NELLE stanze romane, a muovere le leve del comando sono in 945 fra deputati e senatori. Sono loro che, grazie ad una traslazione di senso coniata giust’apposta per i potenti di casa nostra da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo nel 2007 e ripresa da blogger operanti dalle Orobie alla Sila, si sono guadagnati il titolo di casta. Ovvero, letteralmente, una gerarchizzazione rigida della società in cui il progresso è escluso ed è impercorribile, per un “inferiore” giungere in alto. La maledizione del rango, dunque. O, viceversa, la sua benedizione.
Bene, abusando non poco della cosa – oggi il potere è rappresentazione di un mondo composito in cui si amalgamano ex figli del popolo, massoni, medici di base e semplici impiegati – l’Italiano percepisce castale questo accentramento. Che dà oneri, ma anche tanti onori.
Il 7 luglio 2009, per fare chiarezza sul lavoro e sul ruolo dei Ministri e degli eletti, e grazie all’impegno dei Radicali (in parlamento grazie alla “stampella” Pd), Montecitorio e Palazzo Madama approvano una mozione in cui viene resa pubbliche e fruibili, a tre mesi dall’insediamento, le dichiarazioni dei redditi di tutti i “delegati del popolo”. Clamore, gioia programmata. Poi, a distanza ormai di due anni, la situazione è diversa.
Mario Staderini, segretario del partito presieduto da Marco Pannella, sciorina il dato nazionale, ammettendo mestamente il fallimento dell’operazione. Per svogliatezza o per cattive pratiche, ad oggi, sono disponibili in rete soltanto i documenti di 123 parlamentari. Pochino. Ancor più evidente se tradotto in percentuale: 13.02%.
LA PUGLIA - Miserabile il dato pugliese. Dei 43 deputati eletti, soltanto 5 hanno aperto alla rete il loro portafogli. Va addirittura peggio al Senato, dove nessuno dei 21 eletti ha depositato il proprio 730 ai fini della pubblicazione. Questione di privacy? Per niente, la norma vincola in tal senso. Gli unici che hanno risposto presente sono Dario Ginefra, Francesco Boccia e Gero Grassi del Partito Democratico, Pierfelice Zazzera di Italia dei Valori e Lorenzo Ria, leccese, UdC. La media, pari all’11.6 punti percentuali, è al di sotto anche del bassissimo dato nazionale.
La risposta potrebbe trovarsi in quelle revisioni tendenti al positivo dei loro bilanci personali. Al di là delle curiosità su nuove case, auto cambiate e via dicendo, quasi tutti gli eletti pugliesi hanno visto ritoccare ad aumento il loro budget annuale. Così, il reddito complessivo di Gero Grassi, ad esempio, è passato a 137.670 euro, ovvero, quasi quattromila euro in più rispetto al 2009 (circa mezzo anno di stipendio di un lavoratore precario di un call center meridionale). E l’ex responsabile provinciale del Pd è uno dei meno fortunati. Guardando sempre alla voce del reddito complessivo, il dipietrino Zazzera ha visto una lievitazione del proprio patrimonio nell’ordine dei 30 mila euro (dai 91.551 del 2009 è schizzato a 125.577 euro dell’anno passato), seguito a ruota da Ginefra (+ 28.306 frutto del balzo dai 96.408 del 2009 ai 124.714 del 2010) e Ria (+ 28.055, in virtù dei 134.635 euro di reddito complessivo rispetto ai 106.580 dell’anno precedente). Si è invece “impoverito” Francesco Boccia. Il due volte perdente alle elezioni regionali tra 2009 e 2010 fa registrare una diminuzione del reddito complessivo di quasi 50mila euro, passando da 176.070 euro a 127.066. Osservazione importante: nessuno della maggioranza di Governo.
LA CAPITANATA - Ovvero, Inglorious, senza gloria. Fanalino di coda regionale e nazionale, la Daunia. Dalle segreterie politiche degli eletti foggiani non è giunta neppure una dichiarazione dei redditi. Un comportamento trasversale, comune al centrodestra ed al centrosinistra. Nell’ordine alfabetico: Michele Bordo (pd), Angelo Cera (Udc, sindaco di san Marco in Lamis), Tonio Leone (Pdl, Vicepresidente della camera dei Deputati), Antonio Pepe (Pdl, Presidente della Provincia di Foggia) alla Camera e Colomba Mongiello (Pd) e Carmelo Morra (Pdl, sindaco di Monteleone di Puglia) al Senato sono assenti dalle liste online.
I VIRTUOSI FUORI PORTA - Innanzitutto i comportamenti “virtuosi” di due dauni lontani dai confini della provincia di Foggia. Sono infatti consultabili le dichiarazioni dei redditi di Lucio Stanca ed Emilia Grazia De Biasi. Il primo, Stanca, ministro per l’Innovazione e le Tecnologie nel secondo e terzo Governo Berlusconi, e in seguito amministratore delegato della Società di Gestione Expo Milano 2015 S.p.A., nativo di Lucera ma eletto deputato nel 2008 nella Circoscrizione Piemonte, fa registrare un boom di oltre il 100% in un anno, passando dal reddito complessivo di 230 mila euro del 2009 a quello di poco meno di 495 mila dell’anno passato (con un differenziale in positivo di 200 e rotte mila euro).
La seconda, De Biasi, deputata piddina eletta in Lombardia, è invece originaria di San Severo. Anche lei, come la maggior parte dei suoi colleghi, fa segnare un deciso aumento di capitale, passando, come reddito complessivo, dai 152.460 euro del 2009 agli oltre 167 mila dell’anno scorso.
I GRANDI ASSENTI – Per la serie predica bene e razzola male. Nel marasma dei “poco accorti”, sono rovinosamente cascate anche persone che hanno condotto, nel corso del loro “laicato politico”, battaglie per trasparenza e legalità. O, peggio, che anche nel corso di questa legislatura hanno spesso e volentieri acceso le polveri della contesa attorno all’esigenza di chiarezza e verità. Per esempio, stupisce l’assenza di Anna Paola Concia, ala sinistra piddina, deputata. O quella del senatore-magistrato Gianrico Carofiglio e di Alfredo Mantovano, punta di valore della Commissione Antimafia.
Fra i big di Puglia, spiccano le caselle in bianco dei deputati Lorenzo Cesa (segretario nazionale dell’Udc), Massimo D’Alema (presidente del Pd), Raffaele Fitto (Pdl, Ministro agli Affari Regionali) e dei senatori Nicola Latorre (braccio destro e braccio sinistro di D’Alema, piddino di ferro), Adriana Poli Bortone (Noi Sud, ex prima cittadina di Lecce), Giovanni Procacci (Pd).
Nessuna comunicazione neppure da parte dell’inquisito ex Assessore Regionale alla Sanità Alberto Tedesco, subentrato il il 14 luglio 2009 a Paolo De Castro, che, fino ad allora, non aveva presentato nessun documento.
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I segreti dei parlamentari foggiani. Nessuno ha presentato il 730 (5 in tutta la Puglia)
Creato il 25 luglio 2011 da RadicaleliberoPossono interessarti anche questi articoli :
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