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I tronisti 2.0 del Movimento 5 Stelle

Creato il 05 luglio 2014 da Arbogast
I tronisti 2.0 del Movimento 5 Stelle
Negli ultimi anni una strana metamorfosi ha colpito i tronisti degli show di Maria De Filippi. Per intenderci, quei mascelloni tutti pettorali e bicipiti che riempivano i palinsesti Mediaset del primo pomeriggio, corteggiati secondo stilemi medievali da un esercito di sciacquette in cerca di popolarità. La metamorfosi si è espressa con l'asciugamento di gran parte della massa muscolare, l'ingentilimento dei tratti somatici, il sensibile miglioramento della dizione, e soprattuto, l'inculcamento di massicce dosi di nozionismo politico. Ed eccoli lì, i tronisti 2.0. La matrona Maria De Filippi rimpiazzata dall'invisibile capocomico Gianroberto Casaleggio. Amministratore delegato della Caseggio Associati. L'unica azienda di marketing al mondo con una sua lobby -il Movimento 5 Stelle- in un parlamento nazionale. Inizialmente costretti a rimanere nell'ombra, dopo il cambio di strategia della Casaleggio Associati si son trasformati in belve a briglia sciolta, affamati di riflettori e celebrità. Strepitosi venditori del loro prodotto politico. Ce ne sarebbe da citare tanti, ma in questo post ci limitiamo a tre figure tra le più popolari ed efficaci: Alessandro Di Battista, Andrea Scanzi, Luigi Di Maio. Belli, intelligenti (?), intellettualmente puri (???). Tre asset fondamentali per il partito azienda di Gianroberto Casaleggio. Esaminiamoli uno ad uno.
Alessandro Di BattistaTrentasei anni, dal 2013 vicepresidente della commissione Affari Esteri della Camera. Non si capisce bene cosa abbia fatto nella vita prima del suo exploit politico. Il suo curriculum vanta generiche collaborazioni con organizzazioni no profit e progetti educativi e produttivi in Congo e Guatemala. Per carità, ammirevole. Ma qualche dettaglio in più, no? Anche se davanti alle telecamere inumidisce gli occhi con consumata abilità quando afferma che "la cosa che gli piace di più al mondo è scrivere", ha all'attivo soltanto qualche post sul blog di Grillo e un reportage sui sicari colombiani commissionato dallo stesso Casaleggio, e che ha forse venduto due o tre copie nonostante lo stesso editore continui periodicamente a piazzarne i banner nella home page del blog di Grillo dopo ogni apparizione televisiva del nostro. Parlamentare dall'attività politica praticamente nulla ( a sentire il "dissidente" Orellana, si sveglia solo se c'è qualche telecamera intorno),  urlatore con l'aplomb di rivoluzionario d'altri tempi ("Qui fuori gli italiani hanno fame e voi gli avete tolto il pane!"), esagitato ma non troppo per non turbare la sensibilità delle casalinghe di Voghera che nella classifica di gradimento lo hanno ormai sostituito al vecchio Costantino Vitagliano. Dispensatore di ovvietà ("In questo paese un condannato non può fare il bidello ma può sedersi a legiferare!"), abile elargitore di sorrisetti se inquadrato in primo piano, risibile predicatore dell'utopia della democrazia diretta da attuarsi nei server della Casaleggio Associati, è un personaggio fondamentalmente inetto, prodigatore del nulla,  che a volte la spara talmente grande ("La mafia è Civati!") che persino il suo capocomico è costretto a dilazionarne le apparizioni televisive. 
Andrea ScanziGiornalista del Fatto Quotidiano. Ma anche autore teatrale, attore e scrittore. Si intende di politica, musica, teatro, calcio, automobilismo, letteratura, cinema, vini e cani. E anche di altro che non ci sovviene. Non è in Parlamento, non è neanche iscritto al Movimento 5 Stelle, allora perchè lo includiamo tra gli asset della Casaleggio Associati? Siamo proprio stupidi. A sentir lui, un giornalista vero, scomodo, che non si piega, che racconta la verità e mantiene la sua indipendenza intellettuale senza mai scendere a compromessi. Divertente.L'uomo che "sfancula Grillo ogni giorno", ma nello stesso articolo non dimentica mai di dire che il PD in circostanze analoghe ha fatto peggio. Emblema del giornalismo politico ridotto ad una gara al ribasso, che punta direttamente alla pancia degli italiani senza mai innalzarsi dalla sterile "guerra tra bande". Penna piuttosto scialba, dal sarcasmo prevedivile e ripetitivo che a tratti ricorda il peggior Jerry Calà (una perla per tutte, Renzi Cipì come Citrullino Pingue), è decisamente più garbato in televisione, forte di un innegabile talento nel contraddittorio che permette di dire nulla fingendo di  avere una valanga di contenuti.Iper-narcisista per sua esplicita ammissione, spende un sacco di tempo nello smontare gli argomenti di chiunque critichi il suo atteggiamento o i suoi interventi o il suo "pensiero". Ma un giornalista  "vero" non dovrebbe avere ben altri pensieri che sprecare tempo con chi se la prende con lui?
Luigi Di Maio
Neanche ventotto anni, vice-presidente della Camera. Il più giovane, il più intelligente e il più bello (anche se con le luci giuste Di Battista è più fotogenico nei primi piani). Studente di giurisprudenza (la laurea che non arriva è l'unica "macchia" della sua carriera), e attivista della prima ora del Movimento 5 Stelle, ha dalla sua un atteggiamento pacato e razionale che bilancia perfettamente i toni sopra le righe di Beppe Grillo e colleghi, estendendo il consenso elettorale a quella fascia di popolazione infastidita dalle parolacce del comico genovese. Sempre elegante, faccia da bravo ragazzo, l'uomo che le casalinghe di Voghera vorrebbero come genero. L'inattesa cadenza partenopea che si insinua in alcune esclamazioni gli restituisce un'immagine di scugnizzo ripulito che lo rende più umano e "vicino" alla gente.  Abilissimo nel contraddittorio televisivo, Luigi Di Maio è una strepitosa macchina del consenso che non ha eguali nel Movimento. Per questo è una delle figure più ricorrenti nei talk show televisivi. A volte bisogna addirittura riflettere una decina di secondi prima di rendersi conto che non c'è poi sostanza nei suoi argomenti, improntati alla solita scontata condanna delle brutture della malapolitica e a proposte generiche e irrealistiche come il reddito di cittadinanza. Ma la maggiorparte del pubblico televisivo non ha voglia di riflettere quella decina di secondi, si sa.
Saranno tali tronisti 2.0 in grado di far del bene al Paese? A voi l'ardua sentenza.

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