Storia del “Bling Ring”. Sofia Coppola, figlia del grande regista italoamericano Francis Ford Coppola, torna sui grandi schermi con una storia realmente accaduta, quella della banda di criminali adolescenti che, in tempi recenti, ha svaligiato le ville di molte star di Hollywood.
Il gruppo, ossessionato dal glamour e dal lusso, utilizzando internet, ha realmente studiato le celebrità da colpire, per poi rubare nelle loro case beni di lusso per oltre tre milioni di dollari. Tra le vittime Paris Hilton, Orlando Bloom, Lindsay Lohan, Megan Fox e Rachel Bilson. La banda è stata ribattezzata dai media “The Bling Ring”. Ispirata ad un articolo apparso sulle pagine di Vanity Fair intitolato “I sospetti indossavano Louboutin”, la pellicola, che ha aperto la sezione “Un certain regard” al Festival di Cannes, è uscita nelle sale italiane il 26 settembre in seguito ad una campagna pubblicitaria a dir poco invasiva. Nel ruolo dei ragazzini pronti a delinquere troviamo un avvincente Emma Watson, che supera pienamente l’etichetta della dolce ragazzina interpretata nella saga di Harry Potter e quattro giovanissime promettenti star: Israel Broussard, Taissa Farmiga, Claire Julien e Katie Chang. Ma non mancano i vip come Paris Hilton e Kirsten Dunst nel ruolo di loro stesse. La Coppola, che ha curato la sceneggiatura studiando i rapporti dei giornali e della polizia e incontrando personalmente alcuni dei ragazzi coinvolti nella vicenda, sembra voler raccontare l’accaduto senza troppi giudizi di valore, rischiando però di cadere nella trappola giustificatoria.
Locandina di The Bling Ring
La regista, diversamente dal solito, con musiche e ritmo incalzanti, ci mette di fronte alle vite spericolate e permeate di inutilità dei cinque adolescenti decerebrati che trascorrono le loro giornate cercando di emulare i divi di Hollywood, tra abiti firmati, discoteche, belle automobili ed esibizionismo sfrenato sul web. Chiaramente non mancano anche le droghe. Emulazione che, sfociando nell’ossessione assurda, ha trasformato appunto i giovani in una banda di ladri del lusso. Ma partendo dal fatto che può risultare poco credibile che Paris Hilton lasci le chiavi della sua lussuosissima villa sotto lo zerbino, risulta ancor meno credibile che i ladruncoli benestanti annoiati non si siano effettivamente e minimamente resi conto dei crimini da loro commessi, a prescindere dalla linea difensiva durante i processi. Il risultato è nauseante. Il desiderio di schiaffeggiare i protagonisti che ottengono la tanto desiderata celebrità, proprio grazie alle imputazioni, cresce minuto dopo minuto. Sicuramente la regista ha ben raccontato uno spaccato di società esistente non solo oltre oceano, fatto di ragazzini e non affascinati e abbagliati dallo “star system” ma il film non va oltre il racconto, non analizza, non approfondisce la controversa vicenda. Sarebbero forse bastati quindici minuti e una passeggiata in Corso Como accompagnati da un giro su Facebook per rendersi conto del degrado intellettuale che ci circonda?! E durante i titoli di coda ci si chiede quanto possa essere stata utile la visione di “Bling Ring” alla massa di ragazzini eccitati e intrigati presenti in sala, quei ragazzini che tra una foto e l’altra e uno sguardo ammiccante desidererebbero tanto un paio di Christian Louboutin.
Francesca MandelliView My Other Posts