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I Signori della Srada- XXVII

Da Albix

thumbnailCA01WF08Insomma in questo snack-bar in fondo alla strada avrei potuto consumare un rapido boccone ed un thè in quattro e quattrotto, perché di lì a poco avrei avuto parecchio lavoro, con le strade che presto si sarebbero riempite di gente in giro per il lunch-time e per molteplici altre incombenze.

Nel mio percorso incontrai Mickle, un simpaticone già avanti negli anni, originario del Kent che, avendo a traino il suo carrettino di ombrelli, incominciava la sua lenta cantilena tra l’indifferenza generale dei passanti.

Non so come né perché, ma tutte le volte che lo incontravo per strada col suo carrettino, era sempre successo che, in un modo o nell’altro, il cielo si oscurasse e scaricasse,  quantomeno un copioso acquazzone, nel giro di un’ora, massimo due. Tant’è che qualcuno, forse un collega della Compagnia, i cui interessi e profitti erano con evidenza inversamente proporzionali alla pioggia ed al maltempo, mi aveva suggerito che appena l’avessi visto in azione, mi sarei dovuto precipitare a toccare, a mò di scongiuro, qualcosa in legno (materiale che sostiutisce il ferro di noi Italiani nelle consuetudini superstiziose degli Inglesi). La sua fama di menagramo, vera o presunta che fosse, veniva accresciuta dal fatto che vestiva sempre di nero, così come scuri erano il suo viso, i suoi occhi e, nonostante l’età, anche i suoi capelli.

Mickle era un ex-marinaio ed io, che se avessi deciso di seguire le mie superstizioni più che il legno, mi sarei affrettato a toccare delle altre cose, avevo preferito istintivamente farmelo amico, così come, del resto, cercavo di fare con tutti gli operatori commerciali piccoli e grandi che andavo conoscendo nella strada.

Mi aveva così confidato dei suoi legami di amore e odio con l’acqua, e di come, una volta lasciato il lavoro in mare aperto, non riuscendo a sciogliere completamente quei vincoli che lo legavano all’elemento liquido, avesse deciso di continuare a coltivarli attraverso l’attività di venditore ambulante di ombrelli, agevolato dal fatto  che riusciva a leggere il tempo e sentiva l’arrivo della pioggia nelle sue ossa, nei suoi reumi, prima ancora che essa si annunciasse nelle mutazioni del cielo.

E seppure non dubitassi più di questo suo potere, gli chiesi:
- “ Pioverà, oggi, old Mickle?”
- “ Oh certo!” – fece lui arrestando il suo carrettino – “Sono davvero spiacente, mio caro amico, ma dovrai rimandare un po’ dei tuoi affari a stasera”-. Poi dopo avere annusato l’aria come un cane da caccia, continuò nello stesso tono di voce cordiale e solenne: – “Solo un’oretta di pioggia per ricordare a questi sprovveduti che a Londra, uscire senza ombrello, è davvero una grande imprudenza!”
- “ Sono fortunato che ci sia tu”, – dissi ancora ridendo –“ ma come fai ad esserne tanto certo? Qual è il tuo segreto?”
- “Se te lo dicessi, mio giovane amico”- mi rispose con un tono serio e lievemente dispiaciuto- “ non sarebbe più un segreto. Comunque eccoti un ombrello; me lo pagherai quando vorrai e ad un prezzo veramente speciale!”
- “ No, grazie”- negai io cortesemente – “ lo dimenticherei sicuramente sul treno o da qualche altra parte; anch’io sono fra quegli sprovveduti europei che escono senza ombrello!”
- “ Tu sei O.K.! Tu sei un  bravo ragazzo!”- mi fece lui per tutta risposta, strizzandomi l’occhio con fare complice e accattivante- “ E abbi cura di te.”
- “ Buona fortuna “- gli ribattei io.  Lo lasciai che già qualche goccia di pioggia cadeva giù. E prima di entrare nello snack, notai che qualche sprovveduto turista gli si era già avvicinato e lui gli mostrava con cerimoniosa mirabilia l’apertura possente ed estesa dei suoi ombrelli.

……..continua…….


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