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Ignazio Marino, Guido Improta e i trasporti. Cose (non)fatte e cose da fare

Creato il 30 settembre 2013 da Romafaschifo
Ignazio Marino, Guido Improta e i trasporti. Cose (non)fatte e cose da fare Pochi mesi dal suo insediamento ed  una estate di mezzo: forse terribilmente presto per fare bilanci, ma sicuramente  tempo sufficiente per intuire  l'impostazione, l'idea sul Trasporto Pubblico Locale del nuovo inquilino del Campidoglio.
Molto poco, quasi nulla, è stato detto in campagna elettorale. Tanto che, nonostante lo zero assoluto di Alemanno in ambito di mobilità (solo 350 metri di prolungamento del capolinea del Tram 8 a Piazza Venezia e le inaugurazioni, peraltro flop e con milioni di problemi e polemiche, delle nuove stazioni della B1) avevamo guardato con sufficienza , non sentendoci rassicurati da quanto scritto (o meglio dire non scritto), tutti i programmi dei candidati a sindaco di Roma, Marino compreso.

La verità è una: non abbiamo ancora capito granchè. Ed insieme a noi, escludendo dunque  un rincretinimento collettivo post-vacanziero, pare non abbiano capito nulla tutti i  Comitati di Pendolari, da MetroxRoma, a  quelli della Roma-Lido, della Roma-Nord, della Temini- Giardinetti, dei Tram e dei Bus, degli utilizzatori delle FL regionali, di tutti quegli eroi, insomma, che silenziosamente, ogni giorno, trattati peraltro come animali, si armano di buona pazienza e di tanto coraggio e  si lanciano nell’odissea quotidiana dei mezzi pubblici romani. Persone, anzi EROI, a cui devono essere date risposte certe ed immediate.
Marino ha iniziato bene due cose:

A)  Pedonalizzazione dei Fori: Operazione portata a termine con caparbietà, con il piglio risoluto  di un padre di famiglia più che di un sindaco, che spiega ai propri  figli le ragioni di una scelta obbligata, certo anche di immagine, che potrebbe rappresentare davvero la pietra di volta di un nuovo modo di pensare e di vivere la città, ancora oggi oppressa dal traffico e dalla doppia fila.
B)  Nuovo rapporto con le aziende costruttrici della Metro: la linea dura, il baccio di ferro a noi è molto piaciuto.  Non un capriccio quello di Marino, ma un tentativo di riazzerare tutto, basando su nuovi principi, regole certe e cronoprogrammi reali, il rapporto con chi è impegnato a realizzare la terza, indispensabile,  linea della Capitale. Tutto questo nel primario e sacro interesse dei cittadini di Roma.
Sull'onda dell'entusiasmo dell’operazione Fori, i proclami successivi lanciati da Marino sono stati rivolti verso la pedonalizzazione del Tridente  Mediceo, di Piazza di Spagna  e sulla necessità di creare aree pedonali anche nelle periferie. Sulla mobilità complessiva  però, il nulla assoluto. Anzi una prima, grave, sbavatura, conseguenza della pedonalizzazione dei Fori, è stata rappresentata dalla chiusura "provvisoria" del Tram 3.
Per fare le pedonalizzazioni  purtroppo non servono solo le biciclette, ne tanto meno risolvono il problema i minibus elettrici, servono infrastrutture che siano incisive e di massa. Servono le metro, servono i tram (linee nuove e non finte tranvie su quei soliti 40 km), servono vigili che facciano il proprio lavoro ad oltranza, serve una riorganizzazione  della mobilita tout cour. Non basta liberare una strada e cambiare la segnaletica. Serve un lavoro costante, armonico, coordinato in una città che, a confronto con le altre capitali europee, sembra esser rimasta a 50 anni fa. Pertanto quello che chiediamo a Marino, che forse, da medico, confonde  l’acronimo italico TPL, trasporto pubblico locale nell’omonimo anglofono Today's Patient List, di comunicare, di articolare, insieme al suo assessore al ramo, una volta per tutte ed in modo chiaro, la sua idea di Trasporto Pubblico.

Marino deve dire ai Romani cosa ha intenzione di fare:  deve spiegare perchè con il collega Zingaretti, peraltro di medesima bandiera, non si è ancora adoperato per il passaggio di proprietà delle concesse dalla Regione al Comune, da tutti indicato come fondamentale ostacolo per una loro trasformazione in metro (Lido e Nord) ed in moderno tram (Roma-Giardinetti).  Marino deve dire cosa vuole realmente fare con la C: la vuole portare fino a Clodio o vuole che la stessa rappresenti davvero un’incompiuta, un enorme sperpero di danaro pubblico, lasciandola monca, languente in centro, con  collasso garantito del nodo di San Giovanni e di tutta la Linea A? Marino deve dire cosa vuole fare delle Ferrovie Locali, rimaste nel limbo di treni potenzialmente urbani ma che fanno letteralmente schifo. Vuole, insieme al collega Zingaretti, imporsi con forza, con le Ferrovie dello Stato Italiane oppure vuole aprire ai privati? Marino vuole costringere le FS a fare la propria parte per ristrutturare stazioni,  realizzare i nodi  di scambio, uno su tutte quello del Pigneto, la cui stazione metro è pronta da un pò mentre quella ferroviaria non ha nemmeno visto la posa della prima pietra? Con l’anello ferroviario, il neo Sindaco di Roma, cosa ha intenzione di fare? Lo chiudiamo o no? E con i prolungamenti della B e della B1? E con la linea D? Linee, lo ricordiamo anche al sindaco, che sono state incluse nell’ultimo piano regolatore e che hanno anche determinato scelte abitative, con relativo acquisto di immobili, di migliaia di famiglie.  Ottimizzare ok. Ma noi chiediamo uno sforzo senza pari: vogliamo un Sindaco capace di portare a casa cose importanti e di progettarne di nuove , in modo che chi venga dopo di lui possa proseguire nel lavoro di modernizzazione infrastrutturale di una città, lo ricordiamo, il cui 67% dei propri cittadini vorrebbe abbandonare, che ha solo 41,5 Km di metro ed altri 40 potenziali (Lido e Nord) che stanno li fermi da tempo immemore; i cui abitanti, come risulta dalla recentissima indagine Eures, concentrerebbero gli investimenti nel trasporto pubblico su ferro (29% delle citazioni), nei parcheggi pubblici (20,8%) e nel trasporto su gomma (20,6%). Non a caso, tra gli investimenti realizzati negli ultimi 15 anni a Roma in materia di mobilità, il più apprezzato risulta proprio la costruzione della nuova linea metropolitana B1 (43,4% delle citazioni, che salgono al 59% tra i giovani)". Continuità, programmazione, scelte oculate ma anche dolorose. Com’è possibile che Atac faccia ancora entrare chiunque lo voglia gratis? Com’è possibile che si consenta ai vandali l’accesso, peraltro pericolosissimo, al deposito dei treni della Linea B di Magliana, che poi in termini di revamping costa decine di milioni di euro?  Mancano soldi? Serve una seria lotta all’evasione ed agli sprechi ma serve  anche un sindaco ambasciatore di Roma che si rivolga a privati “esteri”, e non ai soliti palazzinari, come hanno fatto a Londra con l’Emirates Cable Car, interamente pagata dai privati. E perché tram e bus viaggiano ancora in modalità promiscua con il traffico privato, bloccandosi se quest'ultimo si blocca? Non ci sono soldi neppure per un ampio programma di corsie preferenziali? E il car-sharing? E le ciclabili (quelle leggere costano zero e possono essere realizzate per centinaia di chilometri)? E il bike-sharing? Noi, Ignazio Marino, adesso più che un cambio di passo vogliamo proprio che ci si metta a correre. Vogliamo la normalità. Pretendiamo che i nostri figli, come quelli di una famiglia parigina  o londinese, abbiano gli stessi diritti ad una mobilità sostenibile, sicura, integrata ed europea. Quindi ci mostri, e presto, non  un’idea, una visione ma il suo  Piano Armonico sulla Mobilità. Roma  non può più attendere. Perluigi Meduri

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