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I segni della civiltà

Da Maestrarosalba
I segni della civiltà Non so neppure se questo sentire che mi ha accompagnato per anni fosse un fatto condiviso da altri,  o se non fosse un pensiero mio solitario. Fatto sta che già a metà di agosto approssimandosi il rientro a lavoro, anni fa, cominciavo a figurarmelo questo rientro. Mi succedeva da studentessa, per un ordine di motivi diversi ovviamente, e mi succedeva da insegnante, soprattutto nel periodo in cui lavoravo  nella scuola Infanzia. Quello che mi accompagna oggi è diverso rispetto ad allora. Quell'attesa piacevole  di qualche anno fa è sbiadita, sostituita dal senso di responsabilità e dal peso che caratterizza portare avanti una classe di scuola elementare, dalla certezza che i rapporti con i colleghi, un tempo fatti di divergenze ma anche di divertimento insieme ai bambini, sono oggi di una qualità marcatamente diversa.
Alla scuola Infanzia si torna un po' tutti a giocare, bambini e insegnanti, ed è quello il bello dell'avventura. Alla scuola Primaria ad un certo punto, verso la fine della terza, si smette di giocare, e sulle spalle si forma il carico di un apprendimento che diventa più compiuto e che fatalmente si scontra con l'inizio dell'adolescenza dei bambini non più bambini. Sarà che la concentrazione richiesta sul fronte bambini/genitori è notevole, ma si capisce presto che i rapporti coi colleghi sono generalmente ritenuti meno importanti. Si percepisce che la competizione è spesso il condimento delle relazioni, non il più antipatico diciamolo, ché le cose brutte sono altre, ma neppure il migliore per rinsaldare rapporti umani. Alla scuola Primaria si finisce che ciascuno corre per sé, come gli insegnanti così gli alunni, per quanto si provi a creare gruppo, la pausa estiva stratifica ogni cosa costringendo ogni anno a riniziare da capo, nulla cementa, anno dopo anno una cosa copre l'altra. Sarebbe sbagliato attribuire colpa di ciò a qualcuno. Negli anni le riforme, l'enorme aumento dei contenuti, un'attenzione mediatica sempre troppo alta e sulle cose che contano di meno, una frontalità con i bambini più marcata e sfibrante, una burocrazia più pressante hanno rimosso quegli aspetti di divertimento che devono caratterizzare una buona scuola anche sul fronte docente.  Quando pensiamo al divertimento del bambino che non significa passare il tempo a ridere, ma vivere in un clima buono e adatto a lui, non riflettiamo abbastanza se il clima intorno ai docenti, che non è fatto solo di colleghi, ma anche e soprattutto di organizzazione sia teso a far star bene.  E allora non è che non sono contenta di rientrare, io per fortuna uno spazio di divertimento me lo sono ritagliato con le famiglie, con i bambini per primi e i qui in rete con chi mi legge, però ecco, credo che un'attenzione maggiore verso chi passa tanto tempo con i bambini, che a scuola sono figli di tutti, sarebbe un segno di civiltà e forse un investimento sul futuro. Investimento con quotato in borsa, me ne rendo conto, ma forse non meno importante anche se non produce PIL, anche perchè ciò che produce benessere dovrebbe valere di più perché collegato ai sogni e alla vita delle persone dai quali dipende il futuro di altre persone.
E a me basta queste riflessione per cancellare  l'incertezza e la fragilità legata al rientro a scuola di questi ultimi faticosi anni. E a voi? © Crescere Creativamente consulta i Credits o contatta l'autrice.

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