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I sistemi elettorali per l’elezione della Camera dei Deputati dall’Unità d’Italia ai giorni nostri – III

Creato il 09 luglio 2015 da Albix

I sistemi elettorali per l’elezione della Camera dei Deputati dall’Unità d’Italia ai giorni nostri – III

La nuova legge elettorale per la Camera dei Deputati

Rappresentanza o governabilità?

Approvata il 4 maggio 2015 in via definitiva la nuova legge elettorale, il c.d. Italicum.

Sarà applicata a partire dalle elezioni successive al 1° luglio 2016 e riguarda l’elezione della sola Camera dei Deputati.

Le principali caratteristiche del nuovo sistema sono:

-   il territorio nazionale viene suddiviso in 20 circoscrizioni regionali, ciascuna delle quali a sua volta è suddivisa in collegi plurinominali per un totale di 100 collegi; il numero dei seggi assegnati da ogni collegio varierà tra un minimo di 3 seggi ed un massimo di 9 seggi;

-       in ogni circoscrizione concorrono più liste di candidati. In ciascuna lista i candidati saranno presentati in ordine alternato in base al sesso, e i capilista dello stesso sesso non possono eccedere il 60% del totale in ogni circoscrizione;

-        ciascun elettore, oltre al voto alla lista, potrà esprimere due preferenze (una maschile e una femminile) tra i candidati presentati dalla lista all’interno del proprio collegio;

-        nel caso in cui la lista che ha conseguito la maggioranza delle preferenze non raggiunga il 40% dei voti, si procede ad un secondo turno di ballottaggio tra le due liste che hanno ottenuto il maggior numero di voti validi;

-   l’attribuzione dei seggi si svolge su base nazionale e proporzionale, con una soglia di sbarramento al 3% e un premio di maggioranza alla lista vincitrice, che in ogni caso non potrà avere più di di 340 seggi (pari al 54% del totale);

-        la legge elettorale riguarda la sola Camera dei Deputati, in previsione dell’approvazione della riforma Costituzionale che dispone il superamento dell’attuale sistema di bicameralismo perfetto e la permanenza di un’unica camera elettiva;

-         grazie alla nuova legge elettorale, potranno finalmente votare anche i cittadini temporaneamente residenti all’estero per ragioni di cure mediche, lavoro o studio (ad esempio gli studenti in Erasmus) per un periodo di almeno tre mesi.

Italicum: pro e contro della nuova legge elettorale

Si è discusso tantissimo dell’Italicum e dei suoi mille limiti, va però detto che, rispetto al Porcellum, si tratta di un consistente passo avanti. Innanzitutto perché, con il premio di maggioranza e il doppio turno, si ha la certezza di chi sarà il vincitore. Non saranno più possibili cambi di schema dell’ultimo minuto come avvenuto nel 2013, dal momento che la lista che vince ha la maggioranza. Certo, quella lista si può sempre spaccare e far venire meno la maggioranza assoluta, a quel punto torna in campo il meccanismo parlamentare della nostra Repubblica e nulla impedisce che risorgano le larghe intese, che questa avvenga, però, è sicuramente più difficile. Se vince una lista di sinistra, governa; se vince una lista di destra, idem. Lo schema insomma sarà molto più chiaro.

Altro problema è quello delle preferenze, che ci sono, ma vengono dopo i capilista bloccati. Una scelta che fa storcere il naso, ma che è comunque un passo avanti rispetto alla lista interamente bloccata che c’era nel Porcellum.

Si sarebbe potuto optare per i collegi uninominali (ogni partito candida un suo uomo in piccoli collegi, chi arriva primo va in Parlamento e ha la responsabilità di essere il rappresentante di una porzione di territorio che lo ha eletto), ma purtroppo la cosa non è davvero mai entrata nella discussione.

Il difetto principale è quello delle candidature plurime: i capilista potranno candidarsi fino in dieci collegi. Una stortura a cui siamo abituati ma che è il “male necessario” per salvaguardare i partiti più piccoli. Se il leader di partito sbagliasse collegio in cui candidarsi rischierebbe di restare fuori dal Parlamento. Niente di male dal punto di vista democratico, ma è una sorta di psicodramma per i leader dei partitini.

C’è poi il nodo dell’affluenza. Come si è fatto notare, oggi come oggi andrebbe al voto realisticamente il 60% degli italiani. Nel caso di un secondo turno, si parla del 40%. La lista che governerà, quindi, potrebbe essere stata eletto dal 20% circa del corpo elettorale. Ma un discorso simile può valere per ogni legge elettorale che vuole garantire la governabilità attraverso un premio di maggioranza.

Nel complesso, una legge elettorale con alcuni limiti e difetti; ma che  rappresenta sicuramente un passo avanti che andava fatto rispetto al Porcellum, che negli ultimi dieci anni ha garantito solo ingovernabilità, un Senato eletto in con risultati a rischio disomogeneità, rispetto alla Camera e le grandi intese fatte nelle stanze del potere e senza che i cittadini godessero della necessaria trasparenza.

3. continua…


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