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I silenzi e le voci taciute sulla Transcarpazia. Non solo il Donbass patisce la crisi ucraina

Creato il 26 maggio 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Reportage: “Tra le fauci dell’orso. Geopolitica e società di un’Ucraina divisa”

Forse non tutta la crisi è ad Oriente…

Sul fronte ucraino gli organi di informazione hanno finora puntato i propri riflettori nell’Est del Paese. Si è spesso parlato di Donetsk, di Lugansk, di Sloviansk, attribuendo a quest’area geografica i confini concreti del conflitto in Ucraina.

E poi Kiev come roccaforte dell’opposizione alle pressioni della Russia. Ma che fine ha fatto l’Ovest? È così realmente immune dalla crisi che ha investito il Paese nel dopo-Janukovich? Forse la Transcarpazia è simbolo di una realtà socio-politica più estesa, di una crisi che si allunga verso nuovi orizzonti meno battuti dai mezzi di comunicazione.

La Transcarpazia è una regione dell’Ucraina occidentale, etnicamente diversificata per via della compresenza di numerosi abitanti provenienti da Paesi limitrofi. Convivono nel medesimo territorio cittadini ucraini, ruteni e ungheresi con minoranze di ebrei, rom e bogomili. Un melting pot di culture che lasciano intendere il proprio retroterra di tradizioni e vissuti secolari. È quell’Ucraina multiculturale che fa da contraltare alla Kiev cosmopolita di Piazza Maidan, con quelle proteste popolari sorte nella notte del 21 novembre 2013 e mostrate al mondo come un grido di risveglio e di rivoluzione.

Era il 15 marzo 1939, quando la Repubblica dell’Ucraina carpatica proclamava la propria breve indipendenza sotto la guida di Augustin Volosin, politico e presbitero di origini rutene, presidente dello Stato autonomo per due soli giorni. Il 18 marzo l’Ungheria di Miklos Horthy occupava, infatti, la neonata repubblica e annetteva così un territorio dove la minoranza ungherese si attestava a malapena al 10% della popolazione. Ma era quella l’occasione migliore per l’Ungheria di consolidare un confine con la Polonia, quella stessa che fu nell’autunno invasa e piegata dall’avanzata tedesca.

Ungheria e Ucraina dopo la caduta del Muro (1989-2014)

All’indomani della caduta del Muro di Berlino nel novembre 1989, i rapporti fra Ungheria e Ucraina sono stati guidati dal rispetto reciproco fra i due Paesi. E a conferma di ciò, Budapest fu la prima capitale a riconoscere l’indipendenza dell’Ucraina nel luglio 1990. Il presidente ungherese, Arpad Goncz, fu così invitato a visitare la minoranza magiara nell’area della Transcarpazia: un esempio concreto della distensione politica fra i due Stati.

Viktor Orbàn, primo ministro dell'Ungheria. Photocredit: CC BY 2.0/Wiki/Avala

Viktor Orbàn, primo ministro dell’Ungheria. Photocredit: CC BY 2.0/Wiki/Avala

Ma è col 2014 che “la giostra si rompe” e la serenità fra Budapest e Kiev si infrange. Le attenzioni dell’Ungheria verso l’Ucraina si rendono una volta più evidenti e visibili, e la Transcarpazia – così apparentemente remota – diviene un obiettivo appetibile. Improvvisamente i 150mila Magiari in territorio ucraino è come se rappresentassero per Budapest la maggioranza della popolazione in quell’area governata da Kiev. In quest’ottica la Transcarpazia rientrerebbe appieno nelle strategie di annessione politica sostenute dal primo ministro ungherese, Viktor Orbàn, che ha dichiarato nel giugno 2014: “Se Kiev non rivolgerà la dovuta attenzione alle proprie minoranze, fra le quali quella ungherese, non potrà mai tendere alla stabilità politica e a una democrazia reale”.
C’è tuttavia da considerare che – in linea con la provocazione diretta al governo ucraino – l’Ungheria ha addirittura inviato a Bruxelles un abitante della Transcarpazia per far sentire la voce degli Ungheresi nel Parlamento europeo. Una semplice manovra propagandistica? Forse una strategia di silenziosa penetrazione, che legittima il doppio binario della politica estera di Viktor Orbàn: l’integrità territoriale dell’Ucraina da un lato e la doppia cittadinanza per gli Ungheresi abitanti in Transcarpazia dall’altro. Una distensione che pare solo più apparente fra i due Stati, mentre le attenzioni del primo ministro ungherese si fanno sempre più imbarazzanti nelle stanze del potere a Kiev.

Il 2015: la Transcarpazia come “cartina tornasole” della crisi orientale

Per avere un’idea dell’entità reale della crisi in Ucraina dell’Est, è in un certo senso doveroso spostarsi totalmente dall’altra parte del Paese, nell’estremo Ovest: in Transcarpazia. Laggiù dove la popolazione civile ha ridotto di molto l’acquisto di beni e l’economia ha subito un contraccolpo significativo. Le ragioni di questa crisi parallela, o forse semplicemente collaterale e indotta da un effetto domino nel “Vecchio granaio d’Europa”, sono da ricercarsi nella combinazione di due elementi: il crollo della moneta e le riforme di salvataggio targate FMI. Il risultato? Un’economia colpita al cuore e terribilmente immobilizzata. L’economista Oszkar Balogh non ha dubbi: “La Transcarpazia patisce gli effetti della guerra nel Donbass”. Anche se non si combatte propriamente ad Ovest, i “giochi” che interessano da vicino l’Est ucraino hanno ripercussioni nell’intero Paese. In un solo anno (2014) le vendite al dettaglio hanno subito una brusca battuta d’arresto, con un -25% rispetto al periodo precedente.

Il comparto economico della Transcarpazia non attribuisce il suo baricentro trainante al settore industriale, ma basa essenzialmente i propri introiti nell’agricoltura e nel turismo. Ed è proprio quest’ultimo che, a seguito degli scontri nell’Est del Paese, ha patito la maggiore flessione in negativo. La guerra, dunque, non ha fatto altro che peggiorare una situazione in sé già instabile in una regione dove la popolazione percepisce un guadagno mensile medio di 2.750 hryvnia (circa 120 euro). Il turismo ha subito, tra l’altro, un mutamento di sostanza. A raggiungere la Transcarpazia ormai sono solo più gli Ucraini, mentre gli Ungheresi si sono ridotti notevolmente in numero nella regione occidentale.
Eppure la presenza politica ungherese in Transcarpazia non si è ridotta nel tempo. Il nazionalismo del primo ministro, Viktor Orbàn, si è recentemente tradotto in aiuti afferenti a un programma speciale. È così che la regione dell’Ovest ucraino riceve denaro per sostenere i docenti e mantenere i bambini. Si pensa a una manovra propagandistica. La probabilità di una rivendicazione dell’autonomia territoriale da parte ungherese non sembra del tutto rimossa. Il Donbass non versa certo in condizioni ottimali, ma è pur vero che la Transcarpazia sta soffrendo ad oggi una crisi che non ha motivo di invidia.

Tags:#Donbass,budapest,kiev,Mosca,putin,russia,transcarpazia,ucraina,Ungheria Next post

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