Il turco medio è abituato a questa doppia morale, tipica di ogni paese molto religioso: le prostitute turche sono poche perché una legge degli anni '30 ancora in vigore proibisce alle prostitute di sposarsi e avere figli e contemporaneamente usufruire della prostituzione con straniere è accettato correntemente (c'è anche un aspetto razzista che è la preferenza dei turchi per le donne dell'est, dalla pelle bianca e le gambe lunghe) Così come è proibito mostrare in pubblico la propria omosessualità, e contemporaneamente nelle case illegali specializzate in turismo sessuale ci sono 2000 transessuali, con un servizio perfettamente organizzato in cui si accettano anche carte di credito. La corruzione di funzionari pubblici, ambasciatori, poliziotti e l'accondiscendenza con la tratta sono all'ordine del giorno. Del resto il governo turco guadagna direttamente o indirettamente da questo affare, con i suoi bordelli legali di cui i migliori clienti (ma anche di quelli illegali) sono i numerosissimi militari presenti nel paese (che ha la seconda forza armata NATO dopo quella statunitense). Contemporaneamente l'industria del turismo fattura 21 miliardi di dollari all'anno e il turismo del sesso è in sensibile aumento, compreso quello dei pederasti.
Ma veniamo ora a Matilde Manukyan, la regina dei bordelli turchi prima dell'avvento delle mafie straniere negli anni '90:Matilde Manukyan, di origini armene, nacque in Turchia nel 1914 da famiglia aristocratica. Educata dalle suore francesi in una delle migliori scuole private, si sposò e rimase vedova, ereditando un bel palazzo nel quartiere rosso di Karakoy. Nel corso degli anni diventò la regina dei bordelli: ne controllava 32, oltre a possedere 14 edifici in cui operavano reti di prostituzione legale. Fu segnalata più di una volta per sfruttamento sessuale di bambine; tuttavia i suoi stretti rapporti con le autorità le assicurarono protezione vita natural durante. Il governo turco arrivò addirittura a premiarla - con tanto di diploma - per essere stata la cittadina che aveva pgato più imposte in un quinquennio (dal 1990 al 1995). Tutti i suoi profitti derivavano dal commercio sessuale. Nel 1975 un attentato dinamitardo colpì la sua autovettura, ma grazie a dodici interventi di chirurgia ricostruttiva riuscì a sopravvivere. Matilde si era procurata molti nemici nelle nuove mafie dei trafficanti. A partire dal 1990 le organizzazioni criminali transnazionali sconvolsero il mondo della prostituzione turca e lei, abituata a esserne la regina, rifiutò di pagare la protezione delle mafie, colluse con la polizia.Nel 1996 si riuscì a dimostrare pubblicamente lo sfruttamento di minorenni nei suoi bordelli e l'alta società, che le aveva sempre fatto scudo, le girò le spalle. Smascherata come trafficante Matilde annunciò di essersi convertita all'Islam e, secondo il profeta Maometto, chi si converte all'Islam risponde solo dei peccati commessi dopo la conversione. Più tardi, appoggiata dal governo, con un'operazione che molti giudicarono indegna, utilizzò il denaro guadagnato dalla tratta e dallo sfruttamento di bambine per far erigere una magnifica moschea. Sebbene, a quanto si dice , Allah l'avesse perdonata, una buona parte della società turca continua a riferirsi a lei come a una "trafficante di donne e bambine". E' risaputo che i rapporti fra Matilde e la polizia turca furono molto stretti fino al 2001, quando morì e fu assolta grazie alla sua conversione religiosa. [seguono ,ma devo ometterle per brevità, intervista a Ulla, siriana che fu rapita e venduta a Istanbul a un uomo che la portò a Matilde e resa dipendente dall'oppio e a Sonya originaria del Montenegro che sapeva di essere destinata alla prostituzione e pagò il debito per tre anni]
La storia di Matilde Manukyan, la grande maitresse turca, è un esempio perfetto di come alcune ruffiane si trasformino in trafficanti di schiave sessuali. Non solo lavorano con il sistema alleandosi con polizia e governo, ma si spingono a mettere in piedi attività lecite in modo riconosciuto e addirittura stimato all'interno di determinati gruppi sociali, incluse le élite aristocratiche e politiche. Una volta inserita nel sistema della prostituzione legale, Manukyan si fece strada nell'ambito del traffico di minori. In seguito trasformò il denaro ricavato dal traffico di donne e bambine in solidi investimenti, arrivando a possedere, prima di morire, tre alberghi a cinque stelle, 120 appartamenti in varie località turistiche della Turchia, una ditta di esportazioni e un'impresa di autonoleggio con autista con un parco di macchine di oltre 300 modelli di marca. Nella sua collezione figuravano Rolls Royce, Mercedes-Benz e BMW. Costruì anche un albergo in Germania e possedeva un megayacht di lusso nel quale ospitava i suoi potentissimi amici.
Il caso di Matilde aiuta a cogliere la complessità necessaria ad analizzare, al di là del panico morale, la differenza tra prostituzione e sfruttamento sessuale ai fini commerciali. In quale momento una donna coinvolta nella prostituzione legale decide di rendere schiave adolescenti e bambine? Quante ruffiane come Matilde esistono nel mondo che in questo preciso momento stanno compiendo scelte decisive per la vita e il futuro di una bambina o di un'adolescente in nome del principio: " Se va bene per me, va bene per chiunque?" Che cosa succede quando prostituzione e tratta si incrociano? Quando la persona che gestisce le prostitute ha potere economico e politico, allora nulla si può fare per disarticolare la rete di schiavitù interna al sistema legale.