Oggi ho accompagnato mia cognata Daniela all’aeroporto, partiva per l’Oman, ma non andava in vacanza, andava a lavorare. Daniela è una violinista dell’orchestra dell’Arena di Verona.
Nel tragitto mi ha raccontato di questo paese, dove era già stata nel 2011, come sia incantevole, con un mare splendido e un altrettanto splendido interno fatto di vallate verdeggianti, gli uidian, dove scorre l’acqua che alimenta le oasi e coste dove in alcuni mesi si può assistere alla schiusa delle uova di tartaruga con la corsa dei piccoli verso il mare.
Un paese di fede musulmana non integralista, dove le donne non vestono di nero pur portando il velo, hanno diritto di voto ed occupano un posto nella società. Un paese abituato al turismo perché è sulla rotta delle navi da crociera che navigano nel Golfo Persico, dove il turista è il benvenuto e gira liberamente in sicurezza, cui è richiesto solo un abbigliamento non troppo succinto con spalle e ginocchia coperte .
Il paese è governato dal sultano Qaboos Bin Said, settantaquattrenne, che ha studiato a Londra e che ha deciso di realizzare un suo sogno: regalare al suo paese un grande teatro dove rappresentare spettacoli provenienti da tutto il mondo e istituire un’orchestra di giovani omaniti, maschi e femmine, che condividono la sua stessa passione per la musica.
Così, nell’ottobre del 2011, vede la luce, a Muscat, la capitale, il primo teatro d’opera del Golfo Persico, il ROHM, Royal Opera House Muscat.
Il teatro è bellissimo, terminato appena in tempo per l’inaugurazione che il Sultano desidera essere fatta con l’orchestra dell’Arena. L’opera rappresentata per l’occasione è Turandot di Giacomo Puccini, regia di Franco Zeffirelli e, alla direzione dell’orchestra dell’Arena , Placido Domingo. Forse non si può desiderare di più.
La sera dell’inaugurazione c’erano invitati provenienti da tutti i paesi del Golfo che gremivano il teatro.
Il colpo d’occhio era stupefacente, gran parte del teatro era occupata da inglesi che in Oman formano una comunità molto numerosa, il resto era costituito da arabi elegantissimi nei loro tradizionali abiti bianchi con le mogli, alcune con abiti variopinti e perfino un ambasciatore giapponese, la cui moglie indossava il tradizionale kimono.
Immagino l’emozione del sultano, dei suoi ospiti e dei musicisti quando, insieme alla Fanfara Reale venne eseguito l’inno nazionale omanita. Fu pura magia.
Da allora il ROHM, che ha per direttrice una signora omanita e maestranze inglesi, non ha mai smesso di programmare spettacoli di ogni genere, dal balletto classico a quello folcloristico, dall’opera al concerto jazz, ospitando artisti da ogni parte del mondo, in una visione ampia dell’arte musicale.
Ora l’orchestra dell’Arena ritorna nel teatro che l’ha già ospitata, per rappresentare un’opera inconsueta. “Capuleti e Montecchi” di Vincenzo Bellini. I tecnici ed il regista sono già sul posto per allestire il teatro e le scenografie, adattando il testo alle esigenze della religione musulmana, infatti un personaggio maschile, nel testo originale, è interpretato da una donna , cosa non concessa dalla religione. I musicisti arriveranno domani e, dopo alcuni giorni di prove, debutteranno il giorno 19, con repliche il giorno 20 e 21.
Forse non si ripeterà più la grande magia, in fondo non è più la prima volta, ma di sicuro l’amore del sultano per la sua creatura e la bravura dell’orchestra creeranno qualcosa di speciale e di unico.
Buon viaggio Daniela e buon lavoro.
Cristina Fullone
Illustrazioni tratte da Google immagini
1 Il ROHM, Royal Opera House Muscat
2 Wadi Bani Khalid
3 L’Arena di Verona