Non poteva mancare nel nostro piccolo spazio la bella trasposizione del romanzo di Alexandre Dumas realizzata nel 1921 da Fred Niblo. Il film era prodotto e interpretato dal grande Douglas Fairbanks, che acquistò grandissima fama per i suoi ruoli di eroi senza macchia e senza paura tra cui ricordiamo Zorro, Robin Hood, il Pirata Nero e, per l’appunto, il nostro D’Artagnan, giovane guascone con il sogno di servire il Re nel corpo dei Moschettieri. Il film fu un vero e proprio successo tanto che ebbe un seguito dal titolo “la maschera di ferro” (The Iron Mask) realizzato otto anni più tardi sempre prodotto ed interpretato dal nostro Fairbanks ma con la regia di Allan Dwan. Il sequel era distribuito in una doppia versione muta e sonora, ed aveva nel cast diversi attori che avevano partecipato al primo capitolo. Tra questi spicca sicuramente Nigel De Brulier, un Cardinale Richelieu talmente realistico da tornare negli stessi panni anche nei due remake sonori del ’35 e del ’39. Le vicende del celebre romanzo vengono raccontate attraverso l’adattamento di Edward Knoblock, che ritroveremo anche nel già citato Robin Hood, ed era originariamente accompagnato dalle musiche di Louis F. Gottschalk, che mi piace ricordare per la composizione della colonna sonora della trilogia del Mago di Oz (1914). Le vicende dei Tre Moschettieri sono forse note a tutti, cercherò comunque di riassumerle brevemente visti i leggeri tagli e le modifiche applicate:
A Parigi regna il
Re Luigi XIII (Adolphe Menjou) sotto il controllo del celebre
Cardinale Richelieu (Nigel De Brulier), che brama un potere ancora maggiore. Per ottenerlo organizza uno scambio di lettere tra la
Regina Anna D’Austria (Mary MacLaren) ed il
Duca di Buckingham (Thomas Holding), che culmina con un incontro segreto tra i due al termine del quale la Regina cede un gioiello al Duca come pegno d’amore. Il Cardinale assiste però alla scena e fa in modo che il Re esiga che la consorte lo indossi durante un ballo ufficiale. Nel frattempo
D’Artagnan (Douglas Fairbanks), giovane guascone molto abile con la spada, giunge nella capitale arruolandosi come apprendista dei Moschettieri. Qui, dopo averli sfidati a duello, stringe amicizia con
Athos (Léon Barry),
Porthos (George Siegmann) e
Aramis (Eugene Pallette). La Regina, nel tentativo di salvare il suo onore, invia
Costanza Bonacieux (Marguerite De La Motte), guardarobiera della Regina di cui D’Artagnan è innamorato, per incaricare il guascone di ritrovare il gioiello. Questi parte subito con i suoi fidi amici e il suo aiutante
Planchet (Charles Stevens). Il cammino è però ricco di ostacoli e lo costringerà allo scontro con la temibile
Milady de Winter (Barbara La Marr)…
Nel caso non conosceste il finale lo lascio in sospeso. Il cast, come potete notare, è estremamente ricco e tanti, per motivi di spazio, sono i personaggi secondari che ho dovuto tacere. Oltre ad essere numerosi, gli interpreti regalano anche delle belle interpretazioni, rendendo il film vermaente gustoso. L’eroicità della vicenda è accompagnata da una certa dose di ironia che non abbandona mai il personaggio di D’Artagnan, a tratti goffo ed eccessivamente provinciale. Un Fairbanks più atletico che mai, riesce comunque a dar vita all’eroe di Dumas con estrema credibilità. Il montaggio è eccezionale e gioca abilmente con le inquadrature fisse, proponendoci le stesse situazioni da punti di vista differenti e scene alternate che ci mostrano avvenimenti che avvengono contemporaneamente. Bellissimo il lavoro del direttore di immagini
Arthur Edeson (che ritroviamo nel già citato
Robin Hood, ma anche nel mitico
Frankenstein del ’31 e
l’Uomo invisibile del ’33), che sa regalare dei piccoli capolavori espressivi. Niblo svolge il suo lavoro di regista molto bene e riesce a mantenere costante il ritmo incalzante. Il film presentava, come abbiamo già visto nel
Fantasma dell’Opera, alcune scene colorate con il cosidetto sistema
Handschiegl, utilizzato per la prima volta in
Joan the Woman di
DeMille.
Alcuni rimproverano al film un’eccessiva lentezza e un’attenzione smodata a particolari poco importanti. A mio avviso, invece, la costruizione della vicenda è estremamente ben fatta e molti elementi risultano indispensabili alla comprensione degli avvenimenti stessi, specialmente per chi non conoscesse i personaggi. Bisogna però anche ricordare che questa non era la prima trasposizione del romanzo di Dumas: ve n’era una italiana del 1908 con Mario Caserini alla regia (che mi risulta essere andata perduta), un’altra americana del 1916 con regia di Charles Swickard, nonché diverse adattazioni francesi tra cui spicca quella a puntate, casualmente sempre del 1921, a cura di Henri Diamant-Berger e distribuita dalla Pathé, di cui mi riservo di parlarne in futuro. “I Tre Moschettieri” di Niblo è stato di recente rilasciato dalla Ermitage con didascalie in italiano.