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I vescovi e il "selfie": ostentazione di dubbio gusto o nuova pastorale?

Creato il 28 aprile 2014 da Afrodite
Confesso un certo smarrimento davanti agli alti prelati che scattano foto e "selfie" durante la cerimonia di canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II (http://www.corriere.it/foto-gallery/cronache/14_aprile_27/i-vescovi-lo-smartphone-ab4587c4-cdec-11e3-b063-6dd286e8e91c.shtml).
Un modo per essere/sentirsi più vicini ai fedeli? Un segnale di adeguamento ai tempi?
Le motivazioni possono essere diverse e giustificabili ma non sono sufficienti a eliminare quel senso di inopportunità che le immagini comunicano.
Ma la fede non è innanzitutto mistero? E il mistero non esige raccoglimento?
Poi certo è anche testimonianza e per testimoniare occorre vivere tra le persone in carne e ossa e condividerne la vita in tutti i suoi aspetti.
Forse però la bulimia da immagini e l'ostentazione di mezzi tecnologici costosi non è propriamente in linea con gli insegnamenti del Vangelo...
Diverso è invece se la Chiesa, per adeguarsi ai tempi, utilizza nella sua opera pastorale mezzi di comunicazione oggi diffusissimi come i social network.
Ecco perché non scandalizza affatto, anzi incuriosisce, il convegno "Churchbook. Tra social network e pastorale" organizzato dal Cremit (Centro di Ricerca sull'Educazione ai Media all'Informazione e alla Tecnologie) dell'Università Cattolica di Milano insieme all'Università degli Studi di Perugia e all'associazione Webmaster cattolici italiani.
Durante il convegno (http://www.cremit.it/public/2014/DEFVideo%20pieghevoleChurchBook.pdf) che si terrà domani 29 aprile a partire dalle 9,00, verranno presentati i risultati di una ricerca che ha indagato l'uso di Facebook da parte di sacerdoti, religiose e seminaristi nel corso della loro attività pastorale.
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