Magazine Europa

I Signori della Strada-XXIV

Da Albix

thumbnailCAHZGGN5Hanno cominciato entrambi come venditori, poi Terry, più ambizioso e capace, si è fatto strada; ora, in Azienda, è il numero due, primo dopo Brian Brook, il Boss.
Gira con il suo furgone e rifornisce i punti vendita, aiutato dal suo braccio destro, uno scozzese di nome Ivan; e quando non è in giro, lavora in ufficio. Vita dura, da emergenti. E’ simpatico, però. Non vuole farsi strada con arroganza o rompendo le balle ai dipendenti: è cortese, anche al di là e diversamente dalla fredda e formale cortesia inglese. La sua è piuttosto una rude cortesia di estrazione cockney, oserei dire; rude e sostanziale.
Mi presenta la sua “girlfriend”, una brunetta di classe, con un sorriso timido e accattivante. C’è anche Alan, il fratello maggiore di Bob, uno spilungone che parla uno “slang” londinese doc e che mi fa sempre, nelle rare occasioni in cui ci incontriamo, dei giochi di parole impossibili a capirsi  per uno straniero. E Bob, tra le risate generali che tali scherzi suscitano tra i presenti, cerca, non senza imbarazzo e difficoltà, di spiegarmi.

Fra una battuta e l’altra trova anche il modo di lamentarsi perché c’è soltanto il thè da bere,  nonostante il  Boss, a suo dire, sappia benissimo che a lui piace la birra.

E’ trasandato alquanto nel vestire, al contrario di Bob e della sorella Marion, una piccoletta molto graziosa e ordinata che riesce a conferire, con il suo dolce parlare, dignità e armonia, anche allo scomposto dialetto londinese.

Per stare allo scherzo dico ad Alan che da piccolo, al mio paese, le toppe ai pantaloni come quelle che porta lui, le chiamavano “televisioni”.

Rideranno per settimane di questa mia “boutade”, quasi quanto risero per quella che feci una volta, litigando per una questione di lavoro, con un troppo pedante e maleducato netturbino, al quale, traducendo quasi letteralmente dall’italiano,  minacciai in tono arrabbiato: “I’ll break your neck!”.

Stamattina c’è anche Osvald, uno studente universitario un po’ cicciotello e gioviale che lavora per la Compagnia solo per qualche settimana all’anno.

C’è Tony, nome maschile, ma grande femminilità: è bella come un angelo che ti appaia in sogno. Ha fatto il tirocinio con me; è anche sensibile e intelligente; mi piace da matti. Peccato che, come mi ha confidato durante i tre giorni in cui ho cercato di insegnarle quel poco che ho a mia volta imparato dai miei istruttori sulle macchine e sui gelati, stia vivendo un amore tanto forte quanto contrastato con un ragazzo di colore, fortunato lui, il fratello nero, che si gode una così illuminante compagna.

Anche Mark è uno studente universitario; sta ad Ingegneria, come Osvald, ma è diverso, nel carattere e nell’aspetto. E’ il tipo inglese del Devonshire: longilineo, biondino, dalla pelle chiara e gli occhi azzurri, con il naso affilato, le labbra sottili e il mento volitivo. Ha una flemma davvero invidiabile. Non si scompone neppure oggi; anzi, oggi meno che mai. La sua familiarità nel salutarmi è compassata ma non scostante, affabile ma non calorosa, signorile ma non per questo fredda. In lui ammiro un autentico “gentleman inglese”.

-“Venerdì sei invitato anche tu al party per il mio compleanno”- mi fa Bob- “Non mancare perché ci saranno anche molte ragazze carine”.
-“Like the blue ones?”- gli faccio io per scherzo, alludendo al fatto che Bob, al lavoro, quando vede passare  una ragazza che gli piace, le fischia dietro, indirizzandole variopinte espressioni, fra cui ricorre spesso “Hey, blue!”, intraducibile ma eloquente espressione di ammirazione tutta anglosassone.
-“Caso mai, dopo la chiusura, possiamo andare tutti insieme con il furgone !”- propone Terry.
-“Sennò vieni da me, su a Oxford street, e si va insieme in treno”- aggiunge Bob con gentile insistenza.
-“Qual è lo scopo preciso di questa riunione, dunque?”- dico a mia volta, dopo aver assentito con lusinghiero imbarazzo alle loro profferte.
-“E’ quello di tenere le vacche oltre il cancello!” – mi fa Alan di rimando, dal suo stabile appoggio, a cavalcioni di una delle due scrivanie che si fronteggiano nell’ampio ufficio.
-“ Cosa significa?”- chiedo al fratello Bob che, come il resto della compagnia, si sta scompisciando dalle risate.
-“Niente”- interviene  Terry, che non volendo o non  potendomi spiegare la bizzarra espressione in cokney dell’eccentrico personaggio, preferisce riemergere nella sua veste professionale, guardando l’orologio – “ E’ una riunione che facciamo ogni anno a metà stagione. Un incontro così, per conoscerci meglio. Ne avremo anche degli altri. Ben ci tiene ad avere dei contatti con le sue maestranze.”

……continua……….


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazines