Alcuni ricercatori hanno identificato un nuovo tipo di cancro alla prostata che interessa circa il 15% dei pazienti. Questo tipo di tumore si svilupperebbe a causa delle mutazioni di un gene, chiamato SPOP, le quali determinano un accumulo di proteine tale da poter scatenare una crescita tumorale. Grazie a questa scoperta si inizia ad ipotizzare che il cancro alla prostata non sia una malattia, ma un insieme di sottotipi molecolari ben definiti e simili a quelli presenti nel tumore al seno ed al polmone.
Circa la metà dei tumori alla prostata sono caratterizzati dalla presenza dei cosiddetti geni di fusione ETS. Un gene di fusione si verifica quando due geni, situati in diverse parti del genoma, si uniscono generando qualcosa di diverso. Il nuovo sottotipo di cancro alla prostata appena scoperto, invece, è determinato da due fattori: la presenza di una mutazione nel gene SPOP e la perdita di DNA da parte di un altro gene. Queste alterazioni danno vita ad una serie di eventi che rendono questi tumori distinguibili dagli altri tipi di cancro alla prostata visto che interessano due classi molecolari diverse.
Il gene SPOP appartiene ad una famiglia il cui compito è quello di regolamentare la produzione e lo smaltimento delle proteine. I ricercatori hanno scoperto che le mutazioni si verificano quando la proteina SPOP si lega ad altre proteine comportando un accumulo di queste ultime tale da poter determinare la crescita di un cancro o la rimozione delle proteine in grado di prevenire la crescita incontrollata delle cellule.
Sapere cosa queste mutazioni significano fornisce alla ricerca nuovi indizi grazie ai quali poter meglio comprendere il comportamento del cancro ed individuare terapie più efficaci.
Già ora, infatti, si prevede che entro un anno sarà possibile utilizzare un test di screening grazie al quale individuare questo sottotipo di cancro alla prostata, per poi sottoporlo ad un trattamento sviluppato appositamente per la cura di questa nuova categoria di tumore.