Un F18 della Swiss Air Force sorvola la periferia di Cagliari mentre si dirige verso l’aeroporto di Decimomannu – Fonte http://www.decimomannuairbase.com
Sabato 13 Dicembre 2014 si è svolta a Cagliari una manifestazione contro la presenza delle servitù militari in Sardegna. L’argomento è piuttosto complesso e lo affronteremo in seguito. Ciò che vogliamo raccontarvi riguarda la battaglia che dal 2011 stanno portando avanti le donne del Comitato civico “Su Sentidu” di Decimomannu, comitato nato per denunciare l’inquinamento della falda acquifera a causa di uno sversamento di carburante della base di Decimo. Il comitato è riuscito ad avere le analisi che attestano il danno ambientale. Di seguito riportiamo il testo di denuncia di quanto sta accadendo ed il video dell’intervento al Parlamento Europeo nel 2012.
Speriamo in una vostra difusione dell’articolo in modo che quante più persone possibili vengano a conoscenza del problema.
“Il poligono militare di Decimomannu sversa da tempo carburante (AVIO JP8) nelle falde acquifere adiacenti. Questo carburante contiene tra le altre cose xileni, benzene, toluene, piombo e altri metalli pesanti; ampiamente presenti nelle analisi da noi richieste periodicamente.
Sostanze altamente pericolose e cancerogene che finiscono nel nostro corpo attraverso l’acqua, la respirazione e l’alimentazione.
Le nostre proteste sono arrivate al Parlamento europeo a Bruxelles nel 2012 e con una delegazione di sardi abbiamo espresso la volontà di equiparare “i territori soggetti a servitù militare a territori di guerra”. Sono gravi le patologie proprie dei territori devastati dai conflitti, visto che in Sardigna tali armi vengono testate in presunte esercitazioni del tutto innocue ma i cui effetti sugli esseri viventi e sull’ambiente peggiorano di giorno in giorno.
Da anni, in maniera sistematica, il nostro comitato richiede le analisi delle falde acquifere effettuate di cui abbiamo le copie che mettiamo a disposizione di chi volesse consultarle anche attraverso i banchetti disposti dal Comitato.
Dai dati i nostro possesso (analisi marzo/agosto 2014) si evince che la la situazione viene arginata con un sistema di pompaggio MISE sulle acque di falda, che non sta migliorando di molto la situazione visto che le argille di falda, anche quelle antiche sono state seriamente compromesse.
“La messa in sicurezza d’emergenza (cd. m.i.s.e.) può essere disposta solo in presenza di contaminazioni «repentine» al fine di contenere la diffusione delle sorgenti primarie di contaminazione, impedirne il contatto con altre matrici presenti nel sito e rimuoverle in attesa di eventuali ulteriori interventi di bonifica o di messa in sicurezza operativa o permanente, con la conseguenza che è illegittimo il provvedimento che impone la m.i.s.e. in presenza di uno stato di contaminazione pregressa, senza alcuna specifica motivazione sulla situazione di emergenza e sull’esigenza di scongiurare il rischio immediato che possano giustificare tale tipologia di intervento richiesto (T.A.R. Sardegna, sez. II, 8 ottobre 2007, n. 1809).
Invero, il procedimento di bonifica è soggetto a procedure e tempi che ne assicurano la ponderazione e quindi la qualità, nel mentre la m.i.s.e. si caratterizza per essere un intervento di contenimento immediato di situazioni improvvise e quindi è regolata da una procedura di urgenza, come tale limitata, puntuale e non estensibile oltre i suoi limiti naturali, a pena del rischio di interventi frettolosi ed inappropriati che, nel tema della tutela ambientale sono, intuibilmente, completamente esclusi dal novero delle previsioni legislative (cfr. TAR Sicilia, Catania, sez. I, n.1254/2007). (T.A.R. Toscana, Sez. II – 06/05/2009, n. 762)”.
Chiediamo l’immediato intervento di chi competente per individuare una volta per tutte le cause dello sversamento e la risoluzione definitiva dello stesso, oltre naturalmente alla bonifica seria del territorio ed al risarcimento dei danni sofferti dalla popolazione.
Chiediamo inoltre che il nostro paese venga inserito nel programma di indagini epidemiologiche che verrà attivato dalla Regione, per verificare le condizioni di salute delle popolazioni che vivono vicino a delle installazioni militari e le cause delle numerosissime morti sospette di queste aree. Veniamo all’escalation politica, se così si può dire, l’amministrazione decimese si è sentita in dovere di partecipare ad un’audizione in parlamento italiano con la presenza dell’assessore Leopoldo Trudu, (vedi video presente su internet http://www.radioradicale.it/scheda/407100/commissione-difesa-della-camera): si dichiara che va tutto bene ed cittadini di Decimomannu sono contenti di avere il poligono. Si fa cenno a qualche aereo caduto qui e là; minimizzando la grave situazione (testuali: <<ogni tanto ci sono degli sversamenti>> (?) ma come riportano le analisi sono gravissimi. Non si sono chieste di bonifiche né tutela della salute e dell’ambiente.
Passiamo agli sbandierati indennizzi in Sardigna a copertura dei “vincoli” militari: (dati del 2012) i complessivi 15,1 milioni di indennizzi sono riferiti a cinque anni, attengono 24.000 ettari di demanio (il 91% è adibito a poligono) e circa 11.000 gravati da servitù. A questi andrebbero sommate le sterminate zone classificate “Interdette o Pericolose per la navigazione aerea e marittima”, solo uno dei 4 tratti di mare annesso al poligono Salto di Quirra con i suoi 2.840.000 ettari supera la superficie della Sardegna. Per semplificare arrotondiamo, con forte ribasso, a 3.000.000 di ettari di mare e terra. Risulta che il prezzo del servaggio militare si aggira su 0,083 centesimi di euro al mese ad ettaro. Se invece si considera solo la terra si arriva alla “vertiginosa” somma di € 7,14 mese-ettaro. Ecco gli indennizzi spettanti a Decimomannu (erogati nel 2010): 639.685,92 € (dati Allegato alla Delib.G.R. n. 12/33 del 20.3.2012) (quinquennio)”
Per richiedere ulteriori informazioni:
Comitato civico “Su Sentidu” Decimomannu
Cell. 3334839824
Facebok: Comitato civico Su sentidu