Un comune detto è:” I soldi non fanno la felicità, però aiutano!” Avere un bel gruzzolo a disposizione farebbe la felicità di molti (probabilmente anche la mia J), permetterebbero di comprare una bella casa con giardino, 5 stanze, 6 terrazzi e 7 piscine, di andare in vacanza per un mese all’anno in un posto esotico superlusso o di compreare (per i maschietti) l’auto dei prorpi sogni. Allettante… ma siamo sicuri che è quello che vogliamo realmente?
Le ormai mille ricerche psicologiche sul denaro ed il suo impatto sociale mostrano palesemente come i soli, nei cosidetti paesi “ricchi”, portano ad un aumento della soddisfazione, ma non della felicità. Come dire:” sono tutto fiero di me perché guadagno tanto, ma poi sotto sotto mi manca qualcosa..”
Forse perché per diventare milionari si dovrebbe spendere l’intera giornata (e forse anche la notte) in ufficio? O perché i beni materiali non appagono lo spirito? O perché a guardar bene ci sarà sempre qualcuno molto più ricco a rovinarci la festa?
L’incapacità di apprezzare
Ciò che non si considera quando si è impegnati ad accumulare un Euro dopo l’altro, a vivere in ambienti superlusso, a mangiare ai ristoranti più “in” della città, a spendere letteralmente Chili di soldi per macchine sportive a prova di cocige è che così facendo stiamo piano piano perdendo la capacità di apprezzare le cose semplici della vita. Si lo so, sembra di sentir parlare il vecchietto della Unie**o che dice:” Gianni, l’ottimismo e’ il profumo della vita” e Gianni (in questo tu) di tutto punto potrebbe rispondere:” si, ma se non mi fai comprare il televisore io la partita non la vedo e l’ottimismo non entra nel videoregistratore”.
A sostegno di questa considerazione (non quella di Gianni) uno studio pubblicato su Psychological Science ha mostrato che le persone (almeno i partecipanti allo studio) sono meno capaci di “assaporare” emozioni positive sia quando sono in condizioni di ricchezza, sia quando sono portati a pensare al denaro (Quoidbach et al. 2010).
Un secondo esperimento ha invece mostrato che chi è stato indotto a pensare al denaro è stato meno in grado di gustarsi la tavoletta di cioccolato offerta, rispetto a chi invece era “spensierato”. Non solo, i tempi di degustazione sono scesi da 45 a 32 secondi ed i livelli di fruizione segnalati in seguito sono scesi da 5 a 3.6 su una scala da 1 a 7 (dove 7 è il piacere massimo), denotando un calo significativo delle sensazioni positive provate.
… e questo è legato solamente al guardare delle banconote per pochi secondi (metodo usato dagli sperimentatori per indurre i soggetti a concentrarsi sui soldi); pensa come agiscono sulla nostra mente i ricordi ed i rimandi di opulenza provenienti dalla società. E’ un miracolo che siamo ancora in gardo di “provare” qualcosa.
Psicologia relativistica
E’ facile dimenticare che le cose non sono solo “grandi”, “forti”, “immense” e “complesse”, e che la semplicità può essere oltremodo bella. Il denaro è solo un’altra di queste illusioni.
Non dico che non si debba puntare alla porpria soddisfazione personale, al successo e ad una situazione finanziaria più che solida: dico che questo non deve interferire con la nostra capacità di apprezzare tutto il resto, offuscando la nostra mente.
- Fonte: PsyBlog