Magazine Diario personale

i suoceri di Erasmus

Creato il 08 maggio 2013 da Valeskywalker @valeskywalker
i suoceri di Erasmus Camminano tenendosi per mano in mezzo a sciami di gente che cammina da sola.
Sorridono tra loro e si guardano in giro con l'occhio spaesato e avventuroso di chi si trova in un luogo davvero nuovo: per mesi se non per anni hanno sentito parlare di questa citta' o di Cracovia, di Lodz, di Lublin, di Gdansk, di Wroclaw, della terribile (vecchia) stazione di Katowice e se la sono immaginata con gli occhi del figlio, per cui erano gia' un po' preparati, ma esserci e' diverso.
Il paesaggio urbano che li circonda e' differente, non e' fitto fitto di palazzi d'epoca di ogni altezza forma e dimensione, il pavimento non e' di sanpietrini come nei centri nostri, perfino i negozi sono cosi' diversi dai nostri, o tutti speciali all'americana oppure con quelle inferriate che da noi manco durante la guerra. Le scritte sono in una lingua piena di z y e k e senza gli occhiali non e' che le leggano piu' bene. Perfino dire grazie suona cosi' strano che e' difficile da ricordare, rispetto a thank you o merci
Io li riconosco subito, non solo per la lingua che parlano ma ancora prima perche' nel vestiario gli over 50 sono assai diversi a seconda della nazione da cui provengono.
E se sono italiani, raccolgo sempre volentieri quel messaggio in bottiglia proclamato ad alta voce: chissa' a quale fermata dobbiamo scendere per andare al Palazzo della Cultura
Tra due signora, non si preoccupi che l'avverto io
Oh, grazie, che bello, e' italiana pure lei?
Io si, le bambine mezze e mezze, mio marito e' polacco
Ah, abita qui? Si trova bene? Noi siamo venuti a trovare nostro figlio Giorgio
- che ha sposato una ragazza di qui e si sono trasferiti perche' da noi c'e' la crisi
- che ha sposato una ragazza di qui e ora e' nata la nostra nipotina
- che ha sposato una ragazza di qui e ora apre una gelateria sul corso nel centro storico
e altre varianti sul genere.
Anche loro sono due delle migliaia di suoceri di Erasmus, come li chiamo io  (genitori di figli e figlie andati all'estero per studio o per lavoro negli ultimi 15 anni  che han trovato l'amore straniero) di cui e' ormai piena l'Unione Europea, prossimi a diventare Nonniskype.
Si sono ritrovati a scoprire lingue, culture, tecnologie nuove quando i loro coetani nazionalmente affamigliati rallentano il ritmo e si adagiano nelle abitudini consolidate.
Diventano una pilastro proactive di nuovo tipo di famiglia dove ci si vede meno spesso di persona ma quando succede piu' a lungo e nel frattempo ci si sente sul computer.
Vivono fuori dagli schemi dei nonni impiegati alla cura dei nipoti, perche' i nipoti li vedono purtroppo di meno, ma proprio per questo sono meno stanchi e piu' concentrati, non hanno problemi di relazione coi consuoceri perche' li han conosciuti tre giorni prima del matrimonio dei figli, quindi o gli andavan bene o gli andavan bene, ormai non  c'era altro da fare.
Imparano le questioni del bilinguismo e si prodigano per aiutare i nipoti in questo percorso con libri, giochi, favole e pazienza, difendendoli da chiunque osi dire ma come, ancora non parla? Allo stesso modo difendono con le unghie e con i denti le nuore o i generi ogni volta che qualcuno ce l'ha con gli stranieri di quel posto e diventano, consapevolemente o meno, alfieri del miglior umanesimo europeo.
Qua a Varsavia sono principalmente Italiani, Francesi e Inglesi (ma gli inglesi di solito sono i genitori di lei, mentre gli Italiani sono i genitori di lui, io sono la meta' di un raro caso di coppia mista italopolacca al contrario)
E quando li incontro sorrido da un orecchio all'altro, perche' tra tre settimane anche i miei saranno per la prima volta qui.


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