greesom (dopo essersi seduto, imitato dal suo compare, che stenderà, osservato solo in tralice dal prete, i piedi sul bordo della scrivania, cominciando ad armeggiare con una impugnatura in ferro massiccio, in tono minaccioso)
Ci risulta che il Reverendo abbia fatto le pubblicazioni a due giovani fidanzati, tali Lucia Mondella e Lorenzo Tramaglino………
Don Abbondio – (senza troppa convinzione)
Non io, signori, non io! Eventualmente io pubblico a richiesta! Vedete, io sono il servo, e sono i fedeli che comandano…….
Slim – (stendendo il pugno, che adesso indossa l’impugnatura in ferro, verso il prete)
Insomma li conoscete o no, questi fidanzati?
Don Abbondio – (ritraendosi)
- Ma sapete, io conosco tanta gente! Tutti vengono qui, per battesimi e offizi religiosi vari. Anche per matrimoni, ben si intende….. Si sa come sono i giovani……impulsivi….frementi………Come avete detto che si chiamano? Trava…mi…
Trava……gli…….
Greesom – (alzandosi di scatto e afferrandogli l’ orecchio con la mano )
- Questo matrimonio non s’ha da fare, Reverendo, né ora, né mai!!!! Siamo intesi???
Don Abbondio (cercando di sottrarsi alla morsa della di Greesom)
Ahi, ahi, mi fate male…
Slim (alzandosi in piedi e mettendogli il pugno ferrato sotto il naso e ridendo sguaiatamente)
Con questo ho fatto la fortuna di più di un dentista in città. Come si chiama il vostro cavadenti di fiducia?
Don Abbondio (che nel frattempo tenta, divincolandosi, di liberare l’orecchio dalla morsa di Greesom, si toccherà la mascella sinistra alquanto spaventato)
No, no…… per carità………..Vi prego io non…………..
Greesom (rivolto inizialmente a Slim in tono di finto rimprovero, allontanando dal viso di Don Abbondio il pugno di ferro con la sua mano sinistra)
Ma Slim, non ci sarà bisogno di queste misure estreme, fra noi galantuomini, nevvero signor curato?
Don Abbondio (annuendo con frenesia)
Certo che no! E quando mai……..
Greesom (mollando l’orecchio e stando in piedi, come se niente fosse accaduto)
A proposito di galantuomini! Le manda i saluti l’Eccellentissimo Don Rodrigo Ramirez de Barranquilla, il nostro principale…
Don Abbondio (con un sussulto interrogativo, alzandosi in piedi in segno di rispetto)
Don Rodrigo…ma…quel….. Don Rodrigo…?
Greesom (con appropriata enfasi, in tono di commiato)
Ebbene sì, proprio quello! Il cugino del Conte Attilio Mendoza de Almaviva! E tanti saluti anche da lui!
Don Abbondio (con un altro sussulto, inchinandosi ossequioso)
Oh, grazie, grazie! Contraccambiate, naturalmente! I miei ossequi……..
Greesom (accommiatandosi)
Presenteremo, non dubiti, vossignoria!
Slim (prima di seguire il compare, in tono ironico, rimostrando il temibile pugno)
E tanti saluti al suo dentista!
Greesom (voltandosi, poco prima di uscire dalla porta, portandosi il dito indice alle labbra)
E….mi raccomando…… Silenzio! Con chiunque! Se ci tenete a voi!
Slim (mostrando ancora il pugno di ferro)
E ai vostri denti!
(Usciranno di scena con un buffo inchino e un gesto della mano destra come se si levassero un immaginario copricapo dalla testa; don Abbondio si porterà le mani al viso in segno di disperazione estrema!)