Novità nei rapporti fra Italia e India. Dal 5 dicembre Jet Airways, la più grande linea aerea privata indiana, collegherà tutti i giorni con un volo diretto Milano Malpensa a Delhi, con coincidenze per 42 destinazioni indiane oltre che per Sri Lanka, Thailandia e Nepal. (Se ne parla anche in questo blog).
Naresh Goyal
Giunto a Milano per presentare le novità, il fondatore e presidente di Jet Airways, Naresh Goyal (नरेश गोयल) ha dichiarato che il capoluogo lombardo «è una meta strategica, essendo il fulcro del commercio e del business in Italia. La nostra compagnia crede fortemente nell’aeroporto di Malpensa. Il commercio bilaterale fra India e Italia oggi vale piu’ di 8 miliardi di dollari e si prevede superera ‘ presto i 10 miliardi di dollari. Oggi l’Italia si posiziona fra i 5 top partner commerciali per l’India in Europa. Vorrei ricordare che l’India nel periodo di crisi e’ cresciuta del 7,8% e prevediamo una crescita superiore fino al 9%. Nel nostro Paese ci sono 350 milioni di persone appartenenti alla classe media e 30 milioni molto ricche, che vogliono venire in Italia e spendere il loro denaro. Oggi il flusso di passeggeri è pari appena a 200.000 persone. Considerando che la popolazione dell’India e’ pari a 1,2 mld di persone potete immaginare quale sara’ l’aumento dei passeggeri».
Grande soddisfazione è stata espressa naturalmente da Rocco Sabelli, a.d. di Alitalia (che opererà i voli Jet Airways) e da Giuseppe Bonomi, presidente di Sea, che ha ricordato un’altra prospettiva di sviluppo di Malpensa: «gia’ dalla prossima primavera sara’ disponibile la tratta Milano-Pechino grazie ad Air China».
Tornando alle affermazioni di Naresh Goyal sulle prospettive di crescita dell’interscambio commerciale italo-indiano, qui ci sono le cifre fornite da Mondimpresa (agenzia per la mondializzazione dell’impresa, del sistema italiano delle Camere di Commercio), cifre a cui seguono queste interessanti considerazioni:
Se i volumi complessivi dell’interscambio bilaterale tra India ed Italia appaiono ancora modesti, risultano molto confortanti la loro curva ascendente e la continua crescita del dato percentuale dei due sistemi economici, anche attraverso lo stabilimento di società italiane in territorio indiano e l’avvio di joint ventures. L’incremento dei volumi relativi alle esportazioni italiane in India di macchinari industriali (soprattutto in campo tessile e calzaturiero), uniti ad un incremento nei due sensi dei prodotti semilavorati in pelle, testimoniano un processo di delocalizzazione su filiere produttive integrate, che riguarda soprattutto la piccola e media industria. In altri termini, la graduale riconversione dell’economia indiana da economia trainata essenzialmente dai servizi ad economia complessa, con un mix di manifatturiero e di terziario, ha certamente giocato a favore dell’Italia, che vede nelle macchine utensili la sua prima voce di export.
Appare peraltro fondamentale consolidare una strategia basata non solo sul commercio ma anche su un più forte radicamento delle rispettive realtà produttive nei due Paesi. La tradizionale debolezza italiana in fatto di investimenti in India, unita al ritardo con cui, almeno fino al 2008, ci siamo mossi sul versante dell’attrazione degli investimenti indiani in Italia, rischia infatti di rendere il dato dell’interscambio commerciale effimero e poco sostenibile nel medio-lungo periodo.
Principali esportazioni indiane verso l’Italia: tessili e abbigliamento; veicoli e loro parti; accessori per abbigliamento; cotone; ferro e acciaio; calzature e loro parti; prodotti chimici organici; macchine e componenti per industria meccanica; macchine elettriche e loro parti; pelletterie in genere (escluso calzature); altri prodotti tessili; pelli grezze e cuoio; caffè the’, spezie; pietre e sali naturali; macchine ed impianti elettrici; pietre preziose e perle; articoli in ferro e acciaio; plastica; estratti per concia delle pelli, pigmenti e colori; fibre tessili artificiali; pesci e crostacei; ecc. ecc.
Principali importazioni indiane dall’Italia: macchine e componenti per industria meccanica; macchine elettriche e loro parti; prodotti chimici di base; macchine utensili; apparecchi audiovisivi; articoli in ferro e acciaio; articoli ottici, fotografici, di misura e medicali; forniture per progetti specifici; prodotti chimici vari; veicoli e loro parti; motori, generatori e trasformatori elettrici; prodotti farmaceutici; utensileria in metallo.
In base a quanto detto sopra, personalmente mi auguro che:
- il trend di crescita negli scambi commerciali italo-indiani si rafforzi, investendo con maggior forza il settore turistico nei due sensi (ivi compreso il cineturismo indiano, settore le cui potenzialità non sono ancora state capite in Italia);
- sull’onda di tale trend si stabiliscano finalmente continui e fecondi scambi culturali fra i due Paesi, come da molti anni accade fra l’India e i maggiori Paesi europei;
- l’Italia si accorga che la comunità indiana residente nel nostro Paese è una risorsa da valorizzare (per quanto riguarda gli imprenditori indiani) e anche da tutelare (per quanto riguarda i tanti contadini indiani che lavorano nelle nostre campagne, quasi tutti panjabi, certo meno fortunati e abili del loro connazionale Naresh Goyal, anch’egli panjabi).