Premessa
Come è noto in Italia stiamo vivendo una stagione di grandi riforme, anche e soprattutto a livello costituzionale.
E’ stato evidenziato da molti osservatori, anche europei ed extracomunitari, come il sistema italiano soffra di parecchie limitazioni e difficoltà di funzionamento, in particolare sul piano istituzionale.
In questi brevi appunti ci limiteremo a scrivere delle riforme che riguardano il Parlamento e i sistemi elettorali con i quali esso viene eletto.
Il responsabile principale dei problemi di inefficienza di cui soffre l’Italia, è stato identificato infatti nel bicameralismo perfetto del nostro Parlamento, con il suo eccessivo formalismo, l’alto numero dei parlamentari (630 deputati, 315 senatori elettivi più i senatori a vita fanno una cifra davvero notevole per un Paese, come l’Italia, di soli 60 milioni di abitanti, considerando che Paesi molto più popolosi hanno un numero di deputati e senatori inferiore al nostro) e soprattutto la competenza nella formazione delle leggi, uguale e ripetitiva nelle singole materie, che impone la restituzione degli atti alla precedente Camera anche nell’ipotesi in cui la seconda abbia apportato la sia pur minima modifica alla proposta di legge o al disegno di legge in discussione.
In realtà le difficoltà di funzionamento e l’inefficienza di cui ha sofferto l’Italia in questi ultimi venti anni, sembra da attribuirsi piuttosto alla diversità dei sistemi elettorali della Camera e del Senato che, non consentendo il formarsi di maggioranze omogenee, ha creato di fatto i noti problemi di ingovernabilità.
Per capire meglio il problema occorre ricordare allo studente che mentre il Senato viene eletto su base regionale, la camera dei deputati viene eletta su base nazionale (artt. 56 e 57 della Costituzione).
Anche se a parere di chi scrive il fulcro del problema sta nella inadeguatezza della classe politica e dei partiti che hanno occupato la scena politica italiana dell’ultimo ventennio, sarà comunque utile e necessario, per orientarci nelle complesse tematiche delle riforme istituzionali, capire meglio il vecchio sistema che si vuole “rottamare” e quello nuovo con cui lo si intenderebbe sostituire.
Cominciamo con il ricordare che i sistemi elettorali si dividono in due grandi famiglie: i sistemi maggioritari e i sistemi proporzionali.
I primi assegnano la maggioranza assoluta (cioè più del 50% dei seggi in Parlamento) alla lista elettorale che sia arrivata per prima come numero di voti ricevuti dagli elettori; i secondi, invece, assegnano alle liste in competizione, proporzionalmente, tanti seggi quanti sono i voti ricevuti in proporzione (es. se la lista Bianca ha ottenuto il 10% dei voti, avrà il 10% dei seggi; se la lista Rossa ha preso il 25% dei voti, avrà il 25% dei seggi disponibili e così via per tutti le liste che abbiano preso parte alla competizione elettorale).
Sembra chiaro a chiunque che i sistemi elettorali maggioritari dovrebbero garantire una maggiore governabilità (seppure a discapito della rappresentanza); eppure in Italia neanche i sistemi maggioritari sono riusciti a garantire efficienza e governabilità.
Vediamo allora, brevemente, i diversi sistemi elettorali che si sono succeduti in Italia dall’Unità ai giorni nostri.
(1) continua…