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Si dice che errare è umano ma perseverare diabolico. E sì che si era già incappati nella cocente delusione offertaci dal primo film dedicato alle creature di Peyo, con questo secondo capitolo la musica non cambia. E' noia, forse più che nel film precedente, l'andamento prevedibile è in linea con il passato. Anche questa volta i puffi si troveranno a dover interagire con gli umani, lo scenario è la ville lumière dove Gargamella (Hank Azaria) è divenuto un illusionista di grande fama con permesso di esibirsi persino all'Operà parigina. Sempre alla ricerca della magia sprigionata dai puffi blu il mago e il fido gatto Birba fanno rapire Puffetta da due puffi grigi creati in laboratorio da Gargamella stesso: Pestifera e Frullo. Come accadeva già nel primo film il gruppo di puffi che correrà al salvataggio di Puffetta e che interagirà quindi con gli umani è assai ristretto e formato da Grande Puffo, Puffo Vanitoso, Tontolone e Brontolone.
Il cast umano è arricchito, se così vogliamo dire, dal padre adottivo di Patrick (Neil Patrick Harris), un omone esuberante di nome Victor (Brendan Gleeson) e dal figlio di Pat e Grace (Jayma Mays), il piccolo Blue. L'aspetto educativo punta questa volta sull'amore per la figura paterna e quello che da questa si riceve anche quando non è quella biologica. Ad assolvere questo compito troviamo da una parte Victor, mai troppo amato dal figlio adottivo Patrick, e dall'altra il Grande Puffo, sorta di figura paterna per Puffetta.
Tenendo conto che, al contrario di quanto accaduto con il film precedente, Laura non si è addormentata ma ha anzi gradito il film, il target giusto è probabilmente quello dei bambini non piccolissimi ma al di sotto dei dieci, anche la morale un tanto al chilo in questi casi può andare a segno. Inoltre ho trovato la Mays meno pedante, la presenza di Gleeson un tantino rinfrescante e più naturale l'interazione tra i puffi animati e gli attori in carne e ossa rispetto alla prima pellicola. Anche valutando questi piccolissimi aspetti positivi il film rimane di una noia disarmante, anche l'interpretazione di Azaria, unica nota di colore nel capitolo precedente, qui non si discosta dal p(i)attume generale.
Essendo un papà che solitamente si diverte a guardare i film con la sua bambina il mio consiglio è questo: cari papà, fate vedere questo film ai vostri bambini in compagnia della mamma, voi, cari papà, approfittatene per farvi i fatti vostri per quell'oretta e mezza e più.
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