Oscar Wilde
Un imperativo chiaro: “Voglio la mamma!” E la divisione dei compiti si scambia: al papà la cena e alla mamma il cambio della bimba. E Bibi attraversa trionfante la stanza per mano alla mamma. Incrocia lo sguardo del papà e gli dice, con voce calma, serena:”Babbo, io volevo la mamma!”
Come dire: non ho niente contro di te, non devi restarci male, in questo momento semplicemente avevo bisogno di questo e… Sono felice, orgogliosa per esserci riuscita.
Una scena che si ripete tante volte, non sempre a lieto fine. Una scena che mi ha messo davanti una cosa semplice quanto per me sconvolgente.
Una bimba piccola molto spesso sa cosa vuole e sa chiederla. Senza mezze misure, senza perfavore e senza grazie molto spesso, ma sa chiederla. E, soprattutto, non lo fa per ferire nè per compiacere.
Dice la sua verità, manifesta un suo desiderio in un modo immediato e naturale, forte e urgente, non mediato e non educato- anche.
Mi chiedo quando è che alcuni di noi, io almeno, cominciano a perderlo. E come e perché. Mi chiedo per mia figlia se posso insegnarle -magari insieme ad un po di mediazione e di misura- come non perdere questa capacità.
La capacita di sentire cosa vuole e la capacità e la forza di chiederla. E pretenderla anche. Serve misura certo e accettazione del rifiuto anche, non me lo dimentico e cerco di allenare queste doti, anzi, si allenano da sole perché e’ ovvio che di frustrazioni già a due anni se ne vivono tante e quotidiane.
Però… la forza di dire no. La forza di dire io voglio. La forza di battere i pugni in terra e lottare come si può per quello che si ritiene giusto… Tutto questo non dovrò insegnarglielo, lo sa già fare e bene direi!
Devo solo cercare di non distruggerlo di non separare ciò che nasce unito, la persona e i suoi sogni i suoi desideri e sentimenti.
Per questo non userò le frasi che secondo me distruggono questa unità. Non dirò mai sei troppo impulsiva o troppo intelligente. Sei poco paziente sei poco precisa. Critichi troppo parli troppo studi troppo giochi troppo.
Vorrei imparare le parole dell’unione, anche dell’unione tra me e lei, e dimenticare quelle della separazione e del giudizio. Vorrei imparare le parole dell’accompagnare e dimenticare quelle dell’insegnare. Vorrei scoprire insieme la saggezza e la misura e non pretendere di insegnartele. Che vorrebbe anche dire che io le ho e tu no, mentre vedo che spesso è vero il contrario. Socrate diceva conosci te stesso e non voglio essere io a smentirlo e contraddirlo cercando di dirti come dovresti o non dovresti essere. Conosci te stessa, continua l’esplorazione dei mondi e dell’essere.
D’altra parte, dopo l’Io il SuperIo, hai scopertoda sola e mi hai svelato le meraviglie dell’Io pagliaccio e dell’Io dinosauro, non credo proprio che sarei mai riuscita ad insegnartele!