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Idelfonso Nieri, Ho detto: doman vedrem chi èglie

Da Paolorossi

Èglie, per chi non lo sapesse, vuol dire: è. E questo è un motto usato al mio paese, benché a a poco poco venga perdendo voga; e rappresenta la cocciutaggine che non conosce ragione, e il me ne infischio di chi ha sposato una massima e opera e va avanti diritto per la sua strada a ogni costo, nè gli preme un corno dell’ultima riuscita, quand’anche ci avesse a rimettere il nodo del collo, ma la vuol di lì; e nacque da questo fatto.

Lucca - Borgo Giannotti - Agricoltori vendono i propri prodotti - Foto tratta da

Lucca – Borgo Giannotti – Agricoltori vendono i propri prodotti – Foto tratta da “Come eravamo-Lucca” – Ed. Il Tirreno

Drea aveva un orto accanto casa, e lo custodiva da sè puntualmente e bene. Certi giovanastri, che è che non è, gli facevano quare me ripulisti di quello che ci aveva, come a dire cipolle, cavoli, insalata. Una mattina trovò che gli avevano fatto piazza pulita d’un bel solco di sedani che dicevano mangiami mangiami. Diventò nero come il babao; soffiava come un toro!

«Giurammio e non sagrato! di qui avanti, quando ci ho qualcosa a tiro, ci faccio la pòsta collo stioppo, e se ce l’ausco, gli tiro come tira ‘n un ciocco, fusse anco Napoleone!»

Due suoi nepoti con tre o quattro altri figli di bone mamme si messere d’accordo; fecero un uomo di paglia, e là fra le undici e la mezzanotte, due di loro trattennero Drea in cucina a discorrere de’ tempi di Leopoldo, e gli altri intanto giù nell’orto accomodano quell’uomo in una porca giù chinato come se svolgesse le cipolle. Avevano scelto apposta una serata di lume di luna. Quando fu tutto all’ordine, fanno il segnale stabilito; e uno di quelli che erano su in cucina, dice:

«Mi pare, o sento rumore giù nell’orto?»

Dice Drea:

«Mi pare anco a me; lasciami un po’ vedere; se c’è, l’aggiusto io!»

E piano piano a burlume si fa alla finestra, e ti scorge quell’omo giù chinato. Non fa mica tanti discorsi; da un vetro rotto spiana lo schioppo e gonfia! e quello giù a gamb’all’aria.

«L’hai uta!? tornaci a rirubbammi le cipolle!»
«Dio! zio, che avete fatto!? l’avete ammazzato!»
«Me le rubbava le cipolle?!»
«Ma almeno andiamo a veder chi è; se ci si potesse far qualcosa?»
«Doman vedrem chi èglie!»
«Ma scendiamo, se ci fosse da chiamare il dottore!»
«Ho detto: doman vedremo chi èglie»
«Ma potrebbe essere qualcheduno dei nostri!»
«Ho detto: doman vedrem chi èglie!»

E non si mosse, e andò a letto tranquillo e lillare come se avesse preso un’indulgenza, e diceva:

«Doman vedrem chi èglie!»

Così era Drea: cocciuto come un mulo, e bisognava pigliarlo così, perchè tanto non si piegava davanti a nessuno. Un giorno là di Marzo, che era nel luogo a potare, venne uno a dirgli da parte del padrone:

«Ha detto il signor Federigo che oggi in giornata capitiate in su, chè vi vuol vedere».
«Oggi poto!»
«Allora andateci domani».
«Doman poto!»
«Allora andateci doman l’altro».
«E doman l’altro me la strafómbolo»

E seguitò a potare come se non dicessero a lui. E poi volete vedere che omo era? Una domenica di Quaresima era in chiesa alla predica proprio di faccia al pulpito e stava tutto attento, ma colla testa piegata sul petto, e via via la dondolava avanti e indietro come per approvare dentro di sè quello che il predicatore diceva. Al predicatore invece gli parve che quell’uomo dormisse, e (poca prudenza!) tutto a un tratto lasciò in tronco il discorso e cominciò a dire che alla parola di Dio bisognava starci attenti, e chi aveva sonno restasse a casa e non facesse «come quell’uomo laggiù, il primo della panca tale, che dormiva!»

Drea che era tutto orecchi, a sentirsi accennare così preciso, alzò il capo e a ghigna tosta disse bello forte:

«Dormo i corbelli!»

Ma lui lo disse a parole chiare e a sillabe spiccate! Risero anche la pilette dell’acqua santa!

A me come a me, del resto, di Drea mi par bella una parola che disse una volta discorrendo col Rettore vecchio di San Gemignano, che da un cipresso a un pioppo era della stessa età. A Drea parlando non so di che gli venne detto:

«Eh bel mi’ Signor Rettore, s’invecchia a tutt’andare».
«E a che ve ne accorgete? A me mi pare d’esser sempre quello di vent’anni fa!»
«Anco a me, alle gambe, mi pare; ma s’invecchia! E lo sa a che me ne accorgo? me ne accorgo a questo, che quelli che eran vecchi, quando ero ragazzo io, dicevan male di noi giovanotti, e anch’io ho cominciato a dir male della gioventù che usa oggigiorno!»

 

( Idelfonso Nieri, Ho detto: doman vedrem chi èglie, racconto tratto da “Cento racconti popolari lucchesi”, 1908 )

 


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