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I Signori della Strada – XXXIV

Da Albix

londra8-“Possiamo andare ora-“, fece Massimo, che aveva seguito con estrema attenzione le ultime fasi di quella concitata scena, sorridendo. – “Questo era il segno che aspettavo”- concluse poi misteriosamente, come parlando a se stesso. E rivoltosi a me direttamente, riprese:
- “ Vi va di venire da noi? Ho in frigo un paio di birre, ci facciamo una pastasciutta all’italiana, anzi al pesto genovese e si sta un po’ assieme.!”
-“ O.K. Dove abiti?”- gli chiesi io, accettando l’invito.
-“A Finchley Road”- fu la sua risposta – “Ti farò strada io!”- concluse mentre già metteva la moto in posizione con il motore acceso. Aspettò con il motore acceso che io accendessi il mio.

Io, che avevo l’accensione elettronica difettosa, faticai un poco con il pedale della mia moto. Prima di partire lo affiancai e, sollevandomi la visiera del casco, cercando di sovrastare il rombo dei due motori, gli gridai:

-“ Hai pensato a cosa avresti fatto se quei due energumeni di prima, quando ci hanno fissato da lontano, si fossero diretti verso di noi?”
-“No, non ci ho pensato”- mi rispose dopo aver portato il suo motore al minimo dei giri – “Un guerriero non fa mai di queste supposizioni. Non serve a niente farle. Un guerriero vive le cose come vengono e le affronta nel momento giusto, secondo l’istinto che lo guida in quel momento, né prima, né dopo!” E fatto ruggire il motore aggiunse: – ” Dai seguimi!”

E mentre li seguivo, per le strade illuminate e semideserte di Londra, fantasticavo di guerrieri valorosi e intrepidi che partivano a bordo di motociclette volanti alla conquista di nuovi confini astrali, pronti ad affrontare, in nome di una nuova fede, ogni nemico e qualsiasi pericolo.

Seguivo la scia della sua moto ed anzi mi pareva ch’io non facessi altro che mantenermi in quella direzione e che ne venissi risucchiato come in un tunnel di invisibile energia ed io solo adeguassi, attraverso il cambio del motore, la velocità della mia moto a quella della sua. Trovammo un po’ di traffico dal ponte di Hammersmith sino al tratto della M41 che percorremmo passando per la Shepherd’s Bush Rd; poi, una volta sulla Great Western Rd, il traffico ritornò a diradarsi e lo scenario cominciò a mutare.

Lasciammo quelle ampie strade dai palazzi lussuosi e moderni, ma dai muri sporchi di smog, per inoltrarci nella Londra più calma e tranquilla del North West, con i suoi viali alberati e le case in stile vittoriano, tutte a due piani, con i giardini che a quell’ora sembravano dormire all’ombra dei possenti platani ma che di giorno, e tanto più in quella stagione, sono splendenti di fiori multicolori amorevolmente seguiti dalle cure appassionate degli esperti giardinieri inglesi.

Fu una bella corsa. Solo una volta dovetti affiancare Massimo, dopo un incrocio, per ricordargli che in Inghilterra tutti i veicoli a motore devono circolare a sinistra. Si toccò il casco, all’altezza della fronte, e ridendo esclamò: “ Ah, già! ’Sti Inglesi son proprio strambi!”

Ad un certo punto lo vidi svoltare dalla “Shoot Up Hill” in direzione di una traversa sul lato sinistro e, dopo alcune altre svolte, lo seguii per imboccare un passaggio che ci immise in uno spiazzo antistante un edificio di colore rosa e con la porta bianca che brillava nella notte come se una fetta di luna fosse stata utilizzata, per incanto, a chiusura di quella casa. Ai lati dello stretto passaggio che conduceva dritto all’ingresso, i fiori del giardino mi apparvero come una rapsodia di colori oscillante verso di noi, ed i loro calici, in un caleidoscopio variopinto, emanavano i loro effluvii profumati dandoci il benvenuto.
……..continua……..


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