“L’articolo 49 della Costituzione italiana dice testualmente: Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale, pochi sanno che i partiti politici non hanno disciplina sociale e dunque sono finanziati da fondi pubblici”. Questo l’incipit del programma quotidiano ” Le storie – diario italiano” condotto da Corrado Augias su Rai3.
Ebbene i partiti non rispondono alla legge. Da anni ormai le persone che siedono in Parlamento sono sempre le stesse, alcuni di essi sono condannati, prescritti, indagati, imputati e rinviati a giudizio, e a tutte queste persone noi paghiamo lo stipendio! “E’ una questione morale, tra la commistione con i partiti e la vita pubblica, una sovrapposizione delle funzioni politiche tra Stato e politica” afferma l’ospite in studio Elio Veltri, autore del libro “I soldi dei partiti”. La storia dei finanziamenti dalla loro introduzione, nel 1974, alla progressiva degenerazione, fino ai giorni nostri dove si è arrivati alla legge vergognosa tutt’ora vigente che i segretari dei partiti nominano i deputati è cosa risaputa. Una vera, ignobile occupazione dello Stato da parte della politica.
E i soldi che prendono i partiti si sono gonfiati a dismisura negli ultimi anni, aumentando del 1000%, nonostante nel 1993, avessimo approvato un referendum abrogativo proposto dai Radicali. Subito dopo il referendum, è stata approvata una legge che concedeva ai partiti politici un “contributo per le spese elettorali”. Il finanziamento pubblico ai partiti in Italia, cambiava nome e diveniva “rimborso delle spese elettorali”. Un escamotage per aggirare il referendum e la tagliola della Corte Costituzionale. E oggi è il più elevato del mondo: 200 milioni di euro all’anno, con il minore controllo in assoluto. I soldi dei rimborsi, che per legge devono andare ai partiti, possono così essere riscossi da associazioni costituite da poche persone in nome del partito o dirottati altrove senza che nessuno abbia qualcosa da eccepire.
Se voglaimo riportare la moralità all’interno della nostra politica dobbiamo aver chiaro tutta una serie di aspetti e considerazioni da valutare attentamente, la cui trattazione potrebbe arrivare a svelare quei retroscena alla base della costituzione di uno strapotere illegittimo da parte dei partiti politici italiani di questi ultimi anni. L’aggiramento di un esito referendario è la prima illegalità che si possa compiere in una democrazia. Per essere “rimborsi elettorali”, quelli definiti dall’attuale quadro legislativo dovrebbero essere fondi di ristoro a fronte di documentate spese sostenute dai partiti per ogni campagna elettorale, non altro. Quello invece che è avvenuto è un vero e proprio finanziamento pubblico camuffato, configurabile in pieno col reato di truffa.
La degenerazione del Parlamento parte proprio dai rimborsi elettorali, il rigore è diminuito come la militanza, sono divenuti una vera oligarchia o partiti personali. Quello che sta emergendo può essere solo la punta di un iceberg, composto in realtà da un insieme di attività illecite, fondi neri, capitali trafugati, investiti o riciclati in maniera illegale o incontrollata. Eppure la politica dovrebbe essere un’attività indispensabile alla collettività. Ma non è tutto, perfino i partiti defunti continuano a percepire finanziamenti e questo ricorda il meccanismo del testatico, un’imposta pubblica gravante sulle persone facenti parte di una comunità, feudo o regno. Una tassa che veniva percepita sulla base della testa, appunto, in poche parole ogni testa era sottoposta ad essa, il feudatario riceveva denaro fino al nuovo censimento, anche se il numero delle “teste” era morto. Insomma nulla è cambiato.
E in questo humus, s
provvisto di trasparenza, nascono e crescono la corruzione e l’illegalità. Un cancro che sopravvive ad ogni stagione politica. Le ideologie sono crollate e non sono state sostituite da ideali.Il ritornello che tutti dicono è quello della necessità di cambiare la legge elettorale, ma non ho ancora sentito nessuno dire che bisogna cambiare la legge sui rimborsi elettorali. Per forza: i partiti politici incasserebbero meno soldi ed è anche per questo che i membri del Parlamento non li scelgono i cittadini ma le segreterie dei partiti politici: gli spiriti liberi non hanno più diritto di cittadinanza nei palazzi romani. I signori della Casta non si accorgono di avere esagerato e quello che gli si chiede ora è proprio un ritorno alla dignità, attraverso proposte concrete: regole chiare e non modificabili a seconda delle convenienze, per dare risposte alla rabbia dei cittadini che ormai riconoscono nei partiti oligarchie e clan familiari, in cui omertà, familismo amorale e fedeltà hanno sostituito la militanza, il rigore morale e l’impegno serio, per il bene comune.
Una legge che dica chiaro e tondo, che l’attività dei partiti politici non è finanziata dalle casse pubbliche. I cittadini per ritornare ad avere fuducia nella politica chiedono una radicale riforma dei partiti e chissà se questo nuovo governo avrà la forza per rispondere veramente alle richieste dal basso?