E’ cominciato il dopo-Marchionne. Ovvero il dopo accordo separato, con lo sconquasso deciso nelle relazioni tra sindacati e datori di lavoro. Già la Fiom ha convocato il proprio comitato centrale per il 29 dicembre. Inizia una nuova era che riporta le lancette dell’orologio, come ha detto Aris Accornero, agli anni 50. Un’era che, almeno per ora, supera il contratto nazionale e sradica l’attuale metodo di elezione dei delegati sindacali, assegnando il compito ai funzionari. Una botta alla democrazia.
L'interrogativo riguarda quanto potrà succedere e qui appaiono orientamenti diversi all'interno della stessa Cgil. La maggioranza dei metalmeccanici di Landini punta sullo sciopero generale come carta vincente. La scelta è stata discussa nelle riunioni degli organismi dirigenti confederali senza giungere a una scelta conclusiva. E’ bene ricordare che nel passato gli scioperi generali hanno avuto obiettivi precisi, come la spallata finale per la conquista di una fase contrattuale. Hanno, in qualche caso, fatto cadere i governi. Oggi quale può essere l’obiettivo, per non essere limitato ad un atto di protesta? Sono motivi di discussione. E’ probabile che la Fiom decida che siano i lavoratori della Fiat e poi l’intera categoria a scendere in campo. Mentre la Confederazione ha promosso un’assemblea delle Camere del lavoro, nonché marce territoriali del lavoro. Iniziative capaci di affrontare i problemi sempre più gravi della contrattazione sociale (le misure governative hanno colpito i servizi forniti dagli Enti Locali). Una premessa a mobilitazioni più vaste.
Un altro aspetto sul quale la discussione è intensa riguarda il referendum annunciato alla Fiat e che avrà per oggetto l’accordo separato. E’ chiaro che tale intesa, come dice la Fiom, ha le vesti di un ricatto vero e proprio e investe diritti irrinunciabili riguardanti l’intero mondo del lavoro e che quindi non dovrebbero essere sottoposti al voto di una solo azienda. E però l’istituto del referendum è sempre stato rivendicato dalla Cgil come strumento utile. E inoltre c’è’ chi si chiede se non sia meglio stare all’interno di quel voto che estraniarsi.
Sono interrogativi che investono anche il futuro della contrattazione. C’è chi da per scontato il fatto che la battaglia sia persa (così come da per finito il rapporto con Cisl e Uil) e chi invece è convinto di poter poggiare sulle contraddizioni interne alla Confindustria che avrebbe avuto garanzie sul fatto che “l’uscita” Fiat dal contesto nazionale sarebbe provvisoria. La dimostrazione di una presenza di serie perplessità confindustriali è venuta dall’atteggiamento relativo alle rappresentanze sindacali. La presidente Emma Marcegaglia in un recente dibattito con Susanna Camusso aveva raccontato con benevolenza le intenzioni di Marchionne. Era stata però “bocciata” dalla riunione dei presidenti della sua associazione che avevano chiesto di non scardinare il sistema scardinando le Rsu e di non creare inutili conflitti coi sindacati. Sanno che la nuova era potrebbe essere anche l’era di una guerra infinita, dannosa per tutti, mentre il Paese va a catafascio.