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I Tuareg: sete d’acqua e d’indipendenza

Creato il 29 gennaio 2014 da Maria Carla Canta @mcc43_

I Tuareg, o Imāzīghen, sono il ramo meridionale dell’etnia berbera stanziato nel Sahara. Il colonialismo europeo ha tracciato nel loro territorio i confini di Mali, Algeria, Libia, Niger e Burkina Faso facendo di loro uno dei gruppi umani più poveri e isolati del mondo, nonostante il suolo sul quale vivono nasconda immense ricchezze che a loro sono precluse.

Nell’era di Gheddafi i Tuareg affluirono in massa in Libia, spesso con le famiglie; molti si arruolarono nelle brigate combattenti. Ricevevano la paga del soldato libico e alcuni venivano promossi ad alti gradi di comando; con quei compensi salvavano dalla fame i famigliari rimasti nei territori d’origine.

Caduto Gheddafi, I Tuareg dovettero fuggire per la spietata caccia all’uomo delle milizie ribelli.  Tornarono in Mali e in Niger con le famiglie; i militari portando con sé equipaggiamento e armi.
I Tuareg del Mali portarono anche un’aspirazione: creare nel nord, povero e abbandonato dal governo di Bamako, uno stato indipendente.  (ved. Vogliamo la Repubblica indipendente dell’Azawad). La Francia non restò indifferente. Il progetto urtava gli interessi minerari che i governi  ”su misura”  della zona le consentono, ma urtava anche con l’ agenda dell’Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb) e dei suoi affiliati di Ansar Dine. Questi ultimi apertamente miranti all’imposizione della sharia, in realtà dediti al commercio delle armi e al narcotraffico. L’intervento francese, denominato operazione Serval, ha di fatto interrotto la lotta per l’indipendenza e costretto a migrare la popolazione per fuggire alle vendette dell’esercito regolare del Mali.

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Gli insediamenti Tuareg sono lontani dai servizi indispensabili: acqua corrente, elettricità, ospedali.
L’unica istruzione che i bambini hanno possibilità di ricevere è quella delle improvvisate scuole coraniche; i più piccoli nati e scolarizzati in Libia sono tornati conoscendo l’alfabeto ma senza aver imparato a comporre le parole. Secondo i nostri standard, sotto il governo di Bamako e nei campi profughi del Niger,  sta crescendo una generazione di Tuareg totalmente analfabeti. 

L’acqua! Da decenni la zona è funestata dalla siccità e ciò significa camminare quattro cinque ore verso il pozzo, e ritorno, per abbeverare i pochi ed esausti animali. C’è chi ha perso la ragione in questi viaggi sotto il sole e vaga per l’accampamento  con la mente in delirio. Ogni villaggio ha le sue vittime della sete: uomini seppelliti dalla sabbia mentre tentavano di scavare manualmente un pozzo.

“Sono cresciuto in Libia nell’abbondanza e credevo che anche in Niger la gente vivesse così… mio padre non mi aveva detto che qui non c’era niente” mormora un giovane, mentre un altro - indicando una casa - “Tutto quello che abbiamo è grazie a Gheddafi”

—Alle tag Tuareg e Azawad  in questo blog , la storia della lotta per l’indipendenza, e dell’ottava ribellione, nel 2012, per staccarsi dal Mali.

—Con i link delle immagini qui sotto, il film in tre parti di AlJazeera che descrive con bellissime riprese e toccanti interviste la persecuzione in Libia, l’abbandono di quello che ormai i Tuareg libici consideravano il loro paese, le traversie del ritorno e la difficoltà di riadattarsi a una vita che non conoscevano o avevano dimenticato, la ribellione in Mali e lo sfruttamento in Niger, la difficile condizione delle donne.

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Il titolo originale del film è Orphans of the Sahara. Sotto il promo in YouTube qualcuno ha commentato: “WE, Tuaregs, are not Orphans of the Sahara, but we are Masters of the Sahara!”.  Non orfani, ma “Signori del Sahara” e,  in senso morale e storico, questo è verità. 

Tuareg Il ritorno dalla Libia

prima parte: Il Ritorno

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Tuareg La Ribellione

parte seconda: La Ribellione

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Tuareg in esilio

parte terza: Esilio e sfruttamento

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