Magazine Mondo LGBTQ
Fra qualche giorno, dopo il Pride nazionale (Napoli, 26 giugno) e quello di Roma (3 luglio), il mese più gay dell'anno si chiuderà. Cosa avremo portato a casa? Poco, probabilmente, e benché sappia perfettamente che non è un Pride che muoverà una legge, bisognerebbe tenere a mente che è per quello che si sfila, per le leggi, per i diritti, non per fingersi single e bere in compagnia alle quattro del pomeriggio. Nello stato in cui viviamo, però, temo che sia facile perdere di vista certi obbiettivi, non foss'altro perché a non averli mai avuti, e a non parlarne mai, si rischia anche di dimenticarsi che esistono (e che si possono avere).Non parlo solo delle ragazzine che sono gay dal venerdì alla domenica e poi stop, né di quelle che hanno l'agenda troppo fitta di serate in discoteca e aperitivi gay per inserire un impegno che sia sociale, o politico, o che. Parlo anche di noi lesbiche troppo impegnate politicamente, che a forza di essere esposte (volenti o nolenti) allo stato delle cose, alla televisione di stato, al (cattivo) senso comune dell'italiano medio, corriamo il rischio di lottare per il principio e non per la realtà, perché nella realtà, ormai, abbiamo smesso di sperare.Io ho ricevuto una bella scossa quando meno di un anno fa sono stata in Irlanda con Etwas. Grazie a questo blog (davvero, grazie blog) abbiamo passato una piacevolissima serata con Veronica ed Eva, che ci hanno portato a mangiare il più buon hamburger vegetariano della storia e che sono, semplicemente, delle persone adorabili.Veronica ed Eva, qualche mese fa, hanno annunciato il loro matrimonio. Scossa numero uno.Veronica ed Eva, qualche mese fa, hanno annunciato che saranno mamme. Scossa numero due.Si sa che all'estero ci si può sposare e fare la fecondazione artificiale, si sa, ne abbiamo anche scritto, ma conoscere delle persone che lo stanno facendo cambia davvero le carte in tavola. Ti fa sentire in maniera diversa. Per questo motivo ho pensato di farle parlare attraverso questo blog, così da passare un po' di questa scossa anche a voi, così che non perdiamo di vista la realtà ripiegandoci nel principio.
Prima di tutto, presentatevi.Veronica, 29 anni a luglio, sono italiana ma vivo a Dublino dal 200. Eva, 35 anni, spagnola, vive a Dublino da quasi 10 anni. Stiamo assieme da 5 anni, ci siamo conosciute nella verde campagna irlandese e nonostante nessuna delle due volesse ammetterlo, fu amore a prima vista.All'inizio fu difficile accettarlo, un sentimento così grande faceva paura e lo abbiamo tenuto nascosto. Era il nostro segreto, rendeva tutto più eccitante ed era anche più facile, essendo lontane da casa e dai giudizi degli altri non bisognava rendere conto a nessuno delle nostre azioni. Io, allora, mi trovavo in Irlanda per un progetto di volontariato. Quando è finito sono rientrata in Italia per l'estate, con l'idea di tornare in Irlanda a settembre per cercare lavoro. La lontananza, però, fu insopportabile, tanto che alla fine anticipai il mio volo per rivederla. Mi trasferii nel monolocale di Eva, a Dublino, con l'idea di cercare una stanza non appena avessi trovato lavoro. Non me ne andai più! Stavamo talmente bene che ci sembrava stupido dormire lontane e pagare due affitti. Ora, dopo quasi sei anni e cinque traslochi, continuiamo a vivere assieme. Abbiamo affittato una casa con una stanza in più e il giardino, dato che fra poco saremo in tre!
Com'è essere gay in Irlanda? E' una nazione così cattolica come la descrivono?In realtà no. La Chiesa, qui, ha fatto più danni che altro e la gente è consapevole degli abusi perpetrati dai preti e dalle suore sugli studenti delle scuole cattoliche. Il risultato è che oggi gli irlandesi non si fidano più della Chiesa. Non hanno perso la fede in Dio ma hanno sicuramente perso il rispetto per una categoria di persone che ha permesso atrocità e abusi per anni e anni. Gli irlandesi hanno una mentalità aperta, accettano facilmente la diversità. La maggior parte delle persone LGBT in Irlanda ha fatto coming out sul lavoro e con la famiglia, che spesso manifesta assieme a loro.
Dopo quanto tempo avete pensato ad avere un figlio?L'idea di costruire una famiglia ha sempre fatto parte dei nostri sogni. Abbiamo cominciato ad informarci circa tre anni fa. All'inizio abbiamo contattato una clinica di Londra (London Women Clinic), convinte che in Irlanda fosse impossibile, poi una collega di Eva ci ha detto che una clinica a Dublino trattava single parents e same sex couples, e così è iniziato il nostro percorso.
Qual'è la situazione dei diritti in Irlanda?E' un po' complicato. C'è un disegno di legge per le coppie (che dovrebbe entrare in vigore a Dicembre) di fatto simile a quello in vigore in Gran Bretagna, ma non comprenderà i diritti sugli eventuali figli della coppia. La comunità LGBT si sta quindi battendo perché anche questo aspetto venga considerato (www.marriageequality.ie, www.lgbtnoise.ie)La fecondazione artificiale e quella in vitro (con donatore anonimo o conosciuto) è possibile per tutte le coppie, basta pagare. Ovviamente si tratta di procedimenti molto cari, ma si occupano di tutto loro. L'adozione però non è possibile, per le coppie gay. E' concesso l'affido, ma crea dei problemi perché solitamente i bambini vengono adottati dalla famiglia ospitante, e nel caso di una coppia gay questo non può succedere, e chi ci passa ovviamente sono i bambini.
Avete mai pensato di trasferirvi in Italia o in Spagna?Abbiamo provato a vivere in Italia nel 2008: siamo durate tre mesi e siamo tornate in Irlanda. Il fattore lavoro (non trovavamo nulla) ha inciso molto sulla nostra decisione, ma se ci fossimo fermate sono sicura che avremmo comunque intrapreso lo stesso percorso. Anzi, penso che non ci si debba scoraggiare e rinunciare ad avere un figlio solo perché non ci sono leggi o perché la gente non capisce. Le persone hanno paura di quello che non conoscono, più ci saranno famiglie come le nostre e più verremo considerati "normali". L'idea di trasferirci in Spagna, invece, c'è, ma non ora. Abbiamo ancora tante cose da fare nella belle Irlanda. Siamo consapevoli, però, che in Spagna saremmo tutelate come famiglia e da un punto di vista legale, e in più con un bimbo in arrivo sappiamo quanto sarà importante la vicinanza e l'aiuto della famiglia. Quindi chissà… ci sentiamo cittadine del mondo, anche se siamo orgogliose della nostra cultura, che trasmetteremo a nostro/a figlio/a.
Cosa consigliereste a chi vuole intraprendere il vostro stesso percorso?Consiglio di non abbattersi. Decidere di mettere al mondo un essere umano non è facile, il processo a livello emotivo può essere veramente duro, ma se il vostro istinto ve lo suggerisce non rinunciate per paura o, peggio, per colpa dei giudizi. Siate orgogliose di essere come siete.
Veronica ed Eva hanno un blog (in italiano) che racconta questa esperienza: aspetto un'emozione. Sono inoltre disponibili per maggiori informazioni (prezzi, cliniche, etc.). Scrivendo al solito indirizzo ([email protected]), faremo avere loro la mail.
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