I video che partono in automatico, Il “mi piace” durante lo stalking selvaggio e altre tormentate ansie dell’uomo moderno

Creato il 30 gennaio 2015 da Ironiaprimaditutto @IroniaPdtt

Il progresso ha decisamente cambiato in meglio la nostra vita. Certo, in qualche caso ciò ha comportato qualche piccola ma irrisoria rinuncia (tipo, per dirne una, la nostra privacy), però ci ha permesso di avere moltissime altre cose, ad esempio programmi che ci permettono di chiamare completamente gratis i nostri cari sparsi in tutto il mondo (o semplicemente che abitano al piano di sotto).

Oggi, in ogni caso, voglio dedicare un post a quelle che sono le ansie dell’uomo moderno, che rappresentano al tempo stesso la conseguenza e la causa della degenerazione della società moderna (ok, ammetto che forse questa ultima frase non aveva molto senso, ma ha donato al tutto quel tocco erudito che non guasta mai).

Mio Dio, quanto odio scrivere le parti introduttive dei post. Io le salto sempre quando devo leggere un post scritto da altri, e spero che voi facciate lo stesso, perché sono noiose e fanno schifo.
Saltatela. Anche se, mi rendo conto, effettivamente è troppo tardi dirvelo ora [ndr].

(Quanto è bello scrivere “ndr”. Non ho la minima idea di cosa significhi, ma mi alletta alquanto.)

Ma adesso dedichiamoci ad una breve lista delle ansie dell’uomo moderno!

1- I VIDEO CHE PARTONO IN AUTOMATICO SU FACEBOOK
Perché io debba essere violentata visivamente vedendo bimbi ciccioni che ballano su musica dubstep, è una domanda a cui non trovo risposta. Lo stesso vale per i video dei gattini che rincorrono laser e quelli dei miei contatti che giocano a guitar hero.
Nello scorrere la bacheca l’uomo moderno, figlio del progresso, appena si accorge che sta per comparire un video, con un’agile mossa collaudata nel tempo skippa il malfidato post e tira un sospiro di sollievo , perché sa che una volta partito il video, che si tratti del meglio de “Il boss delle cerimonie” o di 10 minuti di Magalli che dice “Turbofregna” sarà costretto a guardarlo. Fino alla fine.

2- IL “MI PIACE” CHE SCAPPA DURANTE LO STALKING SELVAGGIO PICCOLE INDAGINI CONOSCITIVE
Peggio del video che parte da solo su facebook c’è solo il “mi piace” messo per sbaglio ad un post, o peggio a una foto profilo o ad una attività di un contatto che stiamo stalkando. E il peggio del peggio è quando non si tratta neppure di una persona che abbiamo tra i nostri contatti.
Il soggetto interessato capirà subito che è stato oggetto di stalking, non potendo spiegare in nessun altro modo un “mi piace”, da parte di un perfetto sconosciuto, messo all’attività “gamba ingessata -24 marzo 2010“. In quel caso per l’uomo moderno che si è fatto scappare il “mi piace” abusivo sono aperte due strade, ancora al centro di un importante dibattito su quale sia la migliore, il suicidio o l’espatrio.

3- LE SPUNTE BLU SU WHATSAPP
Indubbia invenzione del figlio di Satana, non bastava la doppia spunta grigia a indicare a chi di dovere che il messaggio era stato consegnato, no!, si è reputato necessario informare il nostro interlocutore anche del fatto che ci scartavetriamo i coglioni di rispondere nell’immediato a domande di vitale importanza che potrebbero compromettere il nostro futuro come “che fai stasera?” e “ci sei? posso chiederti un favore?”.
Quando l’uomo moderno visualizza l’icona del messaggino di whatsapp, sudando freddo e se (e solo se!) è abbastanza fortunato da possedere e saper usare responsabilmente il menù a tendina, visualizzerà solo la parte iniziale del messaggio e se (e solo se!) il suo istinto gli suggerirà che è innocuo allora sceglierà di leggerlo per intero. Ma è chiaro che l’istinto possa sbagliare, e che dietro un innocente “Ciao, come va? Che mi racconti di bello?” qualche riga più in basso possa nascondersi un “mi vieni a prendere alla stazione? Purtroppo tutti i treni sono bloccati causa tormenta”.

4- I PARENTI CHE TI FOLLOWANO SU INSTAGRAM
Il bello di instagram è che puoi condividere le tue foto con milioni di persone che coltivano i tuoi stessi hashtag.
Il brutto di instagram è che non c’è alcuna autorizzazione per seguire il tuo profilo.
Questo significa che tua zia, tua madre, tua nonna, o anche la zia della madre di tua nonna può improvvisamente seguirti e scoprire che ti fai le canne nei parcheggi deserti dei centri commerciali il sabato sera. O che ti scatti delle foto in bianco e nero che sfidano i pregiudizi del popolo, usando come background i binari del treno e sperando, così, che un talent scout alla ricerca di modelle ribelli ti noti, offrendoti il lavoro della vita (che ingenuità, come se non si sapesse che il lavoro della vita è la fashion blogger!).
Il punto è che queste, lo sappiamo, sono informazioni che non si possono condividere con le persone a cui vogliamo bene, ma solo con perfetti sconosciuti di cui non ce ne frega un beneamato cazzo!
L’uomo moderno, nell’ansia di essere followato dalla zia Geppina di turno, controlla spasmodicamente le notifiche di instagram, sperando di accorgersi del follower indesiderato. Ma sa che la cosa è assai complicata se zia Geppina su Instagram non si chiama “Zia Geppina” ma usa soprannomi alternativi e progressisti come “GEPY_THE _BR@VE”.

5- LO SPOILER INVOLONTARIO SUI MEZZI DI TRASPORTO
In un’epoca come la nostra, dovei telefilm sono il pane quotidiano per sopravvivere alla vita ingrata che ci è capitata e alla gente di merda che la riempie, subire lo spoiler della serie che stiamo seguendo, da persone sconosciute che sono sedute a pochi metri da noi su un mezzo pubblico, potrebbe generare conseguenze davvero nefaste. Se ciò dovesse mai accadere, l’uomo moderno sa che vedrà in pochi secondi andare in frantumi gli sforzi di svariate serate fatte di tè earl grey ed interminabili attese per caricare il maledetto e lentissimo sito di streaming. L’uomo moderno, appena ha il sentore che questa circostanza si stia per verificare e nota nelle sue vicinanze due o più persone che stanno parlando ad alta voce dell’ultimo telefilm che sta seguendo, ha numerose soluzioni da poter mettere in pratica per non farsi rovinare la vita.
Quella inglese: con un very british plomb sfodera un paio di cuffione e le attacca al cellulare o all’mp3 alzando il volume fino a isolarsi dal mondo circostante e farsi gentilmente sanguinare le orecchie.
Quella sportiva: con un agile balzo scatta dalla sua postazione e si prepara a correre il più lontano possibile, lasciando tutti i suoi averi ancora sul sediolino alla mercé degli ignari passeggeri.
Quella tarzan: con un urlo sovrumano tenta, riuscendoci, di coprire le parole dei passeggeri spoiler. Certo c’è la possibilità che qualcuno lo inviti a calmarsi, ad abbandonare il treno, a ricoverarsi….ma ne sarà comunque valsa la pena, oh si.

6- IL LASSO DI TEMPO INFINITO CHE CI METTE LA TV PER PASSARE DA UN CANALE ALL’ALTRO
Quando ero piccola, che io ricordi, la TV non ci metteva così tanto per cambiare canale. Anzi ci metteva un attimo.
Non so se ci avete fatto caso, ma da qualche anno, quando con il telecomando si digita un canale o semplicemente si va avanti con lo zapping passano dei secondi interminabili in cui lo schermo resta nero prima che il canale si cambi definitivamente. Il che diventa un problema ancora più grande quando stai seguendo un film e cambi canale per sbaglio: non è necessario aspettare un’era interminabile perché il canale è cambiato, ma il tempo d’attesa raddoppia, perché devi tornare un canale indietro.
Questa è una delle più grosse piaghe del progresso.
E lo stesso vale quando si accende la TV. Interminabili momenti di buio in cui si sentono solo voci. Voci a cui non si può dare un volto. E si cade in un vortice di sconforto e disagio. L’uomo moderno, nell’attesa infinita che il suo televisore dia segni di vita, è costretto ad inventarsi un passatempo, come contare le mattonelle della cucina o scrivere un saggio breve sulla società preindustriale. O può dedicarsi ad altre amene attività come confutare la teoria della relatività, o elaborare strategie per fermare il fenomeno del risvoltino ai pantaloni

7- LA CANZONE DI MERDA
L’ultima ansia dell’elenco è senz’altro quella di non riuscire a trovare, durante un viaggio in treno o in metro o durante un tragitto percorso a piedi, la canzone giusta da ascoltare. Scorrendo la sua playlist e cambiando spasmodicamente canzone quasi prima che sia effettivamente iniziata, perché reputata poco adatta alla situazione o all’umore del momento, l’uomo moderno è preso da un mix di emozioni, ma quella più aberrante è sicuramente il disconoscimento del sé, in quanto non capisce come ha fatto ad inserire delle canzoni così brutte, patetiche e scontate all’interno delle sue stesse preferenze musicali per cui vive un alienazione dalla sua persona e resta un’identità senza forma e definizione vagante nell’universo.
A volte si possono passare interi viaggi a skippare canzoni senza mai trovare quella che si ha voglia di ascoltare, con la sensazione di esse lasciati soli, incompresi persino dal nostro mp3 che si comporta come se non ci avesse mai conosciuto veramente!


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